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Gruppo Giardino promuove il referendum contro riforma dell’esercito

(Keystone-ATS) Il Gruppo Giardino, associazione “per un esercito di milizia forte”, come aveva anticipato ha promosso oggi il referendum contro la riforma dell’esercito, che ne prevede il dimezzamento. Deve raccogliere 50 mila firme entro il 7 luglio.

La riforma riduce gli effettivi dell’esercito a 100’000 persone. Troppo poco per garantire la sicurezza del Paese, dice il neocostituito “Comitato borghese per la nostra sicurezza – No al dimezzamento dell’esercito!”, che conta già oltre 80 personalità.

Il Gruppo Giardino, che si dice apartitico ed è composto di cittadini svizzeri per la maggioranza militi attivi o ex militi di ogni età e grado militare, denuncia quello che definisce un “notevole aumento degli errori che ci giungono quotidianamente dall’ambiente della politica di sicurezza”. La politica “non è in grado o semplicemente non vuole creare le condizioni quadro necessarie per l’esercito al fine di adempiere alle richieste dettate dalla Costituzione”.

In un periodo in cui la comunità internazionale, in particolare l’economia, si trova nella peggior crisi del dopoguerra – scrive il Gruppo Giardino nel suo manifesto – la corsa agli armamenti a livello mondiale ha raggiunto punte record e il diritto internazionale viene ignorato in modo grave; “non si vede nessuna istanza pronta a lottare per porre fine a questo disagio in Svizzera”.

Gli oppositori alla riforma dell’esercito, varata dal parlamento lo scorso 18 marzo, chiedono un apparato difensivo “forte e completamente equipaggiato che in caso di emergenza possa essere mobilitato velocemente con a disposizione la logistica necessaria”.

Chi analizza in dettaglio la revisione della legge – afferma François Villard, del comitato referendario, nota che “invece che di fronte ad uno sviluppo ci troviamo dinnanzi a una nuova riduzione dell’esercito”. Un altro membro del comitato, Willi Vollenweider, dichiara: “Crediamo che gli Svizzeri non debbano votare solo sul contrassegno autostradale o sul canone tv, ma anche sulla politica di sicurezza. Con questo referendum permettiamo alla popolazione di farlo e decidere se l’esercito di milizia debba essere ridotto o meno”. Lo stesso concetto è espresso da Martin Fricker, membro di “Pro Militia” che fa parte del comitato.

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