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Pe: per controlli più severi su armi fuoco, Svizzera toccata

Parlamento europeo per controlli più severi su armi da fuoco, Svizzera toccata (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Controlli più severi sulle armi a salve e su quelle non adeguatamente disattivate, come quelle usate al Bataclan di Parigi, e obbligo per gli Stati membri dell’Ue ad avere un sistema di monitoraggio per il rilascio o il rinnovo delle licenze.

Sono tra i punti principali dell’aggiornamento alla direttiva sulle armi da fuoco del 1991, approvato oggi dalla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo e che avrà ripercussioni anche in Svizzera in quanto Paese membro dello Spazio Schengen.

Il testo ha ricevuto 491 voti a favore, 178 contrari e 28 astensioni. Sono previsti anche controlli più stringenti su alcune armi semi-automatiche. Rimosse invece le parti più restrittive per cacciatori e sportivi.

La revisione della direttiva era stata proposta dalla Commissione europea il 18 novembre 2015, pochi giorni dopo la seconda strage di Parigi. A dicembre era stato raggiunto un compromesso tra Parlamento e Consiglio, apparso al ribasso, soprattutto perché era stata stralciata la proposta di vietare in maniera totale armi semiautomatiche come kalashnikov e fucili d’assalto, e quella di vietare i caricatori con capacità superiore a 10 colpi.

Il testo votato oggi, per entrare in vigore, dovrà ora ricevere l’approvazione formale del Consiglio europeo.

“Limitazioni” in Svizzera

Le misure decise in ambito Ue dovrebbero valere anche per la Svizzera in quanto Paese membro dello Spazio Schengen.

Un anno fa, il 10 marzo 2016, la ministra di giustizia elvetica Simonetta Sommaruga aveva assicurato che “l’Unione europea non vieterà il fucile d’assalto in Svizzera” e che i cittadini potranno continuare a tenerlo a casa al termine del servizio militare.

Tuttavia, secondo Catherine Maret dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), citata oggi dal “Blick” online, con la decisione odierna del Parlamento europeo ci saranno comunque in futuro alcune “restrizioni”, come la limitazione a dieci cartucce per caricatore o il dovere di far parte di un’associazione. Inoltre la Svizzera dovrà istituire un nuovo registro delle armi.

La portavoce di Fedpol ha aggiunto che fra due settimane le decisioni di Strasburgo dovrebbero essere avallate dai ministri di giustizia dello Spazio Schengen. La Svizzera dovrebbe in seguito adottarle “con la riserva dell’approvazione parlamentare”. Successivamente, il Consiglio federale dovrà esporre alle Camere in quale modo le nuove direttive dovrebbero essere attuate nella legislazione elvetica.

Per questa attuazione rimangono alla Svizzera due anni, scrive il “Blick”, rilevando che le decisioni di Strasburgo sono politicamente “materiale infiammabile” in Svizzera, a cominciare dalla grandezza dei caricatori dei fucili d’assalto dell’esercito, che hanno spazio per 20 proiettili.

Sempre sul “Blick” Dora Andres, presidente della Federazione sportiva svizzera di tiro (SSV) ed ex consigliera di Stato bernese del PLR, già annuncia decisa: “Lanceremo il referendum”. Se il popolo dovesse dare ragione all’associazione dei tiratori, la permanenza della Svizzera nello Spazio Schengen sarebbe rimessa in questione, rileva il giornale.

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