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TPF: prolungata la detenzione di presunto jihadista

L'edificio che ospita la moschea An'Nur a Winthertur, accusata di essere luogo di radicalizzazione nella città zurighese Keystone/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Resta in carcere il presunto jihadista, considerato una figura-chiave nei circoli islamisti di Winterthur (ZH), che era stato arrestato nel febbraio 2016 .

Il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona ha ulteriormente prorogato la detenzione preventiva a causa del pericolo di fuga.

L’imputato, figlio di un italiano e di una donna della ex Jugoslavia, si è convertito anni fa all’Islam. Riconosce di essersi recato in Siria alla fine del 2013 e di aver soggiornato in un campo vicino a zone di combattimento. Ammette di aver assunto un servizio di guardia ma nega tuttavia di aver partecipato a combattimenti. Gli inquirenti sono però in possesso di numerose foto nelle quali l’accusato posa in tenuta da combattente.

L’esame di conversazioni che l’imputato ha avuto su social network e dichiarazioni di diversi testimoni rafforzano i sospetti. È stato inoltre confermato che appoggia la jihad militante, si legge nella sentenza. Negli ambienti islamisti di Winterthur, il trentenne ha cercato di radicalizzare diverse persone e di convincerle a partire per combattere in Siria. A questo scopo ha anche allenato dei giovani nella propria scuola di arti marziali.

Dal suo arresto altri procedimenti penali sono stati avviati contro coimputati. L’accusato è anche oggetto di un procedimento per truffa e altre infrazioni che è stato aperto nel cantone di Zurigo.

L’uomo è sposato e padre di una bambina di quattro anni. I suoi genitori vivono anch’essi a Winterthur. Secondo il TFP, questi legami famigliari non impediscono il rischio di fuga. A dimostrarlo vi è la partenza dell’imputato nel 2013 per la Siria.

(sentenza BH.2016.5 del 27 dicembre 2016)

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