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Dalle urne svizzere potrebbe uscire un triplo sì il 12 febbraio

L'OCSE non vuole che le multinazionali approfittino di regimi fiscali particolari per pagare meno imposte. Per adeguare la Svizzera a tale esigenza, il parlamento elvetico ha adottato una riforma dell'imposizione delle imprese su cui il popolo voterà il 12 febbraio. Keystone

Due sì chiari e uno sul filo di lana: sarebbe il risultato uscito dalle urne se il popolo svizzero si fosse pronunciato alla fine di dicembre sui tre oggetti sottoposti a votazione federale il 12 febbraio, vale a dire sulla naturalizzazione agevolata per gli stranieri della terza generazione, il fondo per le strade nazionali e il traffico d'agglomerato, la riforma III dell’imposizione delle imprese.

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È quest’ultimo il tema che attualmente appare in affanno: nel sondaggio condotto dall’istituto di ricerca gfs.bern, per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), la riforma III dell’imposizione delle imprese raccoglie solo il 50% di consensi, mentre il 35% degli intervistati è contrario e il 15% è ancora indeciso. Per i suoi sostenitori è in gioco la sicurezza dei posti di lavoro in Svizzera, mentre gli oppositori si tratta di una truffa miliardaria ai danni del fisco.

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Una riforma fiscale troppo generosa verso le imprese?

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Con la LeggeCollegamento esterno federale concernente misure fiscali volte a rafforzare la competitività della piazza imprenditoriale svizzera, la normativa elvetica viene adattata agli standard internazionali. La revisione è stata dettata principalmente dalle pressioni esterne, soprattutto da parte dell’Unione europea (UE) e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Il responso del sondaggio ha un po’ sorpreso i ricercatori del gfs.bern. La resistenza alla riforma non proviene infatti dall’Unione democratica di centro (UDC), il partito della destra conservatrice che di solito si oppone a ciò che si vuole imporre alla Svizzera dall’esterno. Tuttavia l’unità all’interno del partito a favore della riforma potrebbe ancora disgregarsi nel corso della campagna per la votazione, osserva il fondatore e presidente del consiglio d’amministrazione dell’istituto di ricerca bernese Claude Longchamp. “L’esito è dunque aperto”.

Il più ampio supporto è riscosso dalla riforma in seno all’elettorato del Partito liberale radicale (PLR). Maggioranze in suo favore si registrano anche tra gli elettori dell’UDC e del Partito popolare democratico (PPD). La maggiore opposizione proviene dalla base dei Verdi, ma anche la maggioranza dei simpatizzanti del Partito socialista (SP) la respinge.

Ricordando la riforma II

Gli elementi attuali sembrerebbero parlare più per un sì che per un no, sottolinea Claude Longchamp. L’esperto di inchieste demoscopiche ricorda tuttavia quello che potrebbe rivelarsi un punto critico centrale, a sapere se davvero la perdita di entrate fiscali sarà compensata dalla crescita economica, come previsto dai sostenitori della riforma. Una previsione messa in dubbio dagli avversari. Se non si dovesse verificare la crescita economica “vi è il timore che poi sarebbero i cittadini a dover pagare il conto”.

In proposito, Claude Longchamp rammenta la votazione sulla riforma II dell’imposizione delle imprese, nel 2008, che aveva portato a perdite fiscali di diversi miliardi di franchi. Nella campagna per la votazione, il governo federale aveva calcolato mancate entrate di soli 80 milioni di franchi all’anno. “Coloro che ricordano la riforma II dell’imposizione delle imprese, dicono che allora ci è stato mentito, e persino la Corte suprema ha stigmatizzato la campagna, giudicandola non corretta”.

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Per la naturalizzazione della terza generazione

Il risultato più chiaro nel primo sondaggio del gfs.bern sui tre temi in votazione il 12 febbraio è quello sulla naturalizzazione agevolata degli stranieri di terza generazione: ben il 74% del campione rappresentativo di intervistati afferma che voterà sì, contro solo il 21% che dice no il 5% ancora senza opinione.

