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Un sentiero delle emozioni tra i fiori di Bach

Una goccina di rosa canina per ritrovare la fiducia in sé stessi. imagepoint

Conosciuti per le loro virtù terapeutiche, i fiori di Bach sono sempre più utilizzati per combattere gli stati di ansia e di stress. Un percorso didattico a Yvonand, sul lago di Neuchâtel, ci porta alla scoperta di questi intriganti elisir.

C’è un rimedio per la tristezza, uno per la paura e un altro per l’apatia. Goccine dal sapore di brandy dietro alle quali si nasconde una pianta, o per meglio dire un fiore. Scoperti negli anni Trenta in Gran Bretagna, i fiori di Bach sono ormai utilizzati in tutto il mondo per far fronte a quegli sbalzi emotivi che spesso ci lasciano disorientati, confusi.

In pochi però sanno cosa si cela dentro a queste boccette. Che colore ha l’agrimonia? E la clematide bianca? Quando fiorisce il noce? È proprio per colmare queste lacune e riavvicinare la gente alla natura che tre donne carismatiche danno vita a un percorso didattico dedicato ai fiori di Bach. Tra le viuzze di Yvonand, una cittadina sul lago di Neuchâtel, sono reperibili 36 delle 38 specie selezionate da Edward Bach, conosciuto in tutto il mondo come il Dottor Bach. Una manna dal cielo per chi, come Martine Winnington, ha fatto della passione per questi fiori un lavoro.

«Ho sempre sognato di poter riunire tutti i fiori di Bach nello stesso luogo e quando mi sono trasferita a Yvonand, quattro anni fa, mi sono resa conto che sarebbe stato possibile… Grazie alla particolarità del terreno e del clima, c’erano infatti già 26 piante disponibili. È stato facile allora integrare le specie mancanti».

Con l’aiuto di Antoinette Thierry (farmacista) e di Béatrice Béguin (curatrice culturale), Martine Winnington è così andata alla ricerca delle piante migliori, le ha selezionate e ha dato vita a un percorso didattico che si snoda tra campi, spiagge e case. All’appello mancano soltanto la genziana amara, che si trova in Engadina, e l’acqua di sorgente (che non è propriamente un fiore ma fa parte della panoplia del dottor Bach).

Emozioni ballerine

«La maggior parte delle persone scopre i fiori di Bach attraverso il Rescue, un rimedio d’urgenza composto da cinque essenze che può essere utilizzato per far fronte a delle situazioni difficili, dalla puntura di un insetto a uno stato di ansia improvviso», ci racconta Martine Winnington.

Oltre a questa cura “pronta per l’uso”, il Dottor Bach ha recensito 38 fiori che, presi singolarmente, corrispondono ciascuno ad uno stato d’animo, un sentimento o un tratto del carattere umano. Sono fiori che permettono di lavorare sull’emotività, ma che non hanno la pretesa di curare tutte le malattie. «Due persone che soffrono della stessa malattia – ad esempio il mal di testa – possono trovare un sollievo grazie all’azione di due o più fiori completamente diversi», prosegue Martine Winnington.

«L’obiettivo della floriterapia non è quello di respingere le attitudini negative, ma di trasformarle in attitudini positive in modo da stimolare le capacità autocurative che ognuno porta dentro di sé», aggiunge Martine Winnington.

All’ombra di un noce

Il percorso proposto da Martine Winnington ci porta all’ombra di un imponente noce. I suoi fiori verdognoli aiutano ad affrontare i cambiamenti della vita e sono probabilmente i più richiesti in assoluto.

«Il noce è una pianta solitaria, che ha bisogno di molta luce e ha una corteccia così lisa che non permette a niente di aderirvi. Il frutto è protetto da un guscio legnoso e assomiglia a un piccolo cervello umano. In chiave simbolica esprime la nascita di qualcosa di nuovo e la necessità di potersi esprimere senza influenze esterne», afferma Martine Winnington.

Le gocce di noce vengono somministrate a quelle persone che si trovano in una nuova fase della loro vita (pubertà, inizio di un lavoro, di una scuola,…) e hanno bisogno di più forza per affrontare queste sfide. Facile allora immaginare come in una società volta al cambiamento queste gocce riscuotano sempre più successo.

Una cura per il corpo e lo spirito

Ai bordi del lago di Neuchâtel, tra la spiaggia e il molo, incontriamo la “Balsamina ghiandolosa”, una specie particolarmente invasiva dai fiorellini rosa pallido. Poco amata dagli ecologisti, questa pianta himalayana ha però il merito di aver “iniziato” Edward Bach alla sua arte. L’Impatiens, come viene anche chiamata in latino, è stata infatti la prima pianta scoperta da questo medico inglese durante una vacanza in Galles, la sua terra natia. «È una pianta caratteristica delle persone che hanno un fuoco interiore, un’energia che li spinge ad agire molto in fretta, con impazienza e nervosismo».

