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Qualità dei messaggi governativi, critiche del CDF

Palazzo federale KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Troppo spesso il Consiglio federale non valuta a sufficienza le conseguenze dei suoi progetti e la Cancelleria dovrebbe stare più attenta.

Lo dice un rapporto del Controllo federale delle finanze (CDF) pubblicato oggi, che ha esaminato 50 messaggi tra il 2007 e il 2014.

All’origine di questa valutazione dei messaggi governativi vi è la stima errata fatta sulle conseguenze finanziarie della seconda riforma dell’imposizione delle imprese, approvata dal popolo nel 2008, riforma che mirava ad attenuare le doppia tassazione e sostenere le piccole e medie imprese (PMI).

Nel suo messaggio nel 2005 il Consiglio federale aveva stimato le perdite nell’ordine di 40 milioni di franchi per la Confederazione e di 460 milioni per i cantoni. Con il tempo lo Stato avrebbe perfino dovuto guadagnarci, ma alla fine è emerso che il deficit ammonta a diversi miliardi di franchi.

Il rapporto pubblicato oggi tuttavia non ha nulla a che vedere con la terza riforma sulla quale il popolo voterà domenica, ha insistito Michel Huissoud, direttore del CDF: la decisione di effettuare l’esame è stata presa nel 2013, quando il governo non aveva ancora adottato il progetto.

Dopo aver analizzato i messaggi il CDF conclude che la loro qualità lascia a desiderare: troppe valutazioni non sono state fatte, sono risultate tardive o insufficienti per l’importanza del progetto trattato. Inoltre, i giuristi che redigono i messaggi non sono formati a dovere e non sono abbastanza numerosi.

Nel 60% dei casi non è stata effettuata alcuna analisi; sei di essi sono stati giudicati “problematici”. Facendo parte dei messaggi importanti essi avrebbero richiesto un’analisi approfondita. È il caso, ad esempio, della riforma dell’assicurazione contro la disoccupazione, della partecipazione elvetica ai programmi di ricerca europei, o della riforma “Swissness”.

Infine, il 15% dei messaggi governativi sono nettamente insufficienti e il 30% non analizzano a dovere le conseguenze per i cantoni, fa rilevare Emmanuel Sangra, uno dei responsabili del progetto.

Il CDF ha esaminato anche casi particolari, tra cui l’introduzione del principio del Cassis di Digione e il progetto di sgravio fiscale delle famiglie con bambini. Nel primo caso i due miliardi di risparmi promessi ai consumatori non hanno potuto venir dimostrati. Per il Controllo delle finanze esiste “un rischio di strumentalizzazione politica delle analisi prospettive”.

Problemi sono stati sollevati anche per ciò che concerne la riforma volta a introdurre deduzioni fiscali nella cura di bambini affidati a terze persone. L’amministrazione federale delle contribuzioni si attendeva un deficit di 360 milioni all’anno, ma alla fine il mancato guadagno è stato soltanto di 60 milioni.

“Il comportamento delle famiglie nella scelta su chi affidare i propri figli è stata valutata male”, secondo Emmanuel Sangra. Soltanto un genitore su cinque ha utilizzato la deduzione fiscale, per cifre più basse di quanto stimato. “Riteniamo che l’amministrazione avrebbe fatto meglio se avesse interrogato i genitori”.

Altra considerazione del CDF: i benefici e i costi per l’economia e la Confederazione sono quelli che attirano la maggiore attenzione, mentre quelli per la società e l’ambiente vengono sovente tralasciati. Nel 71% dei casi essi sono valutati in modo insufficiente. “Gli uffici federali redigono i messaggi in funzione dei destinatari finali, i parlamentari”, scrive il CDF.

Ma proprio i parlamentari cominciano a dubitare dell’affidabilità dei messaggi governativi: sono state infatti approvate due mozioni volte a far intervenire un controllo esterno. Tuttavia, secondo il CDF, ricorrere a un ente esterno sarebbe troppo costoso. Raccomanda quindi di dare più potere alla Cancelleria federale, che già esercita un controllo sulla forma, ma che dovrebbe farlo pure sulla sostanza.

Il governo si oppone a una simile soluzione, ma ha promesso di riflettere nell’ambito dell’applicazione delle due mozioni, entro l’autunno. Ha incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) di sottoporgli delle proposte per rafforzare il più possibile il controllo della qualità delle sue previsioni.

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