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Birmania: fonti ONU, oltre 1000 Rohingya uccisi

L'eroina della libertà e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è stata molto criticata per il suo silenzio sulle atrocità commesse sui Rohingya Keystone/AP/WONG MAYE-E sda-ats

(Keystone-ATS) Oltre 1000 persone della minoranza musulmana dei Rohingya sono state uccise in Birmania da quando, alcuni mesi fa, è iniziata un’operazione militare contro di loro che ha costretto almeno 70’000 persone a fuggire dai loro villaggi.

Lo scrive il sito dell’agenzia Reuters, citando due diverse fonti dell’ONU di alto livello, che hanno chiesto l’anonimato. Queste dicono che finora il numero delle vittime è stato nettamente “sottostimato”.

L’operazione militare è stata denunciata dalla comunità internazionale quale vera e propria “pulizia etnica”.

Il portavoce presidenziale birmano Zaw Htay, citato dal sito Reuters, che ha la notizia in esclusiva, ha dichiarato che sulla base dei rapporti dei comandanti militari che opera nella zona – lo stato occidentale di Rakhine -, le vittime sarebbero non più di 100, uccise in un’operazione di contrasto alla guerriglia seguito ad un attacco di ‘militanti’ Rohingya contro un posto di polizia, lo scorso ottobre. Alla domanda se fosse vera la cifra di mille morti fornita dalle fonti Onu, il portavoce ha risposto alla Reuters: “Il numero è più grande di quello che abbiamo noi. Dobbiamo fare controlli sul terreno”.

Circa 1,1 milioni di musulmani di etnia Rohingya – non riconosciuta dal governo – vivono nello stato di Rakhine, nel nord-ovest della Birmania. Il governo birmano considera i Rohingya “immigrati clandestini” provenienti dal vicino Bangladesh.

Il governo guidato dall’eroina della libertà e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi ha dichiarato il mese scorso di voler indagare sulle atrocità denunciate da Onu e Ong, dopo mesi di silenzio. Ma molti ritengono che il governo in realtà abbia le mani legate e nessun potere sulle forze armate in base alla costituzione, scritta dagli stessi militari.

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