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Colombia: l’accordo con le Farc apre nuova era di pace

Colombia: l'accordo con le Farc apre nuova era di pace (foto d'archivio). KEYSTONE/AP/FERNANDO VERGARA sda-ats

(Keystone-ATS) L’accordo di pace fra il governo di Bogotà e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), che sarà firmato domani a Cartagena, segna l’inizio di una nuova era per il Paese sudamericano, segnato con il sangue da una guerra civile durata più di mezzo secolo.

Per l’occasione il presidente colombiano, Juan Manuel Santos – che si è giocato la sua intera carriera politica nella trattativa di pace con la guerriglia – ha organizzato celebrazioni senza precedenti, con più di 2500 invitati alla cerimonia ufficiale, che si svolgerà nel cortile centrale del Centro di Conferenze di Cartagena, sulla costa caraibica della Colombia.

Quindici presidenti, 27 ministri degli Esteri – per l’Italia, il viceministro Mario Giro – il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon, la responsabile Ue per la politica estera Federica Mogherini e le massime autorità delle principali organizzazioni regionali e multilaterali saranno presenti all’appuntamento.

Un ruolo particolare è riservato al segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, che presiederà una cerimonia liturgica per la riconciliazione del popolo colombiano nella chiesa di San Pietro Clavier, nel centro storico di Cartagena, prima della firma dell’accordo. In tutte le chiese del Paese sono previsti riti e celebrazioni equivalenti, che si svolgeranno alla stessa ora.

Santos renderà anche omaggio alle forze armate e alla polizia nazionale, per ricordare “il loro contributo per l’ottenimento della pace e il sacrificio che hanno offerto per poter arrivare a questo momento storico”, secondo quanto ha annunciato il governo.

Anche i rappresentanti delle vittime del conflitto – decine di migliaia di morti, e oltre 29 milioni di rifugiati interni, la cifra più alta al mondo fino alla guerra in Siria – saranno presenti alla cerimonia, insieme alle più alte autorità nazionali e regionali.

Particolare rilievo sarà dato ai rappresentanti dei Paesi che hanno contribuito direttamente ai negoziati: Norvegia, dove è iniziata la trattativa; e Cuba, dove è finita, insieme ai Paesi latinoamericani che le hanno accompagnate, Cile e Venezuela, e quelli che le hanno appoggiate: Stati Uniti, Santa Sede, Unione Europea e Nazioni Unite.

Una volta siglata l’intesa fra governo e guerriglia, essa dovrà essere confermata dai cittadini colombiani, in un referendum che si svolgerà il prossimo 2 ottobre. Secondo il più recente dei sondaggi sulle intenzioni di voto, diffuso venerdì scorso a Bogotà, il ‘sì’ otterrebbe il 54% delle preferenze, contro il 34% per il ‘no’ e con un 12% di elettori ancora indecisi.

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