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Servizio pubblico: servizio diminuisce ma prezzi su, bisogna agire

(Keystone-ATS) Le prestazioni del cosiddetto “service public” diminuiscono, i suoi prezzi aumentano e la popolazione protesta. La tendenza può però essere invertita approvando l’iniziativa popolare lanciata dalle riviste per consumatori Spendere Meglio, K-Tipp, Saldo e Bon à Savoir.

Il testo, a loro dire, permetterà infatti al servizio pubblico di offrire prestazioni di qualità a un prezzo ragionevole.

Oggi i cittadini pagano sempre di più per prestazioni inferiori. In una conferenza stampa a Berna Peter Salvisberg, membro del comitato d’iniziativa, ha fatto due esempi: in caso di trasloco, per il cambiamento d’indirizzo nel 2000 la Posta fatturava 10 franchi, oggi 60; un biglietto andata e ritorno Berna-Zurigo costa attualmente 100 franchi, il doppio rispetto al 1990.

Le imprese parastatali come FFS, La Posta e Swisscom fanno miliardi di utili a detrimento delle prestazioni e della qualità. “Il bene pubblico, il servizio di base e il servizio alla popolazione non sono più al centro delle loro preoccupazioni – hanno ceduto il posto al profitto”, ha sostenuto Salvisberg.

L’iniziativa “A favore del servizio pubblico”, sulla quale si voterà il 5 giugno, permetterà di porre rimedio a questa situazione “iscrivendo nella Costituzione una definizione chiara del servizio universale”, ha aggiunto Zeynep Ersan Berdoz, membro del comitato d’iniziativa e direttrice della rivista Bon à Savoir.

La nostra proposta – ha aggiunto – non vieta gli utili, ma chiede che siano reinvestiti all’interno dell’impresa che li ha conseguiti. Contrariamente a quanto affermano i contrari all’iniziativa, un settore che genera guadagni potrà continuare a sostenerne un altro in perdita. La divisione immobiliare delle FFS potrà così sovvenzionare le prestazioni del traffico regionale, così come Postfinance potrà sostenere il servizio postale universale.

I promotori dell’iniziativa non temono inoltre ripercussioni negative per le casse della Confederazione qualora questa non potesse più beneficiare degli utili generati dalle imprese che controlla. “Adesso non è un problema” visto che Berna presenta consuntivi positivi, ha spiegato Matteo Cheda, membro del comitato d’iniziativa e direttore della rivista Spendere Meglio.

In caso di bisogno, occorrerà andare a cercare i soldi in modo equo e sociale, per esempio attraverso l’imposta federale diretta (IFD), ha spiegato Cheda. Una modifica dell’IFD è inoltre per definizione molto più democratica che un incremento delle tariffe della Posta e delle FFS contro le quali il consumatore può fare ben poco.

Per gli iniziativisti, insomma, gli utili generati dalle imprese parastatali rappresentano una “imposta mascherata”. Questi guadagni andrebbero quindi reinvestiti a vantaggio dei clienti e non finire nelle casse federali.

Cosa chiede l’iniziativa

L’iniziativa “A favore del servizio pubblico”, promossa dalle riviste per consumatori Spendere Meglio, K-Tipp, Saldo e Bon à Savoir, chiede che, in materia di prestazioni di base, la Confederazione non miri a conseguire profitti, non sovvenzioni trasversalmente altri settori dell’amministrazione e non persegua interessi fiscali. Questi principi devono essere applicati alle aziende direttamente o indirettamente controllate dalla Confederazione, come le FFS, La Posta e Swisscom.

Il testo prevede inoltre che “i salari e gli onorari dei collaboratori di tali imprese non siano superiori a quelli dell’Amministrazione federale”. Presi di mira dai promotori sono in particolare i dirigenti che, secondo Cheda, malgrado guadagnino molto di più non sono migliori di prima, anzi.

L’iniziativa, depositata il 30 maggio 2013 con 104’197 firme valide, non ha ricevuto nessun appoggio in Parlamentato. Cosa rara: è stata bocciata tacitamente (ossia senza ricorrere a una votazione, ndr) sia dal Consiglio nazionale che dal Consiglio degli Stati.

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