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Tirata d’orecchie per i grandi partiti

Puntare su un solo tema di campagna come ha fatto l'UDC con l'emigrazione può rivelarsi controproducente, analizza Georg Lutz AFP

Uno dei principali dati scaturiti dalle elezioni federali del 23 ottobre è la perdita di consensi registrata dai partiti tradizionali. Per il politologo Georg Lutz, la scarsa flessibilità durante la campagna elettorale è costata molti voti alle formazioni politiche più grandi.

L’Unione democratica di centro (UDC) puntava al 30% e si è dovuta accontentare di poco più del 25%, passando da 62 deputati in Consiglio nazionale a 54* e registrando un calo percentuale rispetto al 2007 di 3,6 punti. I due partiti storici che per decenni hanno dominato la vita politica svizzera – il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD) – continuano dal canto loro a vedersi erodere la loro base elettorale. Il primo ha perso il 3% (-5 deputati), il secondo l’1,5% (-3).

Frenata anche l’ascesa dei Verdi, che passano da 20 a 15 deputati, perdendo l’1,6. Sorriso amaro invece per il Partito socialista, che pur guadagnando tre seggi, scende dal 19,5% di quattro anni fa al 17,6%.

A cantare vittoria sono le “new entry”: il Partito verde liberale e quello borghese democratico, presenti da pochi anni sulla scena politica svizzera, conquistano rispettivamente 12 e 9 seggi. Intervista al politologo Georg Lutz.

swissinfo.ch: Tra i principali perdenti della giornata elettorale vi è l’Unione democratica di centro, molto conosciuta anche all’estero per il suo sostegno all’iniziativa contro i minareti e le sue posizioni anti-straniere. È rimasto sorpreso?

Georg Lutz: Sì. Che l’ascesa dell’UDC potesse essere frenata era immaginabile. Non avrei mai pensato, però, che avrebbe registrato un calo così forte, tanto da risultare il partito con la maggior diminuzione percentuale.

swissinfo.ch: Come spiega questa perdita di consensi dei principali partiti?

G. L.: Non solo l’UDC, ma tutti i grandi partiti hanno fatto campagna mettendo in avanti testardamente i loro tradizionali temi forti. E questo in un momento in cui la gente è preoccupata per la crisi economica e il franco forte. Posso immaginarmi che siano stati puniti per questo.

swissinfo.ch: Quattro anni fa la sinistra aveva marciato sul posto. Oggi l’UDC regredisce. Ciò significa che la polarizzazione è ormai giunta al capolinea?

G. L.: Solo in parte. A destra l’UDC rimane il partito più forte. Negli ultimi anni questo partito non è diventato più moderato o più silenzioso. E dubito che lo diverrà nei prossimi anni. Anche la sinistra rimane forte. Tuttavia i poli non sono cresciuti, anzi hanno registrato una leggera regressione. Nello stesso tempo assistiamo a una nuova frammentazione al centro.

swissinfo.ch: Il centro è uscito più frammentato dal voto di domenica, ma anche più forte. Che impatto avrà questa divisione interna sul lavoro in Parlamento?

G. L.: Ritengo che sarà più difficile. Le forze moderate, che già da diversi anni hanno un ruolo importante nel raggiungimento di una maggioranza, sono in crescita. Ma questi partiti devono riuscire a coordinarsi, a trovare un accordo, perché non sempre hanno gli stessi obiettivi politici. Nei prossimi quattro anni dovranno profilarsi e questo andrà a scapito degli altri partiti di centro. Non possono semplicemente formare un unico blocco e affermare che da questo momento lavoreranno assieme in modo incondizionato. Devono cercare di distinguersi l’uno dall’altro. E questo non renderà certo più facile il lavoro in parlamento.

swissinfo.ch: Il centro potrà continuare a svolgere il ruolo di ago della bilancia, permettendo al paese di raggiungere dei compromessi?

G. L.: Sì, era già così in passato e probabilmente ora questa tendenza si rafforzerà.  Negli ultimi 8-10 anni i partiti di centro erano piuttosto esitanti. Si sono sempre più allineati ai partiti polarizzati, che hanno dettato il ritmo, e hanno riportato sempre più vittorie. Ora questa paura che il centro aveva, soprattutto nei confronti dell’UDC, è sparita. Abbiamo visto che l’UDC non è riuscita a crescere, malgrado una campagna molto costosa e puntando sul suo tema forte. In questo modo è caduta una parte del potenziale di minaccia che dell’UDC.

swissinfo.ch: Visto dall’esterno però non è cambiato molto. I sette principali partiti sono rimasti sulle loro posizioni. Questo equilibrio politico rischia di paralizzare la Svizzera?

G. L.: Non direi. In passato è stato un punto di forza il fatto di avere molti partiti in gioco, spesso allineati al governo, ma che a volte potevano anche giocare un ruolo di opposizione. Ora questo aspetto è tornato a farsi sentire e caratterizzerà la futura politica svizzera.

swissinfo.ch: A metà dicembre sarà eletto il nuovo governo. Che impatto avrà questo spostamento al centro?

G. L.: Per me i giochi sono ancora aperti. I membri del governo non vengono eletti in blocco. Il sistema svizzero prevede delle elezioni singole, nelle quali ogni candidato viene selezionato a turno, uno dopo l’altro. Questo significa che bisogna trovare una maggioranza per ogni seggio. E questo vale anche per l’UDC, se si presenta contro il Partito borghese democratico di Eveline Widmer-Schlumpf. E in questo momento per l’UDC non è più così facile trovare una maggioranza. È dunque possibile che la rappresentazione in governo delle diverse forze partitiche rimanga la stessa.

*Nota della redazione: I dati sono stati aggiornati con i risultati definitivi del canton Vaud, giunti solo nel tardo pomeriggio di lunedì.

Il 23 ottobre il popolo svizzero è stato chiamato a rinnovare le Camere federali.

I 200 membri della Consiglio nazionale (Camera del popolo), vengono eletti secondo il sistema proporzionale, ossia tenendo conto della forza numerica dei partiti. I seggi vengono ripartiti tra i cantoni in base alla loro popolazione.

L’elezione dei 46 membri del Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni) avviene invece in base al sistema maggioritario, tranne nei cantoni di Neuchâtel e del Giura. Ogni cantone dispone di due seggi ed ogni semicantone di un seggio.

La politica svizzera è dominata da oltre un secolo da quattrograndi partiti di governo, che  si spartiscono oltre l’80% dell’elettorato. Si tratta dell’Unione democratica di centro, il Partito socialista, il Partito liberale radicale e il Partito popolare democratico.

Dagli ’80 è emersa una nuova forza politica, il Partito ecologista svizzero, che nel 2007 ha sfiorato il 10% dei voti. Gli ecologisti non stati però finora ammessi nell’esecutivo.

Altri due partiti emergenti – nati negli ultimi anni da scissioni – si stanno ritagliando un certo spazio: i Verdi liberali (separatisi dagli ecologisti nel 2004) e il Partito borghese democratico (separatosi dall’Unione democratica di centro nel 2008). Questi due partiti sono riusciti a superare il 5% dei voti a queste elezioni. 

In parlamento sono inoltre rappresentati anche nella prossima legislatura cinque partiti minori, che complessivamente rappresentano il 6% dell’elettorato: Partito evangelico, Partito cristiano-sociale, La Sinistra, Lega dei ticinesi e Mouvement citoyens romands.

(Traduzione dal tedesco)

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