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Zurigo inaugura il primo ‘sex drive in’ in Svizzera

Con i "box del sesso" in periferia Zurigo vuol far sparire le prostitute dai marciapiedi del centro cittadino Keystone

Il cuore economico elvetico vuole bandire la prostituzione di strada dalla città. Il 26 agosto, sono stati aperti i ‘garage del sesso’, strutture che non hanno uguali in Svizzera e che prendono spunto da progetti analoghi in Germania e Olanda.

A Zurigo, ci sono Les filles du Limmatquai, quelle della canzone di Stefan Eicher che il cantautore elvetico invita a “guardare ma non toccare” e le ragazze del Sihlquai, dove alcuni non fanno altro che guardare… È ai lati di quella strada che finora le prostitute attendevano i loro clienti.

L’immagine delle lucciole, vestite di niente e spesso tristi non lascia certo indifferenti. Soprattutto gli abitanti della zona del Sihlquai sopportano da tempo i rumori molesti notturni e i rifiuti di ogni genere lasciati sulla strada. Ma anche per le prostitute la situazione è diventata sempre più insopportabile a causa dei gravi abusi subiti dai magnaccia.

Così adesso Zurigo ha aperto in periferia, nel quartiere di Altstetten, una struttura riservata esclusivamente alle prostitute e ai loro clienti. Finalmente, il municipio ha scritto la parola fine a un capitolo di storia cittadina fatto di convivenza impossibile e violenza. Il ‘sex drive in’, come viene già definito visto che è riservato ai soli automobilisti, permette alle 40-60 prostitute di svolgere la loro attività in maniera più dignitosa e sicura nei sei garage del sesso a loro disposizione.

La realizzazione dell’area per lucciole a Zurigo prende spunto da un progetto analogo a Colonia. La metropoli tedesca, che conta più di un milione di abitanti, era confrontata con un fenomeno molto simile a quello zurighese: rumori molesti, prepotenze di vario tipo, abitanti esasperati. Nel 2001, la città sul Reno ha aperto a circa 14 chilometri dal centro e in una zona industriale una struttura riservata alla prostituzione: la ‘Geestemünder Strasse’, dal nome della strada in cui si trova.

Con questa iniziativa, Colonia ha imboccato una strada inesplorata in Germania, ma non in Europa. Infatti, a Utrecht, in Olanda, c’era già una zona per sole lucciole. La città di Essen, nella regione della Ruhr, ha seguito le orme di Colonia, così come altre città, tuttavia con fortune alterne. Per esempio, Dortmund, Amsterdam e Rotterdam hanno chiuso tali strutture.

“Il controllo è la condicio sine qua non. Se le responsabilità non sono chiare da subito e il controllo è insufficiente, i magnaccia si impossessano molto in fretta del posto”, spiega Michael Herzig, il responsabile del progetto zurighese, che a più riprese si è recato a Colonia.

La città di Colonia ha aperto una zona riservata alla prostituzione, denominata Geestemünder Strasse, nell’ottobre 2001. Le autorità descrivono così l’esperienza:

– la prostituzione di strada è scomparsa dal centro. È ancora presente nei quartieri a sud, punti “caldi” della città;

dalla sua apertura, nel parco non si sono registrate aggressioni violente. La polizia controlla in maniera puntuale, soprattutto per evitare lo spaccio di droga e la presenza dei magnaccia;

– il fatto che le istituzioni si occupino della loro protezione ha modificato il rapporto tra le prostitute e le autorità; è stato possibile integrarle in programmi di sostegno e di prevenzione contro le malattie sessualmente trasmissibili;

– lo stato di salute generale delle prostitute è migliorato e i loro introiti sono aumentati.

La regolamentazione della prostituzione ha dei limiti:

– alcune preferiscono l’anonimato alla protezione in un posto chiuso. La concorrenza tra prostitute in una zona limitata può essere vissuta come uno svantaggio;

– resta l’annoso problema della definizione delle categorie di persone che possono accedere alla Geestemünder Strasse. Per il momento, Colonia ha deciso di riservare il parco agli autoctoni o agli immigrati di lunga data.

Sicurezza non assoluta

“Si possono controllare molte cose, ma non tutte. Dobbiamo spiegare alle donne, di tutti i ceti sociali, ma soprattutto di quelli bassi, che non godono di una sicurezza assoluta nei box”, ci dice Sabine Reichert, del servizio sociale delle donne cattoliche (SkF) di Colonia, organizzazione che si occupa dei meno abbienti.

Anche l’attività sociale si deve adeguare alla situazione. “Molte donne bevono o assumono droghe per sopportare la loro situazione”, spiega Sabine Reichert. “Altre soffrono di qualche psicosi. Altre ancora hanno una vita apparentemente normale: nel tardo pomeriggio vanno a prendere i figli a scuola… Da una parte ci sono le prostitute che hanno bisogno di una stanza mobiliata per svolgere la loro attività, dall’altra quelle che preferiscono la libertà concessa loro dalla ‘Geestemünder Strasse’. Queste ultime non devono pagare l’affitto né piegarsi agli ordini del proprietario di un postribolo… La stessa cosa vale per i clienti. C’è chi cerca un certo tipo di ambiente. Ad altri va bene la macchina”.

Collaborazione interdisciplinare

Per Sabine Reichert, a garantire il successo, più del controllo è la collaborazione tra i diversi partecipanti; dai responsabili della repressione, alle strutture d’aiuto, per finire all’assistenza medica. Da questo punto di vista, Zurigo può basarsi sull’esperienza acquisita con la chiusura della scena aperta della droga e che per i vari promotori è un atout del progetto dei “sex box”.

