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Videogiochi violenti: vietarli, ma come?

Il Consiglio degli Stati ha accolto giovedì due mozioni del Consiglio nazionale che chiedono al governo – contro il suo parere – di elaborare una legge volta a vietare i giochi elettronici violenti in Svizzera.

Il compito dell’esecutivo sarà difficoltoso, è stato sottolineato, poiché i senatori non hanno voluto dare la loro preferenza a l’uno o all’altro testo. Sia la proposta di Norbert Hochreutener – che si limita a chiedere di impedire l’accesso dei minorenni ai giochi violenti – sia quella di Evi Allemann – che intende proibire produzione, pubblicità, importazione, vendita e diffusione di tali giochi – sono infatti state accettate.

Secondo i contrari, un divieto di questo tipo spingerà ancora più fortemente gli interessati verso internet, dove i giochi sono scambiati senza controllo alcuno. L’applicazione della legge diventerebbe dunque ancora più difficile; meglio sarebbe informare ed educare maggiormente, ha affermato la senatrice Anne Seydoux. Un parere condiviso dalle sezioni giovanili del Partito liberale radicale, dell’Unione democratica di centro e del Partito socialista.

Dal canto suo, la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf ha affermato di aver fiducia nei Cantoni – ai quali la legge permette già di intervenire – e nelle aziende del settore, che hanno recentemente provato di volersi assumere le proprie responsabilità.

Tali argomenti non hanno tuttavia convinto la maggioranza della Camera, che ha invece seguito la raccomandazioni di Hermann Bürgi, espressosi a nome della commissione preparatoria: anche se un divieto generale dei giochi violenti dovesse essere inapplicabile, è opportuno porre condizioni chiare a livello nazionale, ha affermato.

La Swiss Interactive Entertainment Association, di cui fanno parte fabbricanti, sviluppatori e distributori dei videogiochi in Svizzera, ha criticato questa decisione. Secondo l’associazione, un divieto generalizzato non avrebbe alcuna influenza sulla domanda da parte dei consumatori adulti e contraddirebbe inoltre i risultati degli studi scientifici più recenti, che negano una correlazione diretta tra videgiochi violenti e comportamenti violenti.

La SIEA aggiunge a sua volta che gli strumenti giuridici già esistenti sono sufficienti, e che un divieto farebbe aumentare il ricorso agli scambi illegali via Internet.

swissinfo.ch e agenzie

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