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Riapre il Louvre, assalitore non più in pericolo di vita

Riapre il museo del Louvre a Parigi. KEYSTONE/AP/KAMIL ZIHNIOGLU sda-ats

(Keystone-ATS) Prove di normalità al Louvre: a meno di 24 ore dall’assalto col machete il museo più visitato al mondo ha riaperto i battenti.

Malgrado il freddo e la pioggia, dalle 9:30 visitatori e turisti si sono messi ordinatamente in fila sul piazzale della celebre Piramide in attesa di passare i controlli e accedere al museo. La direzione ha precisato che non sono state assunte “particolari misure di sicurezza” oltre a quelle già in vigore del piano antiterrorismo Vigipirate.

Intanto, dall’ospedale Georges Pompidou giungono notizie positive sulle condizioni di salute dell’assalitore che ieri mattina intorno alle 9:50 si è scagliato al grido di ‘Allah Akbar’ contro una pattuglia di 4 militari ferendone leggermente uno al cuoio capelluto. Non è più in pericolo di vita. Per fermarlo un collega dell’operazione Sentinelle ha aperto il fuoco ferendolo gravemente all’addome.

L’assalitore è stato subito ricoverato e sottoposto a un’operazione chirurgica. Fonti mediche hanno fatto sapere che è ancora presto per poterlo interrogare. Dal Cairo, fonti del ministero dell’Interno hanno confermato all’Ap che si tratterebbe di Abdullah Reda Refaie al-Hamahmy. Dagli elementi raccolti – aggiunge la fonte anonima egiziana – non risulta che avesse la fedina penale sporca o militasse per gruppi islamici radicali. Intervistato dalla stampa internazionale, il padre del sospetto, Reda El-Hamahmy, ha garantito che il figlio non aveva mai dato segni di radicalizzazione. Ex generale della polizia egiziana in pensione, ha confermato che il figlio è residente negli Emirati arabi uniti, direttore commerciale a Carjah, sposato con una donna incinta e un bimbo di 7 mesi. “Era in viaggio d’affari (a Parigi, ndr). E alla fine è andato a visitare il museo. Doveva partire oggi”.

Sotto choc, sembra quasi non credere ai sospetti che pesano sul ragazzo. “La versione del governo francese non è logica. È alto 1 metro e 65 cm e avrebbe attaccato quattro guardie?”, si chiede scettico, prima di ipotizzare “una costruzione creata dal governo francese per giustificare il fuoco dei soldati”. “Tutto quello che voglio è la verità”, conclude intervistato da un tv di Dubai.

Ieri, da Malta, il presidente francese François Hollande, ha detto che “non ci sono dubbi” sulla natura terroristica dell’attacco su cui indaga, tra l’altro, la procura antiterrorismo guidata da François Molins. Il procuratore ha riferito che i due machete sono stati acquistati in un’armeria nella zona della Bastiglia. Dal suo arrivo a Parigi da Dubai, il 26 gennaio, avrebbe sborsato 1.700 euro per soggiornare in un appartamento dell’ottavo arrondissement, tra le zone più chic della capitale, a due passi dalle vetrine scintillanti dell’Avenue Montaigne e dagli Champs-Elysées.

Prima di passare all’azione avrebbe postato sul suo profilo Twitter – ‘Abdallah El-Hamahmy – almeno dieci messaggi. Tra questi avrebbe scritto in arabo: “Non c’è negoziato possibile, nessun compromesso, non c’è pace nella guerra… la battaglia sarà implacabile”. In un altro tweet pare fosse citato un versetto del Corano in cui si promette il paradiso a chi sceglie il martirio. Un suo amico dice di conoscerlo da “quando si è diplomato”. Abdallah, si ricorda il ragazzo, era partito per gli Emirati dopo la laurea in giurisprudenza all’università di Mansura in Egitto. Quanto ai suoi cinguettii su Twitter “non li avevo mai notati, se non dopo l’incidente. È come se fosse una persona diversa, come se il suo profilo fosse stato piratato”.

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