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Immigrazione: Cantoni vogliono contingenti maggiori da Stati terzi

Christoph Brutschin, presidente della Conferenza dei direttori cantonali dell'economia pubblica. Keystone/GEORGIOS KEFALAS sda-ats

(Keystone-ATS) I Cantoni chiedono alla Confederazione di aumentare i contingenti di quest’anno per la forza lavoro proveniente da Stati terzi (non UE o AELS) e di riportarli il prossimo anno al livello del 2014.

In Svizzera c’è urgente bisogno di ricercatori nel campo farmaceutico e di specialisti informatici, ma sino a fine anno rimangono a disposizione solo 89 permessi di dimora di tipo B e 532 di tipo L di breve durata, ha detto all’ats Christoph Brutschin, presidente della Conferenza dei direttori cantonali dell’economia pubblica (CDEP).

Diversi cantoni hanno esaurito da tempo i loro contingenti per gli Stati terzi, come gli USA. Ad esempio, a Basilea i 136 permessi di lavoro di tipo B erano stati completamente aggiudicati già a fine febbraio, a Zurigo a fine aprile e a Ginevra il mese scorso. Di conseguenza i cantoni devono ricorrere alla cosiddetta riserva federale

Una delegazione della CDEP intende discutere la questione con la ministra responsabile Simonetta Sommaruga, a capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). L’incontro dovrebbe avvenire a Berna questo mese o in ottobre, ha precisato Brutschin, confermando quanto riportato dai quotidiani “St. Galler Tagblatt” e “Neue Luzerner Zeitung”.

I cantoni auspicano che il Consiglio federale il prossimo anno riporti i contingenti per gli Stati terzi a livello del 2014, ossia a 8500 permessi (3500 di tipo B e 5000 di tipo L). Dopo l’accettazione dell’iniziativa Contro l’immigrazione di massa il governo ha ridotto i permessi a 6500, di cui 2500 per dimoranti.

Cantoni e datori di lavoro vogliono ritornare alla situazione precedente poiché temono svantaggi per la piazza industriale elvetica. Secondo Brutschin, la prassi attuale “mette in pericolo numerosi progetti di ricerca e sviluppo”, che costituiscono “i posti di lavoro del domani”. E “se questi programmi iniziano a Cambridge, Shanghai o Berlino invece che a Basilea, Zurigo o Ginevra, perdiamo delle occasioni”, ha aggiunto.

A Basilea l’industria farmaceutica si lamenta di non poter assumere abbastanza ricercatori provenienti da Stati terzi.

L’amministratore delegato di Hoffmann-La Roche, Severin Schwan, in luglio ha detto che senza sufficiente forza lavoro proveniente dall’estero l’azienda non potrebbe mantenere le proprie attività in Svizzera a livello attuale.

Il portavoce di Novartis, Satoshi Sugimoto, ha detto oggi che il colosso farmaceutico ha occupato tutti i posti possibili per i programmi essenziali, ma che si sente l’aggravamento della situazione riguardo ai contingenti degli Stati terzi.

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