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La Cina cresce meno, ma premier difende globalizzazione

La globalizzazione economica è nell'interesse fondamentale di tutti i Paesi, ha dichiarato il premier cinese Li Keqiang. KEYSTONE/EPA/WU HONG sda-ats

(Keystone-ATS) La Cina cresce meno ma molto probabilmente anche per il 2017 sarà suo il maggior contributo in termini di Pil a livello globale: si fermerà “intorno al 6,5% o di più se possibile nella pratica”.

Aprendo la quinta sessione del 12/mo Congresso nazionale del popolo (parlamento cinese), il premier Li Keqiang ha indicato un’altra limata – in nome della “stabilità economica” – dopo il 6,7% avuto nel 2016 e il 6,9% nel 2015, che era già il passo più debole degli ultimi 25 anni.

La “globalizzazione economica è nell’interesse fondamentale di tutti i Paesi”, ha aggiunto citando un tema che, con le spinte di protezionismo in avanzata nel mondo dopo l’arrivo alla Casa del presidente Donald Trump, può creare gravi grattacapi. La Cina “non modificherà l’impegno di promozione della cooperazione economica globale e confermerà il suo modello di interscambio multilaterale come primario canale del commercio internazionale”.

Pechino “è al punto cruciale e impegnativo del suo sforzo di sviluppo e ci sono molte sfide e problemi nell’economia”, ha osservato Li, rimarcando che “le difficoltà che abbiamo di fronte non sono da sottovalutare, ma restiamo fiduciosi possano essere superate”.

Tra i fattori primari, il passaggio dell’economia verso i nuovi assetti: da un modello spinto da export e manifattura a uno strutturato su servizi, consumi e innovazione. In uno scenario condizionato dal 19/mo Congresso del Pcc che si terrà in autunno con un robusto rinnovo dei massimi livelli, gli obiettivi per il 2017 includono deficit/Pil al 3% (2.380 miliardi di yuan, 345 miliardi di dollari), inflazione annua al 3%, oltre 11 milioni di nuovi posti di lavoro nelle aree urbane e disoccupazione sotto il 4,5%. Poi, taglio all’acciaio per 50 milioni di tonnellate e chiusura di impianti di carbone per 150 milioni di tonnellate.

Il premier ha fatto un annuncio che ha scosso la platea dei 3.000 delegati provocando uno degli applausi più partecipati: la cancellazione del roaming a cellulari e telefonate di lunga distanza, mentre i costi delle chiamate internazionali saranno tagliati e Internet Plus accelererà l’economia digitale.

“Rifaremo i nostri cieli di nuovo blu”, ha promesso Li con meno enfasi di 3 anni fa (“risoluta guerra all’inquinamento”), ma assicurando sforzi contro il Pm 2,5, le polveri sottili che causano gravi danni respiratori. Malgrado la crescita più lenta, la Cina proseguirà a modernizzare le forze navali e a snellire le forze armate con le riforme e il rafforzamento della “difesa marittima e aerea”. Il budget 2017 salirà del “7% circa” per la prima volta oltre i 1.000 miliardi di yuan (quasi 150 miliardi di dollari), come detto sabato alla vigilia del Congresso.

La Cina “si oppone con decisione e conterrà le attività separatiste” di Taiwan e “non le tollererà mai”: un monito alla presidente Tsai Ing-wen che non ha sposato il principio sulla “Unica Cina”. Lo stesso per le spinte autonomiste di Hong Kong: la “nozione di indipendenza non porterà da nessuna parte”. A poche settimane dal delicato voto sul nuovo chief executive, il rappresentante di Pechino nell’ex colonia, Li ha invitato al rispetto del principio “una nazione, due sistemi”.

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