Con il DecretoCollegamento esterno federale concernente la naturalizzazione agevolata degli stranieri della terza generazione si semplifica la procedura per l’ottenimento della cittadinanza elvetica per quei giovani stranieri nati in Svizzera, discendenti di nonni che vi sono immigrati e di genitori che vi sono cresciuti.

In ogni caso, dopo aspri dibattiti, il parlamento ha deciso di vincolare la procedura agevolata a requisiti ben precisi. La domanda di naturalizzazione deve essere presentata prima del compimento dei 25 anni. La persona che ne fa richiesta deve essere nata in Svizzera, in possesso di un permesso di domicilio (C) e avere frequentato almeno cinque anni di scuola nella Confederazione.

Inoltre si deve dimostrare che almeno un genitore soddisfa anche questi ultimi due criteri ed ha vissuto almeno dieci anni in Svizzera e che almeno un nonno è nato in Svizzera o aveva un permesso di soggiorno.

Le posizioni degli elettori su questo oggetto sono fortemente legate alle loro simpatie partitiche, precisano i politologi del gfs.bern. La maggior proporzione di consensi si registra tra gli elettori del PS e dei Verdi. Ma anche tra gli elettori dei partiti di centro il sostegno è elevato. Senza sorprese, l’unico gruppo di elettori in cui prevale il no (il 50%, contro il 48% di sì e il 2% di indecisi) è quello l’UDC.

A sorprendere è invece l’elevata quota di sì, puntualizza Martina Mousson, capo progetto presso il gfs.bern. Secondo gli specialisti dell’istituto di ricerca, ciò si spiega con il fatto che la naturalizzazione non è automatica, ma deve essere richiesta ed è condizionata. Nel 2004 l’elettorato aveva bocciato una proposta di naturalizzazione automatica per gli stranieri di seconda e di terza generazione.

Nessuno stupore desta il fatto che nella Svizzera italiana la proporzione di sì (il 58%) sia meno massiccia che nelle altre regioni linguistiche del paese. “È uno schema che si ripete per le questioni riguardanti gli stranieri”, dice Martina Mousson.

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Finanziamento del traffico poco contestato

Un po’ meno massiccio appare l’appoggio al DecretoCollegamento esterno federale concernente la creazione di un fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA). Nel sondaggio ha ottenuto il 60% di sì, contro il 32% di no, mentre l’8% non sa ancora come voterà il 12 febbraio.

Lo scopo del FOSTRA è di assicurare a lungo termine il finanziamento della rete di strade nazionali della Svizzera. La gestione, la manutenzione e l’ampliamento di queste strade dovranno essere finanziati tramite un fondo di durata indeterminata, sancito dalla Costituzione federale.

Qui sono soprattutto gli elettori del PPD ad essere favorevoli. Sul fronte opposto, l’elettorato dei Verdi che, come c’era da aspettarsi, è chiaramente contrario. Particolarmente scettico è anche l’elettorato della Svizzera italiana, dove sorprendentemente il FOSTRA nel sondaggio risulta bocciato con una maggioranza relativa del 45% di no (solo il 42% è a favore, mentre al contrario nella Svizzera tedesca e francese il tasso di sì è rispettivamente del 61 e del 60%). Complessivamente, comunque, tutto sembra indicare che la creazione del fondo sarà approvata, affermano i politologi del gfs.bern.

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Il sondaggio

Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 12 febbraio 2017, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1’206 persone con diritto di voto selezionate in modo rappresentativo, ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 19 e il 30 dicembre 2016. Il margine di errore è di ±2,9 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch.

Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.

Vi siete già fatti un’opinione sui temi in votazione popolare il 12 febbraio? Animate il dibattito scrivendo i vostri argomenti nei commenti.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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