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Energie rinnovabili: la Svizzera a passo di lumaca in Europa

Le nuove energie rinnovabili stentano a prendere piede in Svizzera: il vento ha fornito solo lo 0,17% dell'elettricità consumata nel 2015. Keystone

Il 21 maggio il popolo svizzero si esprime sulla Strategia energetica 2050, uno dei più ambiziosi progetti lanciati in Europa di trasformazione del sistema energetico. Tra i pilastri della nuova strategia vi è la promozione delle nuove energie rinnovabili, un settore in cui la Confederazione si è mossa molto lentamente negli ultimi anni. 

Frutto di 5 anni di lavori, la Strategia energetica 2050 era stata avviata nel 2011, dopo l’incidente nucleare di Fukushima, allo scopo di porre fine all’era atomica in Svizzera. Il complesso progetto mira inoltre a ridurre le importazioni di energie fossili, garantire anche in futuro l’approvvigionamento e adeguare il sistema energetico alle nuove sfide del settore, tra cui il calo dei prezzi e i rapidi progressi tecnologici. 

Questi i punti principali delle proposte di revisione della legge sull’energia, approvate l’anno scorso dal parlamento e combattute da un referendum dell’Unione democratica di centro: 

  • La Svizzera rinuncia alla costruzione di nuove centrali nucleari. I cinque impianti attuali – che hanno prodotto l’anno scorso 22,1 TWh – potranno restare in funzione fino a quando soddisfano le norme di sicurezza. Prevedibilmente, la chiusura delle ultime centrali dovrebbe quindi avvenire tra 20 – 30 anni. 
  • Dato che verrà quindi a mancare circa un terzo della produzione nazionale di elettricità, diverse misure sono innanzitutto previste per aumentare i risparmi energetici. La nuova legge prevede di ridurre il consumo medio pro capite di energia del 43% entro il 2035 – rispetto ai dati del 2000. 
  • L’elettricità mancante sarà inoltre compensata con un potenziamento delle fonti energetiche rinnovabili. La produzione delle centrali idriche, pari a 36,2 TWh nel 2015, dovrebbe raggiungere 37,4 TWh entro il 2035. Le nuove energie rinnovabili (solare, eolica, geotermia e biomassa) dovrebbero compiere il balzo più grande, salendo nello stesso periodo da 1,7 a 11,4 TWh.

Già oggi la Svizzera figura tra i paesi europei con la più alta quota di produzione di elettricità derivante da fonti rinnovabili. È superata solo da Norvegia – dove l’elettricità generata da energie rinnovabili supera addirittura il fabbisogno interno – Islanda, Austria e Svezia.

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Nel caso della Svizzera, va però precisato che circa il 95% dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili deriva dalle centrali idriche, di cui la stragrande maggioranza risale al secolo scorso. Nel campo delle nuove energie rinnovabili, la Confederazione si sta muovendo invece molto più lentamente di diversi altri paesi europei. 

Il vento, ad esempio, ha fornito nel 2015 appena lo 0,17% dell’elettricità consumata in Svizzera, contro l’8,3% nell’UE. In Danimarca l’energia eolica copre già oltre il 40% del fabbisogno elettrico. Da parte sua, il sole ha assicurato appena l’1,7% dell’elettricità in Svizzera, contro il 3,2% nell’UE. Belgio e Germania, due paesi con un soleggiamento paragonabile, avevano già raggiunto il 4,7% e, rispettivamente, il 6,1%. 

Tenendo conto delle quote di energia verde rispetto ai consumi interni, si denota che tra il 2005 e il 2015 la Svizzera ha registrato una crescita inferiore a quella della maggior parte degli altri paesi. 

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Proprio le prospettive di sviluppo delle energie rinnovabili in Svizzera figurano al centro dei dibattiti sulla Strategia energetica 2050. Secondo gli oppositori, questo pacchetto di misure per promuovere i risparmi energetici e le fonti rinnovabili farà aumentare in modo insostenibile i prezzi dell’elettricità. Il sistema energetico attuale – che comprende nucleare, petrolio e gas – va mantenuto per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento.

Per il governo e la maggioranza del parlamento, la promozione delle energie rinnovabili comporterà solo un leggero aumento dei prezzi, che sarà compensato dal potenziamento dell’efficienza energetica. La nuova strategia consente inoltre di ridurre la dipendenza dall’estero, favorendo l’innovazione, la produzione e i posti di lavoro in Svizzera.

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