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Lobby: associazione esclude cinque membri

La sala dei passi perduti di Palazzo federale KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) L’organizzazione dei lobbisti fa pulizia nei propri ranghi. In nome della trasparenza, la Società svizzera di public affairs (SSPA) ha escluso cinque membri che si rifiutavano di dichiarare correttamente il loro mandato.

“La rappresentazione degli interessi deve essere fatta in maniera trasparente, solo così è possibile evitare la corruzione”, afferma la SSPA in un comunicato odierno. L’obiettivo dichiarato è quello di creare un registro professionale per regolamentare l’accesso a Palazzo federale.

L’auto dichiarazione è obbligatoria per tutti i membri. Nelle ultime settimane, il comitato della SSPA ha effettuato verifiche e ha chiesto a venti membri un aggiornamento dei dati e comunicato ad altri cinque l’esclusione.

Il potere dei lobbisti sull’Amministrazione e sul Parlamento fa regolarmente discutere e la pressione per una maggiore trasparenza aumenta. Diverse iniziative parlamentari sul tema sono al momento discusse.

Dal suo canto, nel 2014 la SSPA ha adottato un codice di comportamento e ha nominato una commissione deontologica. Lo scorso marzo l’ex preposto alla protezione dei dati Hanspeter Thür è stato nominato al vertice di questa commissione.

Nello stesso mese l’organizzazione ha però anche rinviato di un anno la riforma del proprio regolamento, che mira ad ulteriore trasparenza. Per molti lobbisti è infatti difficile essere completamente trasparenti poiché lavorano per agenzie: queste invocano il segreto commerciale e la tutela dalla concorrenza.

Il caso Markwalder

Le polemiche sulla trasparenza erano scattate in particolare dopo un caso avvenuto nel giugno 2013, quando la consigliera nazionale Christa Markwalder (PLR/BE) aveva depositato un’interpellanza sulle relazioni tra la Svizzera e il Kazakistan – su incarico dell’agenzia di pubbliche relazioni Buson Marsteller – nella quale poneva al Consiglio federale diverse domande sul proseguimento dei rapporti tra i due Paesi.

Non sarebbe però stata lei a redigere il testo dell’atto parlamentare, ma la lobbista Marie-Louise Baumann. Questa agiva su incarico del partito kazako Ak Schol, che si dice di opposizione, ma in realtà è vicino al regime. La deputata, dopo aver salvato la propria immunità parlamentare, è anche sfuggita a un’eventuale sanzione disciplinare. Attualmente è presidente del Consiglio nazionale.

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