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Francia: pestato e violentato dagli agenti, banlieue in fiamme

(Keystone-ATS) I tumulti e la rabbia degli emarginati delle periferie irrompe nella campagna elettorale per l’Eliseo. Théo, un ragazzo pestato dalla polizia, diventa il simbolo di quelle periferie per le quali l’ex premnier Manuel Valls parlava di apartheid.

Al suo capezzale in ospedale, da dove ha lanciato un appello ai suoi amici – “basta con la guerra” – è arrivato il presidente Francois Hollande. Mentre Marine Le Pen è andata in commissariato, a dare la sua solidarietà ai poliziotti.

Invischiata nei mille tentacoli degli impieghi parlamentari della moglie di Francois Fillon, la campagna elettorale, a meno di tre mesi dalla data delle elezioni, ha avuto un colpo di frusta. Ancora una volta, come nel 2007 quando i moti accompagnarono l’elezione di Nicolas Sarkozy, è bastata una scintilla per far scoppiare la guerriglia, che va avanti da tre notti consecutive: auto in fiamme, bande di ragazzi che vogliono “vendicarsi” sfasciando tutto, polizia che risponde con lacrimogeni e sparando colpi di arma da fuoco in aria.

Al centro dell’attualità c’è ormai Théo, un ragazzo finito in ospedale con gravi lesioni e una prognosi di 60 giorni. Lividi e, soprattutto, gravi ferite di manganello nella zona rettale, l’accusa certo più grave e impressionante. La sua foto con la faccia pesta e la maglia dell’Inter, mentre Hollande gli stringe la mano sul letto d’ospedale, ha fatto in breve il giro del mondo.

Mentre il presidente era in ospedale, Marine Le Pen ha fatto il giro di diversi commissariati della banlieue, portando la solidarietà sua e del Front National ai poliziotti e condannando le “sommosse”.

Il ragazzo ha lanciato un appello ai suoi amici chiedendo di ritrovare la sua città, Aulnay-sous-Bois, dove giovedì sera è stato pestato da quattro poliziotti ora in stato di fermo, “come l’ho lasciata”. “Non fate la guerra, restate uniti, ho fiducia nella giustizia”, sono stati i concetti espressi dal giovane, mentre si teme un’altra notte di auto in fiamme, cassonetti bruciati e guerriglia con la polizia.

“Grazie per questo messaggio – gli ha detto Hollande – per questa fiducia e per l’amore per la tua città”. Poco prima, davanti alle telecamere, il capo dello Stato era stato chiaro: “La giustizia è garante delle libertà e i cittadini devono capire che è la giustizia che li protegge se i loro diritti sono stati violati, se la loro integrità fisica non è stata rispettata, anche se da parte delle forze dell’ordine”.

Tre poliziotti sono in stato di fermo per violenze, uno per stupro. I fatti risalgono a giovedì scorso, quando un controllo di identità è degenerato e la scena, inquadrata dalle telecamere della videosorveglianza, ha incastrato gli agenti della polizia municipale. Si vede chiaramente uno degli uomini in divisa “dare un colpo di manganello in senso orizzontale al livello del fondo schiena” del ragazzo i cui “pantaloni erano scivolati a terra da soli”, secondo la ricostruzione degli agenti. Théo, da giovedì in ospedale per le gravi lesioni rettali, ha dichiarato che uno dei poliziotti gli ha “introdotto volontariamente il manganello nell’ano”. La diagnosi dei medici non sembra lasciare dubbi: “Ferita longitudinale del canale anale”, “lacerazione del muscolo sfintere”.

Le proteste si sono moltiplicate, da quella del sindaco, Bruno Beschizza – “la polizia è qui per proteggere i cittadini, non per umiliarli” – a quella, oggi, della donne di Aulnay. Che hanno sfilato in silenzio, con i bambini per mano, chiedendo la fine della tensione, meno presenza di agenti e lamentando che “i ragazzini qui scappano sempre quando sentono una sirena”.

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