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Nasce un’alleanza contro il TTIP

L'alleanza contro il TTIP si è presentata oggi a Berna KEYSTONE/LUKAS LEHMANN sda-ats

(Keystone-ATS) In Svizzera comincia a mobilitarsi l’opposizione ai nuovi accordi di libero scambio intercontinentali. A Berna è stata presentata oggi l’alleanza “Insieme contro TTIP, TISA & Co.”. Lo scopo è lottare contro lo smantellamento della democrazia.

Il TTIP, ovvero il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, è un accordo di libero scambio fra Unione europea e Stati Uniti. Inizialmente la Confederazione sarebbe coinvolta solo marginalmente, ma per il Consiglio federale l’adesione è un’opzione da considerare. Il TISA è invece un accordo commerciale sugli scambi di servizi che viene attualmente negoziato da 50 Paesi, fra i quali la Svizzera. Le trattative avanzano a porte chiuse.

Ora un’alleanza di 12 organizzazioni – fra le quali PS, Verdi e Unione sindacale svizzera (USS) – alza la voce contro questi accordi. Entrambe le intese minacciano democrazia, ambiente, difesa dei lavoratori, protezione dei dati e servizio pubblico. In una lettera aperta al presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann, le associazioni chiedono che i cittadini vengano informati sui contenuti delle trattative e che i documenti vengano in ogni caso sottoposti a referendum.

L’alleanza presentata oggi non combatte il commercio, ha detto la consigliera nazionale Maya Graf (Verdi/BL) ai media a Berna. “Si tratta di lottare contro i contenuti di questi accordi”, che peggiorano le condizioni del commercio in una maniera inaccettabile.

“Sarebbe la fine del sistema democratico come lo conosciamo”, le ha fatto eco Caroline Beglinger, co-amministratrice dell’associazione traffico e ambiente (ATA). Le politiche sul trasporto pubblico non verrebbero ad esempio più prese in modo autonomo, con pesanti ripercussioni.

Lo stesso rischio si corre in ambito energetico. Il governo ha garantito che escluderà i settori di interesse pubblico dall’accordo. Tuttavia, secondo il Segretario generale del sindacato SSP/VPOD Stefan Giger, queste eccezioni verranno aggirate grazie ad appendici dell’intesa. Una di queste chiede neutralità energetica, questo significa che le centrali atomiche o a carbone avranno gli stessi diritti a sovvenzioni che le energie rinnovabili.

Fondamentalmente, le intese mirano a togliere ogni ostacolo al commercio. Per fare un esempio, in Svizzera gli alimenti devono essere etichettati e le norme sono severe, mentre negli Stati Uniti le informazioni ai consumatori non sono obbligatorie. Trattandosi di un ostacolo al commercio, gli obblighi verrebbero a cadere, ha spiegato Giger. I consumatori potranno quindi scegliere fra pollo svizzero o americano, senza sapere se quest’ultimo è stato bagnato nel cloro o se è stato nutrito con alimenti OGM.

Altri meccanismi minacciano poi la democrazia, secondo il direttore di Greenpeace Markus Allemann. Le aziende potrebbero infatti chiedere indennizzi agli Stati che inaspriscono le norme ambientali.

Il consigliere nazionale vodese Jean Christophe Schwaab (PS) ha sottolineato dal canto suo le conseguenze per i lavoratori: “gli accordi siglati con lo scopo di armonizzare gli standard hanno sempre come conseguenza la perdita di posti di lavoro nelle nazioni che applicano i criteri più elevati”, ha detto.

La linea d’azione dell’alleanza non è ancora definita del tutto, anche perché si sa molto poco degli accordi in questione. Ciò che è noto è stato appreso solo grazie a fughe di notizie. Le organizzazioni chiedono a Schneider-Ammann piena trasparenza, poiché è contro i principi democratici discutere accordi di tale portata in segreto.

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