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“Nessuno stupro su Théo”, rischio escalation in banlieue

Persone chiedono giustizia per Théo (foto d'archivio) Keystone/AP/MILOS KRIVOKAPIC sda-ats

(Keystone-ATS) Sono arrivate a cinque le notti consecutive di guerriglia nella banlieue parigina dopo le accuse del giovane Théo di essere stato aggredito e sodomizzato con un manganello da uno dei quattro poliziotti che lo avevano fermato a Aulnay-sous-Bois per un controllo.

E ora c’è un primo rapporto dell’Igpn, l’ispettorato della Polizia francese, dove si legge che le violenze sono state “gravi” ma “accidentali”. Niente stupro volontario, quindi. È provvisorio, perché è il giudice che deve decidere. Ma intanto il rischio che le tensioni alla periferia parigina aumentino è reale.

I quattro agenti sono indagati per violenze di gruppo e uno per stupro. Il rapporto dell’Igpn non contribuisce a raffreddare gli animi.

“Questa ricostruzione non contiene nulla di nuovo. Certo il poliziotto non dirà che aveva intenzione di violentare. Ma l’utilizzo di un manganello in questo modo è uno stupro. Bisogna lasciar seguire il suo corso alla giustizia senza scatenare le passioni”, ha affermato l’avvocato di Théo, il penalista Eric Dupond-Moretti.

La paura, invece, è proprio questa. La banlieue in questo momento si ritrova a essere di nuovo pericolosamente infiammabile, con la sua rabbia sotterranea che monta e che sa essere esplosiva, come lo fu dodici anni fa, anche se gli appelli alla calma si sono moltiplicati. Lo ha fatto Théo, diventato un simbolo della periferia suo malgrado, dal letto d’ospedale dove è stato operato e dove è ricoverato da giovedì scorso; lo ha fatto la sua famiglia fin dall’inizio; lo ha fatto oggi Bruno Beschizza, sindaco di Aulnay-sous-Bois.

Lui, che è un ex poliziotto di origini italiane, fin dall’inizio non ha fatto mancare il suo sostegno a Théo e alla sua famiglia: “La maggioranza dei giovani di Aulnay è un esempio positivo e questo ragazzo fa parte di questa maggioranza”. E si è appellato alla “responsabilità collettiva per porre fine a questo clima di tensione”.

Tensione che si è respirata a Aulnay fino all’appello di Théo che sembra aver avuto il suo effetto: lì non si registrano episodi di guerriglia notturna da due notti mentre invece è caldissima l’atmosfera nel dipartimento della Seine-Saint-Denis, dove anche ieri sono stati incendiati alcuni cassonetti e diverse autovetture.

Due persone arrestate per violenze delle notti scorse sono state condannate a sei mesi di carcere senza la condizionale. Altre tre, tra cui un padre di famiglia di 34 anni, sono state condannate a due e tre mesi con la condizionale.

Manifestazioni in sostegno di Théo si sono svolte in diverse città francesi. A Parigi si sono riunite alcune centinaia di persone per due sere di seguito. A Rennes erano 200 i manifestanti, ed è stato dato fuoco ad alcuni cassonetti. A Nantes fermate sei persone. C’è anche stato qualche tiro di lacrimogeno.

La violenza raccontata da Théo e testimoniata dalle immagini ha suscitato indignazione nella maggioranza della classe politica, a partire da François Hollande, che è andato a trovare il ragazzo. Sono scese in campo le associazioni contro il razzismo, è stata organizzata una marcia di sostegno al grido di “Giustizia per Théo” alla quale ha partecipato la grande maggioranza della cité dove Théo vive. Ma ora, dopo il rapporto dell’ispettorato di polizia, si temono la rabbia della banlieue e l’arrivo della notte. Nessuno ha dimenticato i giorni, ma soprattutto, le notti del 2005.

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