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Riforma esercito: fallito referendum, nuovo partito?

(Keystone-ATS) È fallito il referendum lanciato contro la riforma dell’esercito. Il comitato promotore ha indicato oggi di essere riuscito a raccogliere poco più di 40’000 firme, 10’000 in meno del necessario.

Il presidente del Gruppo Giardino di cui è emanazione, deluso del comportamento dei partiti borghesi, preconizza ora la fondazione di un nuovo “partito della sicurezza”.

Il termine per la raccolta delle firme scade domani. Il “Comitato borghese per la nostra sicurezza – No al dimezzamento dell’esercito!” attribuisce in una nota l’insuccesso soprattutto alla insufficiente informazione dei cittadini.

La riforma votata lo scorso 18 marzo dal parlamento riduce in particolare gli effettivi dell’esercito a 100’000 persone. Troppo poco per garantire la sicurezza del Paese, secondo il comitato, dietro il quale sta il Gruppo Giardino, associazione “per un esercito di milizia forte” fondata nel maggio 2010 e composta in buona parte da militi attivi o ex militi di ogni età e grado militare.

In una intervista al “Blick” pubblicata nell’edizione online il presidente del Gruppo Giardino Willi Volleweider deplora che sia mancato l’impegno al di fuori della sua associazione. Egli si dice soprattutto deluso dell’atteggiamento dell’UDC svizzera in cui milita (è consigliere comunale e granconsigliere a Zugo) e della Società svizzera degli ufficiali, decisamente contraria al referendum.

La riforma approvata dal parlamento prevede un esercito più piccolo – dai 200 mila soldati attuali a 100 mila, 140 mila con le riserve – ma meglio equipaggiato e in grado di essere mobilitato in tempi rapidi (35 mila soldati in dieci giorni e l’intero esercito in venti). La scuola reclute durerà 18 settimane, invece delle attuali 21, cui si aggiungeranno sei corsi di ripetizione di tre settimane ciascuno.

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