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Omosessuali maschi dovrebbero poter donare sangue

Ora potranno donare sangue anche i gay Keystone/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) Gli omosessuali maschi, contrariamente a quanto avviene oggi, dovrebbero poter donare il loro sangue. L’organizzazione Trasfusione CRS Svizzera inoltrerà nei prossimi giorni una richiesta in tal senso a Swissmedic.

Il cambiamento dovrebbe intervenire per parte della popolazione maschile omosessuale dal prossimo primo gennaio. Da dopodomani invece i gay potranno già donare le cellule staminali sanguigne.

Nel 2013 l’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici (Swissmedic) ha ribadito che gli uomini che dal 1977 hanno avuto rapporti sessuali con uomini rimangono esclusi dalla possibilità di donare sangue indipendentemente dal loro comportamento sessuale, ha ricordato Trasfusione CRS Svizzera in una conferenza stampa a Berna.

Il divieto è giustificato con il rischio di trasmissione di agenti patogeni come i virus dell’immunodeficienza umana (HIV, responsabile dell’Aids) e dell’epatite B e C.

Per Trasfusione CRS Svizzera (istituzione facente capo alla Croce Rossa svizzera/CRS che con i Servizi trasfusionali regionali garantisce l’approvvigionamento di sangue nella Confederazione), una tale esclusione totale, peraltro giudicata discriminatoria dalle organizzazioni che difendono gli interessi degli omosessuali, non si giustifica. Il divieto di donare sangue dovrebbe invece essere associato a criteri oggettivi di rischio.

Trasfusione CRS rinuncia del resto a utilizzare i termini gay od omosessuale preferendo l’acronimo MSM (dall’inglese men who have sex with men, ossia uomini che hanno rapporti sessuali con uomini), che comprende ad esempio anche gli uomini bisessuali ed esclude invece gli omosessuali che praticano l’assoluta astinenza sessuale, ha tenuto a sottolineare all’inizio della conferenza stampa Rudolf Schwabe, direttore generale di Trasfusione CRS.

Nei prossimi giorni Trasfusione CRS presenterà a Swissmedic una proposta: in un primo tempo, da gennaio 2017 i gay dovrebbero essere accettati per la donazione di sangue a condizione che non abbiano avuto rapporti sessuali per dodici mesi, ha detto Anita Tschaggelar, della direzione di Trasfusione CRS.

A lungo termine l’organizzazione auspica una valutazione caso per caso di ogni potenziale donatore omosessuale. Ai candidati non verrà più posta preventivamente la domanda sul loro orientamento sessuale, come avviene oggi.

Sarebbe più opportuno rinviare il donatore (nella maggior parte dei casi solo temporaneamente) in base al suo comportamento concreto, a prescindere dal suo orientamento sessuale, ha sostenuto Schwabe. L’elaborazione di questi criteri è tuttavia complessa e una nuova pratica non potrebbe essere avviata, previa intesa con le autorità, prima del 2018.

La Svizzera si allineerebbe alla pratica adottata negli ultimi anni da molti Paesi tra cui tra cui Stati Uniti, Italia, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Australia e Giappone, ha aggiunto Tschaggelar. Trasfusione CRS sostiene da anni un adeguamento delle disposizioni nella Confederazione.

Tra gli omosessuali il tasso di prevalenza dell’HIV è di circa il 10%, tra gli eterosessuali dello 0,3%. Uno studio australiano ha però mostrato che l’autorizzazione di donare il sangue un anno dopo l’ultima relazione sessuale tra uomini non ha fatto crescere il rischio di trasmissione del virus.

Il Consiglio federale lo scorso autunno ha mostrato disponibilità nei confronti di un allentamento delle regole di sicurezza, ma ha ricordato che i garanti della qualità sono i dodici Servizi trasfusionali regionali in cui è suddivisa la Svizzera.

Se in ambito di donazione del sangue la legge assegna la competenza di decidere sulle procedure a Swissmedic, in quello di donazione delle cellule staminali sanguigne – utilizzata soprattutto per ammalati di leucemia – Trasfusione CRS è l’autorità competente. Da dopodomani entreranno in vigore nuovi criteri, analoghi a quelli che l’organizzazione auspica per per il sangue nel suo insieme.

La domanda sull’orientamento sessuale non verrà più posta e un potenziale donatore, poco importa che sia omosessuale o eterosessuale, verrà assegnato a uno dei quattro gruppi di rischio (da “normale” a “rischio alto”) in funzione del suo comportamento sessuale.

Saranno escluse dalla possibilità di donare solo le persone a “rischio alto” ossia in particolare quelle “che negli ultimi dieci anni si sono iniettati droghe per via endovenosa” e quelle “che negli ultimi dodici mesi hanno avuto più di due rapporti sessuali a pagamento, indipendentemente dal fatto che fossero eterosessuali od omosessuali”, ha spiegato Schwabe.

Malgrado i campioni di sangue donato vengano analizzati per identificare agenti patogeni, il ricevente è esposto a un rischio. La causa è la cosiddetta finestra diagnostica, ossia il periodo che intercorre tra il contagio e il momento in cui esso può essere accertato con sicurezza per mezzo di un test specifico.

La finestra, grazie ad analisi sempre più efficaci, si è ridotta ma non è scomparsa: per l’HIV può raggiungere i sette giorni e per l’epatite B e C è rispettivamente di 20 e circa cinque giorni, ha spiegato Tschaggelar.

In un comunicato, la Federazione svizzera dei gay (Pink Cross) ha reagito con grande soddisfazione all’iniziativa di Trasfusione CRS.

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