L’assistente sociale di Colonia sostiene che è importante non perdere di vista l’obiettivo. “È necessario intervenire se uno spacciatore entra nell’area presentandosi come un cliente?”, si chiede Sabine Reichert. “Non è possibile impedirlo. Nella struttura ci sarà sempre della droga. D’altro canto, però, se un gruppo di spacciatori dovesse stabilirsi nella zona, allora si dovrà chiedere l’immediato intervento della polizia”.

A Zurigo si calcola che, su un totale di 1’200 prostitute registrate, un centinaio lavorino in strada.

Dal 2007, il numero di casi denunciati all’anno per l’esercizio illegale della prostituzione ha segnato la seguente evoluzione:

2007: 403

2008: 263

2009: 368

2010: 755

2011: 602

2012: 540

(Fonte: rapporto annuale della polizia comunale)

Teli pezzati

Eccezion fatta per gli orari di apertura (dalle 12 alle 2 a Colonia, dalle 19 alle 5 a Zurigo), il nuovo “drive in” svizzero funziona più o meno come quello tedesco. Un circuito conduce i clienti in vettura ad alcune panchine coperte da una tettoia dove ci sono le lucciole.

A Colonia, se non fosse per i teli pieni di pezze, testimoni dei tentativi dei curiosi di sbirciare ciò che avviene all’interno del parco, si sarebbe tentati a credere di essere in un bosco “normale”. I “box del sesso” sono stati allestiti in un garage in disuso. I servizi igienici sono in uno stato pietoso. “Dopo aver subito vari furti, abbiamo rinunciato a rimettere sistematicamente il materiale”, sospira Sabine Reichert.

A Zurigo tutto è, evidentemente, nuovo. Anche i cestini dei rifiuti. I “garage”, dove i clienti parcheggiano le vetture, sono rischiarati da luci al neon. La vegetazione è ancora piuttosto rada. “Se mi si taccia di perfezionismo perché voglio tentare di creare per le prostitute un ambiente di lavoro accogliente, allora la definizione ‘perfezionista’ mi si addice”, dice Michael Herzig.

Gli assistenti sociali, sul posto tutti i giorni, sono le pietre angolari delle due strutture. A Zurigo, Ursula Kocher e il Servizio comunale d’aiuto e di consulenza Flora Dora si sono sistemati in alcuni container ristrutturati. Al loro interno, le prostitute possono cambiarsi, farsi la doccia, riposare, chiedere un parere o prepararsi qualcosa da mangiare grazie all’angolo cucina. Flora Dora propone anche dei corsi di autodifesa. Le donne hanno inoltre la possibilità di farsi visitare settimanalmente da un medico.

I clienti gradiranno il cambiamento?

Ursula Kocher ha piena fiducia nel progetto zurighese. “Buona parte delle prostitute si trasferiranno qui”, sostiene l’assistente sociale. “Da tempo discutiamo con loro dell’apertura dei ‘sex box’. Le professioniste del sesso non vogliono avere problemi con la legge. E qui hanno diversi vantaggi”.

A Colonia, il trasloco è riuscito, anche se la distanza tra la vecchia zona e quella nuova era maggiore che a Zurigo. All’inizio, qualche habitué si è lamentato del lungo tragitto da percorrere, tuttavia i clienti non sono mai mancati.

La città di Zurigo si è preparata ad ogni evenienza: un gruppo di accompagnamento ascolterà le eventuali lagnanze dei residenti della zona; la zona è indicata da cartelli con il disegno di un ombrello rosso, pittogramma ampiamente conosciuto in Europa orientale e che contrassegna le zone riservate alla prostituzione. D’altra parte, il 24 agosto, la popolazione ha avuto la possibilità di visitare la struttura in occasione della giornata delle porte aperte. “Non vogliamo nascondere nulla. La gente ha il diritto di vedere com’è questo posto”, sottolinea Martin Waser, membro dell’esecutivo cittadino e responsabile del dossier.

Intanto ci si interroga su come i ‘garage del sesso’ saranno accolti dai clienti. A Colonia, questi ultimi hanno gradito. Ma perché limitare l’accesso alla zona ai soli automobilisti? “Sono il nostro primo obiettivo poiché vogliamo liberare il Sihlquai dalla prostituzione. Gli altri clienti possono andare nei locali a luci rosse o nei bar specializzati”, risponde Michael Herzig.

In Svizzera, la prostituzione è legale. Il suo esercizio è considerato una forma di attività economica e come tale i proventi di tale attività sono soggetti a imposizione fiscale. Il settore è regolamentato a livello cantonale. Diversi cantoni hanno emanato leggi specifiche in materia, come Ticino, Ginevra, Vaud, Friburgo.

A Zurigo, l’apertura di un “parco del sesso” fa parte di una strategia globale della città per lottare contro la prostituzione illegale. Gli elementi principali sono:

– il numero delle strade dove è tollerata la presenza delle professioniste del sesso è stato drasticamente ridotto;

– dal 2012, le autorità hanno la possibilità di multare i clienti delle prostitute che svolgono in zone proibite la loro attività;

– dal 1° gennaio 2013 è necessaria un’autorizzazione per esercitare il mestiere per strada o nei parchi. Condizioni, aver compiuto 18 anni e avere un certificato d’assicurazione malattia. Inoltre, è obbligatorio l’acquisto di un biglietto del costo di 5 franchi – rilasciato da un distributore automatico – che dà il diritto di usufruire di alcuni servizi e di lavorare in un ambiente più sicuro;

– i postriboli avranno l’ obbligo d’autorizzazione entro il gennaio 2014;

– la creazione di una commissione formata di 15 persone (amministrazione della città e del cantone, ONG, postriboli e associazioni di quartiere) con il compito di consigliare l’esecutivo.

(traduzione dal francese: Luca Beti)

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