Specializzatosi in immunologia e batteriologia, a metà degli anni Venti il Dottor Bach decide di chiudere il suo studio e di cercare una terapia alternativa per poter curare non solo i sintomi, ma anche gli stati d’animo della persona ammalata. «Fintanto che l’anima, il corpo e lo spirito sono in armonia, niente può colpirci», soleva dire Bach. Dopo aver sperimentato l’omeopatia, il Dottor Bach dedica gli ultimi dieci anni della sua vita allo studio e al riconoscimento dei 38 comportamenti all’origine del malessere degli individui e alla ricerca dei fiori con i quali curarli.

Semplicità e accessibilità

Il successo di questa terapia è legato in gran parte anche alla sua semplicità e all’assenza di “effetti collaterali”. Ma come vengono prodotte queste gocce? «I fiori, nei quali è racchiuso tutto il potenziale della pianta stessa, vengono raccolti all’apice del loro sviluppo, in una giornata di sole», ci spiega Martine Winnington. «Alcuni vengono messi in acqua ed esposti al sole per tre o quattro ore, mentre altri vengono bolliti».

Il metodo di Bach prevede dunque unicamente l’utilizzo dei fiori, dell’acqua, dell’energia solare o del fuoco. Dall’elisir madre vengono poi estratte alcune gocce, messe in una boccetta con acqua e brandy e “consegnate” a chi ne ha bisogno. «È un metodo semplice e allo stesso tempo complesso perché richiede comunque un impegno personale che spesso può essere difficile». Il liquido viene poi filtrato e diluito con dell’alcool per favorirne la conservazione.

E cosa dire allora dell’effetto placebo? «I risultati ottenuti con bambini e animali dimostrano come i fiori funzionino al di là della suggestione del singolo individuo». Ma ciò non toglie che l’utilizzo di questa terapia resta un complemento alla medicina tradizionale e non una sostituzione.

Il nostro viaggio a Yvonand si conclude nel giardino di Martine Winnington, un piccolo regno dei fiori di Bach. Piante, arbusti e petali colorati circondano lo stagno, dove un gatto cerca furbescamente di scovare una rana. Dal patio giunge il canto di una donna dell’Est, qualche risata e poi il rintocco regolare di un passo di una danza. Cinque donne stanno ballando la musica dei fiori di Bach… Ballare? Sì, perché ad ogni fiore corrisponde una melodia, un ritmo, una canzone… e un’emozione.

Le cinque medicine alternative più diffuse in Svizzera sono l’omeopatia, la fitoterapia, la terapia neurale, la medicina tradizionale cinese e quella antroposofica.

Dal 2009 queste terapie sono state ufficialmente incluse nel catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione obbligatoria.

La floriterapia del dottor Bach non è invece riconosciuta dalla LAMal. Per molti medici, i risultati ottenuti con i fiori di Bach non sono scientificamente dimostrabili e sarebbero legati più a un effetto placebo che non al contenuto delle gocce stesse.

Fonte: Ufficio federale della sanità pubblica.

Edward Bach (1886-1936) è un medico inglese conosciuto in tutto il mondo come l’ideatore dei cosiddetti “fiori di Bach”.

Dopo essersi laureato all’università di Birmingham nel 1912, con specializzazione in batteriologia e immunologia, inizia a lavorare in un ospedale di Londra.

Ben presto si rende contro che la medicina tradizionale si concentra più sulla malattia che sul sintomo e insoddisfatto dei risultati ottenuti si avvicina all’omeopatia, una pratica che in Inghilterra gode un certo riconoscimento perché utilizzata anche dalla famiglia reale.

Nel 1917 gli viene diagnosticata una malattia grave e i medici gli pronosticano soltanto tre mesi di vita. Edward Bach si butta così a capofitto nel lavoro, convinto che un interesse e un ideale nella vita siano migliori di qualsiasi cura.

Scopre i sette nosodi, vaccini omeopatici coi quali riesce a curare diverse malattie croniche.

Alla fine degli anni Venti decide di chiudere il suo studio medico a Londra e di dedicarsi alla ricerca di quelle piante dalla virtù terapeutiche in grado di migliorare la salute e il benessere dei pazienti.

La floriterapia del dottor Bach comprende 38 fiori associati ad un particolare stato d’animo o emozione.

I fiori sono divisi in sette gruppi:

– Paura

– Solitudine

– Assenza d’interesse per il presente

– Scoraggiamento o disperazione

– Incertezza

– Ipersensibilità alle influenze e alle idee

– Preoccupazione eccessiva per il benessere degli altri

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