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No a fiscalità imprese: voto anti establishment per la stampa

Stampa svizzera KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) La stampa elvetica si mostra oggi severa con la destra dopo il chiaro no popolare alla Riforma dell’imposizione delle imprese III.

Molti commentatori ravvisano nell’esito della votazione il malumore anti establishment che si sta facendo strada anche in Svizzera e criticano la campagna dei fautori, a cominciare dal ministro delle finanze UDC Ueli Maurer.

“Der Bund” e “Tages-Anzeiger” – Per i partiti borghesi il no alla RI imprese III “è una disfatta politica, per Ueli Maurer è una Waterloo personale. Dopo lo schianto del Gripen perde anche la sua seconda votazione di capitale importanza da consigliere federale”. L’idea di fondo era buona, ma la maggioranza borghese ha perso la misura rifiutando di compensare almeno in parte gli ammanchi fiscali causati dalla riforma rifacendosi sugli azionisti. La decisione popolare è anche “un colpo di avvertimento” in vista del voto sulla Previdenza per la vecchiaia 2020. “Il messaggio al parlamento” che viene dalla “débâcle” di ieri è: “non calcare ancora una volta troppo la mano”.

“Neue Zürcher Zeitung” – “Il risultato di domenica è in primo luogo l’espressione di una forte perdita di fiducia. Ancora non molto tempo fa i progetti superavano di solito l’ostacolo delle urne tranquillamente quando l’economia li riteneva tanto importanti come stavolta la riforma fiscale delle imprese”. L’economia e l’intero schieramento borghese, con in prima fila il consigliere Maurer, “si sono beccati con questo chiaro risultato un sonoro schiaffo”.

“Nordwestschweiz” – “‘Quel che è buono per l’economia è buono per il paese’: questa equazione non è più giudicata valida”. Già l’iniziativa contro i ‘salari abusivi’ dei manager nel 2013 e quella ‘contro l’immigrazione di massa’ nel 2014 “hanno evidenziato la disaffezione di ampie fette della società dall’economia” e la perdita di fiducia verso le élite. Ora è necessaria una capacità di autocritica: le grosse sfide che il paese dovrà affrontare “chiedono spesso misure impopolari. E queste non si possono attuare in un clima di diffidenza”.

“Luzerner Zeitung”, “St. Galler Tagblatt” – Questo no, come già il sì all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, non ha tanto a che fare con la complessità del tema in votazione: “che un paese profondamente borghese come la Svizzera respinga un simile progetto non si può spiegare così. Le cause sono più profonde: questo no è un voto contro la globalizzazione”. Esso è l’espressione di una diffidenza che da destra si esprime con un no ai migranti, da sinistra con un no ai conglomerati economici internazionali. È lo stesso terreno di coltura che ha prodotto la brexit in Gran Bretagna e Trump negli USA. La classe media, “un tempo garanzia di una politica economica e fiscale razionale”, è diventata “imprevedibile”.

“Basler Zeitung” -“La sinistra trionfa dall’A alla Z, ha fatto una buona campagna, ha perfino scoperto, cosa inusuale per il PS, la classe media”. Per contro “Economiesuisse non ha più la minima idea di come in Svizzera si possa far politica con successo”.

“Berner Zeitung” -Il voto di ieri è stato per il ministro delle finanze Ueli Maurer e l’intero Consiglio federale “una débâcle” che nessuno si aspettava così chiara. Il messaggio: “la concorrenza fiscale ha i suoi limiti”. E: “non ci lasciamo intimidire dalle minacce”.

“Blick” -L’intero spettro politico a destra della socialdemocrazia era unito. E poi ecco che arriva un 59,1% di no. “È un terremoto, un atto di sfiducia, una sollevazione contro le élite! Il 59,1 per cento dei votanti ha detto: non vi crediamo, non crediamo ai vostri calcoli, né alle vostre assicurazioni e tantomeno alle vostre minacce!”.

“24 Heures” -“È una disfatta di prima classe raramente vista nella politica svizzera”. La destra pensava di “poter caricare la barca a suo piacimento e di non tener conto delle compensazioni chieste dalla sinistra. Ha semplicemente dimenticato un attore: il popolo”.

“La Tribune de Genève” – Questo voto “segna una rottura netta tra la Svizzera ufficiale da una parte, quella che detta legge, che decide, che intraprende, e il popolo”. “In prima linea tra i grandi perdenti, Ueli Maurer e l’UDC (…) autoproclamata depositaria unica della volontà del popolo”. “Oggi la credibilità delle autorità è al livello più basso.”

“La Liberté” -“Una lezione per Ueli Maurer” e “quale rivincita per Eveline Widmer-Schlumpf!”: “l’ex consigliera federale ha vinto per k.o. la partita che la opponeva al suo successore alle Finanze”. “Denunciando una riforma squilibrata dai ritocchi del parlamento e dei cantoni, la madre del progetto ha di colpo istillato il dubbio nello spirito dei votanti”. La sua “influenza determinante” in questa campagna “è dovuta anche al fatto che la grigionese incarna una politica consensuale. Per contro, Ueli Maurer ha assunto da dilettante il ruolo di portavoce di una destra supponente”.

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