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Siriano suicida in cella, bufera polemiche in Germania

Jaber Albakr, nella foto segnaletica diffusa prima dell'arresto Keystone/EPA/CHRISTIAN ZANDER/POLICE SAXONY / HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Shock in Germania per il suicidio in carcere del terrorista siriano Jaber Albakr, che ha scatenato una serie di accuse alle autorità regionali della Sassonia.

Queste sono ritenute responsabili di almeno tre fallimenti in cinque giorni: blitz fallito, arresto solo grazie ad altri profughi siriani e morte sotto sorveglianza. Lista a cui, a livello nazionale, si aggiunge un quarto motivo di perplessità: un viaggio di Albakr in Siria mentre era già stato riconosciuto come profugo perseguitato in patria.

“È una serie senza precedenti di fallimenti di polizia e Giustizia”, ha constatato il capogruppo del partito socialdemocratico (Spd), Thomas Oppermann, che si è detto “sconcertato per i ripetuti errori compiuti in Sassonia”.

Critiche alla regione – che il settimanale Stern ha paragonato a “una repubblica delle Banane” considerando anche precedenti fallimenti di ordine pubblico e giudiziario – sono venute soprattutto dall’opposizione dei Verdi ma anche da piani alti del partito cristiano-democratico (Cdu) della cancelliera Angela Merkel, che guida la Sassonia in una grande coalizione con la Spd.

Il ministro della Giustizia regionale sassone, Sebastian Gemkow, si è difeso sostenendo che Albakr non era apparso un caso ad alto rischio di suicidio. Il direttore del carcere giudiziario di Lipsia, Rolf Jacob, ha riferito che il 22enne si è tolto la vita strangolandosi con un t-shirt legata all’inferriata della porta della cella e ha difeso la controversa scelta di controllarlo a vista solo ogni 30 minuti. Questo, come sottolineano media e anche politici, nonostante fosse un potenziale kamikaze, avesse danneggiato una lampada e una presa elettrica della cella e non accettasse cibo e acqua, denotando dunque tendenze suicide.

È stato trattato come un “piccolo criminale”, ha ammesso il vicepresidente regionale sassone Martin Dulig (Spd). Tra l’altro, il direttore del carcere ha ammesso di essere rientrato dalle ferie solo a suicidio avvenuto nonostante avesse tra le mani un pericolo pubblico che i servizi segreti interni tedeschi ritenevano stesse per colpire con una cintura esplosiva già questa settimana in un attentato ad un aeroporto berlinese. E, come ha constato il ministro dell’Interno Thomas de Maiziere, uccidendosi Albakr ha compromesso le indagini su suoi mandanti e complici.

Il primo fallimento nel caso Albakr si era avuto sabato a Chemnitz, quando era riuscito a sfuggire ad un accerchiamento che le teste di cuoio regionali avevano organizzato attorno al suo appartamento a Chemnitz. L’arresto era potuto avvenire lunedì a Lipsia solo perché tre suoi connazionali avevano avuto il coraggio di legarlo con cavi elettrici avendo pure difficoltà a far capire alla polizia cosa stessero offrendo loro su un piatto d’argento.

Quasi per nulla evocate nel dibattito sono le rivelazioni fatte da un’emittente pubblica regionale (Mdr) che ha ricostruito i suoi spostamenti fra Germania, Turchia e la siriana Idlib in barba ai controlli che ci si sarebbe aspettati per un siriano sotto osservazione dei servizi segreti.

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