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Tempesta fiscale sull’aeroporto di Basilea-Mulhouse

Negli ultimi cinque anni, il numero di passeggeri a Basilea-Mulhouse è cresciuto del 50 per cento. Keystone

L’aeroporto di Basilea-Mulhouse è un caso unico e deve parte del suo successo all'amicizia di due Stati vicini. Di recente, però, tra Svizzera e Francia non corre più buon sangue. Parigi vuole riscuotere le imposte sull'intero scalo; una pretesa che rischia di cancellare migliaia di posti di lavoro. La stesura di un accordo tra Berna e Parigi si prospetta difficile. 

La Svizzera ha agito in modo «maldestro», anche se a sollevare questo vespaio è stata la Francia, dice a swissinfo.ch il senatore alsaziano Jean-Marie Bockel. «Non svegliamo il can che dorme»; è stata questa la strategia seguita per lungo tempo dalla Confederazione, ricorda dal canto suo Bernd Menzinger, della Camera di commercio di Basilea. «Si è creduto che l’aeroporto funzionasse da sé e non ci si è resi conto della fragilità dell’intesa con la Francia», indica la consigliera nazionale di Basilea Campagna Elisabeth Schneider-Schneiter.

Procediamo però con ordine: alla fine degli anni Quaranta, il progetto di realizzare un aeroporto sul territorio di Basilea Città viene bocciato alle urne poiché la popolazione è contraria all’abbattimento di un’ampia fetta di bosco e alla cementificazione dell’unica riserva verde del semicantone.

Se Basilea Campagna non dimostra interesse nella creazione di un aeroporto nella Svizzera nordoccidentale, non così invece la vicina Alsazia. Lì c’è spazio a sufficienza. Nel 1949 i governi di Svizzera e Francia firmano un accordo, in cui si definisce che Parigi mette a disposizione il terreno, mentre la Svizzera realizza le infrastrutture aeroportuali.

Al terzo posto

Nel 1951 decollano e atterrano i primi velivoli. Per la felicità dei basilesi, che finalmente hanno un loro aeroporto e non devono far capo a quello di Zurigo-Kloten, quello degli eterni rivali.

Da allora, l’EuroAirport di Basilea ha vissuto una continua crescita. Negli ultimi cinque anni, il numero di passeggeri è cresciuto del 50 per cento. Quest’anno si supererà probabilmente la soglia dei 6 milioni. Basilea-Mulhouse è il terzo aeroporto in Svizzera, dopo Zurigo-Kloten, con 24 milioni di passeggeri, e Ginevra-Cointrin, con 13 milioni di passeggeri. Oltre a quello delle persone, anche il traffico merci è un settore importante.

La Francia prende l’accordo alla lettera

Proposta di compromesso

La piattaforma di coordinamento EAP (EuroAirport) rappresenta gli interessi delle aziende nel settore svizzero dell’aeroporto. Questa ha elaborato l’anno scorso una proposta di compromesso.

In sostanza, la proposta consiste nella rinuncia a una parte delle imposte di Confederazione e di Basilea Città.

In pratica, anche in futuro il reddito e le imposte saranno calcolati dalle autorità svizzere e sottostaranno al diritto elvetico.

Nell’ambito di una ripartizione fiscale, parte delle imposte sarebbe versata alla Francia. Basilea Città verrebbe risarcito per l’onere amministrativo.

Per il momento, non si sa se Parigi sia d’accordo con tali proposte. Il Dipartimento federale degli affari esteri sostiene il progetto della piattaforma. Per la Svizzera, «non sono le entrate fiscali in primo piano, bensì il mantenimento e lo sviluppo del EuroAirport».

Il successo mette appetito. E così, da alcuni anni la Francia guarda con una certa invidia all’imposizione fiscale delle imprese che operano sull’area dell’aeroporto. La Svizzera riscuote le imposte delle aziende sul suo settore. Queste generano l’80 per cento del fatturato. La Francia incassa le imposte delle ditte che si trovano sul suo lato.

Dal 1° gennaio 2015, la Francia intende avere la sovranità fiscale sull’intero aeroporto. Ciò significa maggiori costi per chi opera nello scalo poiché le imposte francesi (imposte sul valore aggiunto, quelle delle imprese e quelle aeroportuali) sono più elevate di quelle svizzere.

