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Russia: sondaggi, partito di Putin vincente ma in calo

Sempre vincente ma un po' meno: il presidente russo Vladimir Putin Keystone/AP POOL SPUTNIK KREMLIN/ALEXEI DRUZHININ sda-ats

(Keystone-ATS) Nella Russia di Putin sarà ancora una volta il partito di Vladimir Putin a vincere le elezioni, aggiudicandosi la maggior parte dei 450 seggi della Duma in palio nelle legislative di domenica.

Resta però da vedere di che tipo di vittoria si tratterà per Russia Unita: stando ai sondaggi, il partito dello ‘zar’ è infatti in calo, forse a causa della crisi economica che attanaglia il Paese, suggeriscono gli esperti.

Ma ha un certo peso anche l’affievolirsi del cosiddetto “effetto Crimea”, che dopo l’annessione della penisola da parte di Mosca nel 2014 aveva portato alle stelle la popolarità di Putin in patria.

Secondo il centro demoscopico Levada – considerato indipendente e (non per niente) recentemente bollato dal Cremlino come “agente straniero” – Russia Unita dovrebbe raccogliere circa la metà dei voti: un bel salto indietro rispetto al 57% dello scorso luglio.

E, visto il trend, la decisione di anticipare il voto da dicembre a settembre alla fine non potrà che giovare al partito di Putin.

In generale, comunque, i sondaggi danno Russia Unita saldamente in testa con un’ampia fetta di preferenze che oscilla tra il 50 e il 59%. Poco male per il Cremlino, verrebbe da dire.

Del resto alle legislative del 2011 – che fecero scendere in piazza migliaia e migliaia di russi scandalizzati per i brogli elettorali – Russia Unita prese il 49,3% dei voti.

Il fatto è che – stando a Levada – meno di un russo su tre è pronto a votare per il partito di governo, e se alla fine i risultati di queste elezioni – vero banco di prova in vista delle presidenziali del 2018 – saranno più rosei per Russia Unita è solo perché si prevede un’affluenza alle urne da minimo storico.

Secondo l’istituto demoscopico Vtsiom (vicino al Cremlino), probabilmente solo il 45% dei 111 milioni di aventi diritto si recherà alle urne negli oltre 95.000 seggi elettorali che saranno allestiti nel territorio del Paese più vasto del mondo.

In ogni caso è difficile che l’affluenza superi il 50%. Inoltre gioca a favore del governo anche il sistema elettorale misto reintrodotto in Russia da poco: metà dei seggi saranno assegnati col proporzionale, ma l’altra metà nei collegi uninominali più facilmente controllabili dal potere.

Al contrario di cinque anni fa però il Cremlino questa volta sembra aver intenzione di giocare pulito, o almeno non troppo sporco. Appare ai più come una garanzia di trasparenza la nomina a presidente della Commissione elettorale centrale dell’ex commissaria ai Diritti Umani, Ella Pamfilova, che si è già detta pronta a dimettersi se le elezioni saranno “un fiasco”.

In Russia comunque l’Election Day – domenica oltre che per la Duma si vota per 39 consigli “regionali” e 5.000 consigli comunali – si sta avvicinando quasi senza colpo ferire, e anche la campagna elettorale si è svolta decisamente sottotono.

Alla fine tanto vincerà Russia Unita, sostenuta non solo dalla maggior parte dei mass media (tv in testa) ma anche dallo stesso Putin, che ne aveva formalmente lasciato il timone a Medvedev dopo essere tornato sulla poltrona di capo di Stato.

“Per il partito del presidente” recita adesso senza giri di parole lo spot elettorale del movimento, che gode di una popolarità di certo inferiore rispetto a quella del suo potente leader.

Per quanto riguarda gli altri partiti, potrebbero guadagnare posizioni i liberaldemocratici dell’istrionico nazionalista Vladimir Zhirinovski, che Levada dà al 14%. Si tratta comunque di una sedicente opposizione alquanto benevola nei confronti del Cremlino. Gli unici due partiti davvero d’opposizione, Parnas e Iabloko, sembrano invece destinati a restare ben al di sotto della soglia di sbarramento del 5%.

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