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Migranti: Amnesty, basta rinvii in Turchia, non sicura

Amnesty International "basta rinvii in Turchia, non è sicura" (foto d'archivio). KEYSTONE/AP/ANDRES KUDACKI sda-ats

(Keystone-ATS) Assoluta povertà, diritti violati, integrazione negata: così Amnesty International descrive in un rapporto diffuso oggi la situazione dei rifugiati in Turchia.

L’organizzazione umanitaria internazionale chiede all’Ue di “interrompere immediatamente i piani di rinvio dei richiedenti asilo sulla base della falsa pretesa che sia un ‘Paese sicuro'”.

“L’accordo Ue-Turchia è sconsiderato e illegale”, accusa John Dalhuisen, direttore per l’Europa e l’Asia centrale, definendo una “invenzione” che la Turchia sia capace di rispettare i diritti dei rifugiati.

Secondo Amnesty, le difficoltà dell’accoglienza nel “Paese che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo” (2,75 milioni di siriani e 400 mila tra iracheni, afgani e iraniani) erano “prevedibili”. I dati raccolti mostrano che solo il 4% delle 266 mila richieste di asilo registrate lo scorso anno dall’Unhcr sono state prese a carico. La maggior parte dei profughi, quindi, rimane “in un limbo legale, a volte per anni”.

Nel frattempo, solo il 10% dei siriani ha avuto accesso ai campi di accoglienza, mentre gli altri vivono dispersi per il Paese, spesso senza mezzi di sussistenza, come la quasi totalità dei profughi di altre nazionalità.

Per sopravvivere, molte famiglie fanno lavorare anche i bambini. Il lavoro minorile è definito “comune” tra i rifugiati, con casi registrati di bambini anche di 9 anni.

Inoltre, accusa l’ong, “la Turchia nega un pieno status di rifugiato, e con esso l’integrazione, a tutti i rifugiati non europei”. Due mesi fa, Amnesty aveva già accusato la Turchia di rimpatriare con la forza rifugiati in zone di conflitto o a rischio di violazioni dei diritti umani.

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