A metà luglio, nel pieno delle vacanze estive, la Francia ha giustificato questo progetto con il principio della territorialità, riferendosi al testo dell’accordo stipulato con la Svizzera, in cui si legge che l’aeroporto sottostà al diritto francese.

A distanza di pochi mesi, la ministra delle finanze svizzera Eveline Widmer-Schlumpf e il suo omologo francese Pierre Moscovici hanno dichiarato che la soluzione di questa annale contesa fiscale era vicina e che sarebbe stata presentata «nelle prossime settimane».

Progetto gravido di conseguenze

Le pretese avanzate dalla Francia hanno sorpreso gli attori della regione sulla triplice frontiera Basilea-Mulhouse-Friburgo. Nel 2011, una controversia riguardante una questione di diritto del lavoro era stata risolta, permettendo alle ditte sul territorio svizzero di continuare a sottostare alle normative elvetiche, meno restrittive di quelle francesi.

Di fronte all’insicurezza e allo spauracchio di oneri fiscali maggiori, le aziende procedono con i piedi di piombo: Easyjet, la compagnia aerea più importante che fa scalo a Basilea-Mulhouse e che puntava su un ulteriore sviluppo dell’aeroporto, ha annunciato il blocco degli investimenti. Dal 1° gennaio 2015, la tedesca Lufthansa sospenderà i voli della Swiss, sua società affiliata, su Basilea. In sostituzione, Lufthansa intendeva creare a Basilea una base per la compagnia a basso costo Eurowings: ora ha messo in ghiacciaia tale progetto. «È una situazione che dobbiamo prendere molto sul serio», dice Bernd Menzinger.

Provocazione voluta?

Oltre alle compagnie aeree, anche le ditte addette alla spedizione, alla manutenzione degli aerei e ai servizi d’assistenza al suolo sono preoccupate. «Tutti sono interessati dal possibile aumento del tasso fiscale. Lo sviluppo dell’aeroporto sarà bloccato. Inoltre, le imprese stanno valutando delle alternative, anche quella di lasciare l’aeroporto di Basilea», indica Menzinger.

Per fortuna non si è ancora giunti a questo punto, dice il coordinatore delle attività commerciali tra Stati confinanti legate all’aeroporto: «Secondo me, ponendo l’ultimatum, la Francia non ha ancora detto l’ultima parola. La sua è una provocazione affinché si trovi finalmente una soluzione. La Francia e la Svizzera si sono date tempo a sufficienza per trovare un’intesa. Altri temi avevano la priorità».

«Nessuno aveva pensato che la Francia fosse intenzionata a far valere il suo diritto territoriale. È stato un errore basarsi solo sul diritto consuetudinario, invece di disciplinare meglio la situazione. Ora il Dipartimento federale degli affari esteri sta facendo tutto il possibile affinché l’impasse si sblocchi», dice Elisabeth Schneider-Schneiter.

In Alsazia si teme per i posti di lavoro

Anche i politici della vicina Alsazia hanno mosso tutte le loro pedine poiché sono a rischio migliaia di posti di lavoro nella regione. Dei circa 6000 impiegati dell’aeroporto, circa il 70 per cento proviene dall’Alsazia. Lo scalo è il secondo datore di lavoro per la popolazione francese che vive nei pressi del confine elvetico. In una lettera inviata al primo ministro e ad altri ministri, i politici alsaziani chiedono di non modificare il sistema fiscale corrente.

È «vitale» per l’Alsazia, già «duramente colpita dalla crisi e il cui tasso di disoccupazione è raddoppiato negli ultimi otto anni», che l’aeroporto bi-nazionale rimanga aperto, si legge nella lettera del 1° settembre.

Negoziati in corso

L’iniziativa ha già prodotto i primi frutti a Parigi, dice Jean-Marie Bockel: «Grazie ai nostri contatti, sia francesi sia svizzeri, sappiamo che le discussioni tra i due paesi sono riprese».

Per la Svizzera è «centrale che siano mantenuti sia la doppia nazionalità sia il terzo aeroporto», comunica a swissinfo.ch il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). «Il mantenimento della piazza economica e dei posti di lavoro è un ulteriore traguardo. Sono questi gli obiettivi che perseguiamo nelle trattative con la Francia». Sul punto in cui si trovano i negoziati, il DFAE non può dare altre informazioni, indica il portavoce George Farago.

(Traduzione dal tedesco, Luca Beti)

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