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Sessions confermato a Giustizia, Senato spaccato

Il ministro della giustizia Jeff Sessions KEYSTONE/EPA/JIM LO SCALZO sda-ats

(Keystone-ATS) Jeff Sessions è il nuovo ministro della Giustizia americano. Il Senato lo ha confermato con una maggioranza risicata di 52 voti a favore e 47 contrari.

Il voto arriva al termine di un dibattito duro, che ha messo in evidenza le profonde divisioni all’interno del Senato nei confronti della presidenza Trump. La conferma di Sessions spaventa gli attivisti per i diritti civili, preoccupati della possibile netta inversione di rotta dopo otto anni di Barack Obama.

Sessions è stato uno dei candidati più controversi della squadra del presidente Donald Trump: conservatore, contrario all’aborto e, secondo i democratici, razzista. La sua audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato è stata caratterizzata dall’arresto di due membri del Ku Klux Klan e dall’allontanamento di due afroamericani che lo contestavano.

Sessions in quell’occasione ha cercato di rassicurare, affermando di capire ”la storia dei diritti civili e l’impatto che la discriminazione sistematica e la negazione dei diritti di voto ha avuto sugli afroamericani”.

Rassicurazioni che però non hanno avuto effetto sui democratici. A battersi strenuamente contro la conferma di Sessione è stata la senatrice Elizabeth Warren, che in Senato ha cercato di leggera la lettera di Coretta King, la vedova di Martin Luther King, in cui si spiegavano le ragioni per cui Sessions non meritava il posto di giudice federale in passato. La sua lettura è però stata interrotta: il leader della maggioranza in Senato, Mitch McConnell, le ha prima intimato di tornare al suo posto, invocando le regole che impediscono di criticare la condotta di un collega; i senatori hanno poi votato a favore della mozione di McConnell, e Warren è stata messa a tacere.

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