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CSt: “no” a norma federale contro la dissimulazione del viso

La convertita Nora Illi potrà continuare a girare così senza timore di multe fuori dal Ticino Keystone/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) Il Consiglio degli Stati è decisamente contrario ad iscrivere nella Costituzione federale un divieto di dissimulazione del viso analogo a quello introdotto in Ticino.

Con 26 voti contro 9 e 4 astenuti , la camera dei cantoni ha bocciato un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Walter Wobmann (UDC/SO).

Il popolo dovrebbe comunque esprimersi in merito, visto che un’iniziativa popolare è stata nel frattempo lanciata dal cosiddetto Comitato di Egerkingen.

L’atto parlamentare di Wobmann prevedeva un divieto di dissimulare o nascondere il proprio viso negli spazi pubblici, ad eccezione dei luoghi di culto. Secondo il testo, che riprendeva alla lettera quello accettato dal popolo ticinese nel 2013, nessuno può obbligare una persona a coprirsi il viso in ragione del suo sesso.

Nel settembre scorso il Nazionale – seppur di misura per 88 voti contro 87 e 10 astenuti – aveva approvato l’iniziativa parlamentare del democentrista solettese. Ma il peso politico dell’UDC alla Camera dei cantoni è molto meno importante.

Il “senatore” Thomas Minder (Indipendente/SH, ma appartenente al gruppo parlamentare democentrista) ha tentato invano di convincere il plenum a sostenere il testo. Minder ha sottolineato come, oltre al Ticino, altri Paesi europei quali il Belgio e la Francia hanno adottato disposizioni analoghe.

A suo avviso, “il burqa (velo integrale, ndr) e il niqab (velo che lascia scoperti soltanto gli occhi, ndr) sono discriminatori per le donne”. “Occorre inoltre combattere una forte islamizzazione della società”, ha aggiunto. Ma l’indipendente sciaffusano ha ottenuto soltanto pochi sostegni dalla Camera dei cantoni.

Esempio del Ticino

Filippo Lombardi (PPD/TI) è stato tra i pochi “senatori” che hanno appoggiato il testo. A suo avviso, “non si tratta soltanto di una disposizione contro il burqa, ma contro ogni dissimulazione del viso. Il presidente dell’Hockey Club Ambrì-Piotta ha messo in risalto come l’aspetto legato alla sicurezza sia altrettanto importante al fine di lottare contro “l’hooliganismo”.

Lombardi ha pure menzionato l’esempio del Ticino, dove la disposizione secondo la quale “nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (…)” non ha creato particolari problemi.

Dal canto suo, Fabio Abate (PLR/TI) si è schierato contro l’iniziativa parlamentare Wobmann. Per il “senatore” locarnese, come per altri oratori intervenuti, non è necessario legiferare a livello federale, considerato che il fenomeno della dissimulazione per motivi religiosi è piuttosto raro.

Secondo la maggioranza della Camera dei cantoni, inoltre, la competenza per la sicurezza e il disciplinamento del rapporto tra lo Stato e le confessioni religiose è dei cantoni: essi devono poter continuare a decidere in base alle loro esigenze, ha sottolineato Robert Cramer (Verdi/GE) a nome della commissione preparatoria.

Iniziativa popolare già lanciata

Senza attendere la decisione del Parlamento, il comitato di Egerkingen, fondato dall’ex consigliere nazionale Ulrich Schlüer (UDC/ZH) e dallo stesso Wobmann – quest’ultimo tra l’altro all’origine dell’iniziativa anti minareti, ndr. – ha promosso nel marzo 2016 l’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulazione del viso”. Avrà tempo fino al mese di settembre 2017 per raccogliere le 100’000 firme necessarie.

Per la cronaca, la città di Berna aveva inflitto al comitato di Egerkingen una multa di 500 franchi, perché aveva organizzato una manifestazione non autorizzata in occasione del lancio del testo. L’azione non era passata inosservata: alcuni dimostranti erano coperti con burqa mentre altri erano incappucciati con passamontagna. Il messaggio che il comitato intendeva trasmettere era quello “dei rischi” che la dissimulazione completa del corpo può comportare, senza contare la “violazione della libertà” generata dal velo.

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