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Presunto jihadista di Winterthur rilasciato da carcere preventivo

(Keystone-ATS) “L’Emiro di Winterthur”, presunto jihadista considerato una figura-chiave nei circoli islamisti della città zurighese e arrestato un anno fa, è uscito dal carcere preventivo.

La notizia, diffusa oggi dall’emittente locale Radio Top, è stata confermata all’ats dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC).

Stando a Radio Top, nei confronti dell’uomo sono state decise misure sostitutive. Interpellata dall’ats, la Procura federale non ha voluto precisare quale tipo di regime sia stato fissato. La decisione di rilasciare l’uomo è stata presa dal tribunale dei provvedimenti coercitivi: se l’imputato non rispetterà tali misure dovrà tornare immediatamente in carcere.

L'”emiro”, figlio di un italiano e di una donna della ex Jugoslavia, si è convertito anni fa all’Islam. È sposato e padre di una bambina di quattro anni. I suoi genitori vivono anch’essi a Winterthur.

Il MPC ha avviato un’inchiesta penale nei suo confronti per sostegno ad un’organizzazione criminale e per violazione della legge federale che vieta al-Qaida e lo Stato islamico. È stato arrestato il 16 febbraio dello scorso anno e da allora si trovava in detenzione preventiva.

L’uomo ha ammesso di essersi recato in Siria alla fine del 2013 e di aver soggiornato ad Aleppo, in un campo vicino a zone di combattimento. Ha anche affermato di aver assunto un servizio di guardia negando tuttavia di aver partecipato a combattimenti. Gli inquirenti sono però in possesso di numerose foto nelle quali egli posa in tenuta da combattente.

Secondo il Tribunale penale federale di Bellinzona, che a fine dicembre aveva prorogato la detenzione preventiva a causa del pericolo di fuga, l’esame di conversazioni che l’imputato ha avuto su social network e dichiarazioni di diversi testimoni rafforzano i sospetti. È stato inoltre confermato che appoggia la jihad militante, si leggeva nella sentenza.

L’uomo non era un semplice frequentatore della moschea An’Nur di Winterthur, spesso citata dai media come luogo di radicalizzazione di giovani partiti per la guerra santa islamica (jihad) in Siria nei ranghi dello Stato islamico Isis. Egli avrebbe infatti avuto stretti contatti con imam della moschea e sarebbe stato “una persona di rispetto per giovani nel processo di radicalizzazione”, tanto da autodefinirsi “emiro”.

Avrebbe ammaestrato i giovani discepoli nella moschea o davanti ad essa, ma anche in diversi centri di fitness e in una palestra di arti marziali della città zurighese. L’uomo avrebbe avuto un ruolo centrale anche nella rete di distribuzione gratuita del Corano nelle piazze denominata “Lies!” (“Leggi!”).

Dal suo arresto altri procedimenti penali sono stati avviati contro coimputati. L’uomo è anche oggetto di un procedimento per truffa e altre infrazioni che è stato aperto nel cantone di Zurigo.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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