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Ridurre gli ostacoli per l’assunzione di rifugiati, rapporto SEM

Rifugiati al lavoro KEYSTONE/TI-PRESS/FRANCESCA AGOSTA sda-ats

(Keystone-ATS) Molti datori di lavoro sarebbero disposti ad assumere rifugiati, ma devono affrontare ostacoli. Un rapporto della SEM propone di migliorare le informazioni, come pure di valutare l’introduzione di incentivi finanziari.

L’integrazione dei rifugiati e delle persone ammesse provvisoriamente è una delle priorità nell’attività della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ha detto oggi il suo direttore Mario Gattiker davanti ai media riuniti a Berna.

Il 70% circa di queste persone potrebbero integrarsi in modo duraturo nel mondo del lavoro e sopperire ai loro bisogni. L’integrazione di queste circa 90’000 persone ha tuttavia un costo e “non sarà possibile senza la collaborazione dei datori di lavoro e dell’economia, ha sottolineato Gattiker.

Per meglio mettere a fuoco la situazione, l’ex ambasciatore straordinario per la cooperazione internazionale in materia di migrazione, Eduard Gnesa, ha condotto negli scorsi mesi 55 interviste con datori di lavoro, partner sociali, associazioni di categoria, autorità ed esperti del settore. Dai colloqui è emerso che la maggior parte dei datori di lavoro è “senz’altro disposta a formare e impiegare” e rifugiati riconosciuti e le persone ammesse a titolo provvisorio.

Sono tuttavia emersi degli ostacoli: i datori di lavoro dispongono di scarse informazioni sulle condizioni di occupazione di queste persone e “temono di dover affrontare procedure burocratiche troppo impegnative e finanziariamente onerose”. Nutrono inoltre “preoccupazioni per quanto riguarda le loro qualifiche professionali”.

Sulla base di questi riscontri, il delegato ai rifugiati e all’economia ha consegnato un rapporto con una serie di raccomandazioni. Si tratta in particolare di attivare una piattaforma informativa e di organizzare una tavola rotonda per i datori di lavoro. Occorrerebbe inoltre mettere in pratica una valutazione precoce dei potenziali e delle capacità lavorative dei rifugiati e delle persone ammesse provvisoriamente e organizzare un accompagnamento attraverso dei “job coach”.

Queste misure – sottolinea la SEM in una nota – sono già previste dalla cosiddetta Agenda Integrazione Svizzera, concordata nell’aprile di quest’anno da Confederazione e Cantoni e la cui applicazione è prevista dal 2019.

Incentivi finanziari per i datori di lavoro

L’esperto va però oltre e formula una raccomandazione destinata a far discutere. Chiede di valutare, in collaborazione con la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), i cantoni e “possibilmente con i partner sociali”, l’introduzione di incentivi finanziari per i datori di lavoro che permettano di far fronte all’onere “connesso all’assistenza particolare di cui abbisognano queste persone”.

L’obiettivo è di ridurre gli ostacoli all’assunzione di rifugiati e di persone ammesse provvisoriamente e garantire loro “pari opportunità” nei confronti di altre persone che riscontrano difficoltà analoghe ad inserirsi nel mondo del lavoro, come ad esempio i disoccupati, i beneficiari dell’AI o le persone che hanno esaurito le indennità di disoccupazione.

Gnesa ha citato come esempio positivo il canton Grigioni, dove una guida per i datori di lavoro ha introdotto degli “assegni per il periodo di introduzione” al lavoro che ne hanno fatto il cantone all’avanguardia in materia di integrazione dei rifugiati. A ciò hanno contribuito anche i molti impieghi nel settore turistico, ha rilevato Eduard Gnesa.

Questa integrazione non deve però favorire il dumping sociale, ha sottolineato il direttore Gattiker. Per questo è importante dialogare con i partner sociali.

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