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Carnevale Rio censurato, no al politicamente scorretto

Un'immagine del 2015 mostra una ballerina di samba sfilare al carnevale di Rio de Janeiro (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/EPA EFE/ANTONIO LACERDA sda-ats

(Keystone-ATS) Niente più battutacce e frasi a doppio senso al carnevale di Rio de Janeiro: lo hanno deciso da quest’anno alcuni organizzatori dei ‘blocos de rua’ (le tradizionali sfilate di strada) per evitare che qualcuno si senta offeso o, peggio, discriminato.

Nel mirino sono entrati i testi (a dire il vero non sempre garbati) delle ‘marchinhas’ (marcette), le musiche cantate a squarciagola e ballate al ritmo di samba durante i tanti cortei in maschera sparsi per la città.

Entrano nella lista vietata le parole che fanno allusione al colore della pelle, all’orientamento sessuale, ma anche quelle dal contenuto considerato troppo spinto o violento.

Proibiti molti classici come ‘Maria Sapatao’ (definizione poco elegante di ‘lesbica’), oppure ‘Cabeleira do Zezé’ (espressione che prende di mira un presunto omosessuale). Mentre viene messo in discussione persino il termine ‘mulatta’, eternizzato dalla canzone-manifesto ‘Tropicalia’ composta da un mostro sacro come Caetano Veloso.

“Come rappresentanti di un gruppo femminista non possiamo ignorare testi che risultano offensivi”, si difende Renata Rodrigues, una delle organizzatrici del ‘bloco’ Mulheres Rodadas (Donne Mature). Un ragionamento analogo è stato fatto anche dal gruppo ‘Vem ca’, minha Flor’ (Vieni qua, Fiore mio). “Ci siamo resi conto che alcune canzoni sono razziste, maschiliste, discriminanti, e finiscono per imbarazzare o aggredire alcune persone. Nel dubbio abbiamo preferito escluderle”, spiega uno dei fondatori, Edu Machado.

Muore dunque la trasgressione al carnevale carioca? Per qualcuno imbavagliare la creatività potrebbe avere un effetto boomerang: aumentare ancor di più il gusto per l’irriverenza. “Il carnevale è il massimo momento di allegria e queste musiche furono composte quando il politicamente corretto non esisteva”, sostiene Pedro Ernesto, presidente di uno dei ‘blocos’ più numerosi e rispettati, il Bola Preta. “Togliere hit come ‘Cabeleira do Zezé’ significa uccidere la festa”, ha aggiunto.

Comunque vada, in attesa dell’inizio del carnevale vero e proprio, in programma a partire dal 24 febbraio, le strade della Cidade Maravilhosa sono già piene dei cosiddetti ‘folioes’. Perché il carnevale a Rio è soprattutto follia, appunto. Più che ardua, insomma, la missione di stabilire paletti e imporre regole risulta praticamente impossibile da queste parti.

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