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Dallas: killer un reduce accusato di molestie

Il killer odiava i poliziotti bianchi KEYSTONE/EPA/RALPH LAUER sda-ats

(Keystone-ATS) Incensurato. Reduce della guerra in Afghanistan, durante la quale una soldatessa lo ha accusato di molestie sessuali. Micah Johnson, il killer di Dallas, ha agito da solo: ha orchestrato l’attacco alla polizia spinto dall’odio verso i bianchi, soprattutto gli agenti.

Sul passato di Johnson, ucciso da un robot imbottito di esplosivo, emergono con il passare delle ore ulteriori dettagli. Nel periodo trascorso in Afghanistan come falegname nella 420ma brigata del Genio è stato accusato – secondo Bradford Glendening, il legale che gli era stato assegnato – di molestie sessuali. La soldatessa che aveva puntato il dito contro di lui aveva messo in evidenza che Johnson aveva bisogno un “aiuto psicologico”. E chiesto un ordine restrittivo nei suoi confronti. L’esercito aveva quindi avviato le pratiche per allontanarlo: “non piaceva ai suoi superiori, era chiaro da come ne parlava il suo comandante” ricorda Glendening.

Rientrato negli Stati Uniti, Johnson era tornato a vivere con la madre a Mesquite, vicino a Dallas: un’area tranquilla, dove i vicini lo ricordano come una persona tranquilla, non pericolosa. E proprio in casa aveva un arsenale: la polizia ha trovato materiale per costruire bombe, fucili, munizioni e giubbotti anti proiettili.

Sulla sua pagina Facebook, fatta sparire poco dopo il suo riconoscimento, aveva segnato come ‘Mi Piace’ due gruppi: le Black Panther e l’African American Defense League. In risalto anche una sua foto con Richard Griffin del gruppo rap Public Enemy. Griffin è salito alle cronache nel 1980 per i suoi commenti antisemiti.

Era un “simpaticone”, “non era certo un individuo violento” lo descrive l’amico e vicino di casa Israel Cooper. “Istruito” e “apolitico” secondo un amico, ma anche “molto consapevole dell’essere una persone di colore” secondo un altro. “Rideva e cantava durante l’assedio delle forze dell’ordine” ha detto una fonte di polizia a Nbc. Non sembrava nervoso e anzi, aveva confessato di essersi allenato in palestra in vista dell’agguato il cui obiettivo, per quanto riferito in quell’ultimo braccio di ferro, era di “uccidere bianchi, perché li odiava. E soprattutto poliziotti bianchi”.

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