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“Effetto Trump”, crollano ingressi migranti irregolari

Il presidente Donald J. Trump KEYSTONE/EPA UPI POOL/KEVIN DIETSCH / POOL sda-ats

(Keystone-ATS) Crolla il numero di immigrati irregolari che attraversano la frontiera tra Messico e Usa. E la nuova amministrazione si affretta a metterci subito il cappello: è l'”effetto Trump”.

Le statistiche sembrano infatti dare ragione al tycoon e al suo giro di vite contro i clandestini. In febbraio, secondo dati dell’agenzia per la protezione delle frontiere, sono state catturate circa 840 persone al giorno, una flessione del 36% rispetto al febbraio di un anno fa e del 39% sullo scorso gennaio, mese dopo il quale tende ad aumentare il flusso di clandestini, per le temperature più miti.

“I primi risultati dimostrano che l’applicazione delle norme e la deterrenza possono avere un impatto”, ha osservato John Kelly, il segretario alla homeland security.

Gli arrivi attraverso il confine sud sono dipesi a lungo da molti fattori, compresa la situazione economica e la violenza nei Paesi di provenienza degli irregolari, ma l’elemento chiave è sempre stato la politica immigratoria Usa. Gli esperti non sono sorpresi di vedere un crollo del flusso migratorio anche prima che il presidente degli Usa Donald Trump firmasse i suoi ordini esecutivi contro i clandestini o che il muro promesso sia edificato.

“La deterrenza attraverso la percezione è centrale per quegli ordini esecutivi”, spiega al New York Times Faye Hipsman, un analista del Migration policy institute. “Anche solo ventilando la possibilità di aumentare la detenzione al confine rende meno probabile gli arrivi”, aggiunge. E ora l’amministrazione Trump ha evocato anche l’ipotesi di separare i figli dalle madri che entrano clandestinamente negli Usa.

Per adesso sono bastate le nuove misure già decise: accresciuto potere delle forze federali, assunzione di altri 15’000 agenti, nuovi centri detentivi alla frontiera, espulsioni più veloci, anche per reati minori. Per il muro bisognerà attendere, ma entro metà aprile dovrebbe essere concluso l’iter per la selezione del progetto.

Il problema sarà reperire i soldi, tanto che l’amministrazione Trump sta pensando di recuperare fondi con tagli alla guardia costiera e alla sicurezza nei trasporti, anch’essi settori cruciali per tutelare i cittadini americani.

Il presidente intanto strappa un altro successo, contro l’Obamacare: dopo circa 18 ore di discussione, la commissione Ways and Means della Camera (che si occupa di tasse, tariffe e settore socio-sanitario) ha approvato il nuovo piano sanitario del Grand old party. È il primo colpo messo a segno in un percorso minato dalla rivolta di una fetta del partito e dalla crescente protesta delle maggiori associazioni che rappresentano medici, infermieri, ospedali e consumatori (soprattutto quelli anziani, che rischiano di essere i più penalizzati).

Resta però aperto il fronte del Russia-gate, sul quale la Casa Bianca ha mandato messaggi apparentemente contradditori. “Non abbiamo alcun motivo per pensare che il presidente sia oggetto di qualsiasi indagine”, ha sostenuto ieri il portavoce Sean Spicer. Dichiarazione che pare in contrasto con le accuse di Trump a Obama di averlo fatto intercettare durante la campagna: misura che un presidente non può disporre ma che presuppone un’inchiesta in corso. Trump affermò di sentirsi spiato già nel 2015, in un’intervista radiofonica al giornalista conservatore Hugh Hewitt. Ma le sue accuse a Obama restano non documentate.

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