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La libera circolazione non è indispensabile, deputato PLR ginevrino

La libera circolazione non è indispensabile, secondo un deputato PLR ginevrino (foto simbolica d'archivio). Keystone/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) La libera circolazione della persone non è indispensabile per la Svizzera e il modello “inizia ad avere più inconvenienti che vantaggi”, secondo il consigliere nazionale PLR Benoît Genecand.

La popolazione, sostiene il deputato ginevrino, non crede più all’attuale modello di crescita economica.

“Dire che questo modello porta solo benefici o che è buono in generale, non è esatto”, ha affermato in un’intervista pubblicata oggi da 24heures e Tribune de Genève. Anzi è in parte sbagliato, ha aggiunto precisando che la popolazione non accetta più “questa forma di pensiero unico degli ambienti economici”.

“Si fa finta di credere che se gli svizzeri hanno votato sì all’iniziativa dell’UDC, è perché hanno paura di perdere il lavoro. È una preoccupazione, certo, ma non è l’unica. La ragione principale riguarda il modello di sviluppo della Svizzera”, sostiene il ginevrino. A suo avviso la popolazione non è disposta ad accettare una crescita illimitata “a scapito del vivere insieme, dell’utilizzo dello spazio e degli equilibri sociali”.

“La libera circolazione è vantaggiosa per chi detiene il capitale”. “Il rovescio della medaglia è che l’accesso alla manodopera è troppo facile e questo non spinge le imprese a migliorare la loro produttività, à ripensare i loro processi o a diminuire i costi. Stanno perdendo una parte dei loro vantaggi”, ha spiegato il deputato riconoscendo che la sua posizione è “ultraminoritaria” nel PLR.

Denunciare l’accordo di libera circolazione “avrà di sicuro conseguenze, ma non sarà il caos”, la Svizzera potrà continuare ad essere prospera anche se ci sarà un rallentamento economico temporaneo, secondo Genecand.

Comunque la “prova di forza con l’Europa è ineluttabile”. La legge di applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa aggira il problema, ma l’Unione europea non accetterà a lungo di continuare con 200 accordi settoriali senza un accordo istituzionale. “Le cuciture stanno per cedere”, afferma.

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