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Gruppo di esperti per monitorare jihadisti di ritorno in Svizzera

Il sobborgo di Hajar al-Aswad, a sud di Damasco, sotto attacco aereo.
Un attacco aereo dell'esercito siriano prende i mira il sobborgo di Hajar al-Aswad, controllato dall'Isis, a sud di Damasco, il 22 aprile 2018. Keystone

La Svizzera intende creare un pool di esperti per aiutare le autorità regionali ad occuparsi di presunti combattenti jihadisti che ritornano nella Confederazione. La misura si iscrive nel piano nazionale per prevenire la radicalizzazione e l'estremismo violento, annunciato in dicembre dalle autorità elvetiche, ha rivelato ieri il domenicale zurighese NZZ am Sonntag.

Dal 2001, quasi un centinaio di presunti jihadisti sono partiti dalla Svizzera per andare a combattere in zone di conflitto in Siria, Iraq, Somalia, Afghanistan e Pakistan. Secondo i dati forniti dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SICCollegamento esterno), finora 29 di loro sono stati uccisi e 16 sono rientrati in Svizzera.

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Riunire le competenze

Come prendersi cura di coloro che sono tornati? Come prepararsi per il possibile ritorno degli altri 48 che mancano all’appello? Cosa fare con coloro che si sono radicalizzati in Svizzera senza lasciare il paese?

Questi problemi riguardano sia le autorità di esecuzione delle pene che quelle responsabili del reinserimento dei combattenti nella società. Stando al progetto, il gruppo di esperti dovrà riunire competenze ed esperienze, per poi condividerle con i cantoni. Questi ultimi, dal canto loro, dovranno dotarsi di personale qualificato e di un piano per il reinserimento.

Il delegato della Rete integrata svizzera per la sicurezza, André Duvillard, ha confermato alla radiotelevisione pubblica che nelle prossime settimane il governo federale istituirà questa cellula “ritorno della jihad”, che si iscrive nelle misure del piano d’azione nazionale per rafforzare la lotta al terrorismo.

Situazione tesa

Nonostante le sconfitte militari accumulate dall’Isis (l’autoproclamato Stato islamico) in Siria e in Iraq, il jihadismo continua a preoccupare le autorità svizzere.

“La situazione non è meno pericolosa. La polizia lo conferma “, ha dichiarato venerdì scorso alla televisione pubblica della Svizzera tedesca SRF il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber. “Ma al contempo, la consapevolezza della popolazione è cambiata. I cittadini chiamano il servizio delle attività informative o la polizia, così riceviamo l’informazione”.

Finora, la Svizzera è stata risparmiata dagli attacchi terroristici che hanno colpito le vicine Germania e Francia. Michael Lauber ha detto alla SRF che gli ufficiali di polizia e di intelligence svizzeri si focalizzano principalmente sui casi di “propaganda, reclutamento e supporto ai jihadisti” e che gran parte del loro lavoro consiste in azioni preventiva.

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