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UST: 58% popolazione nel ceto medio, con forti differenze

Nel ceto medio basso una persona su quattro ha difficoltà finanziarie Keystone/MARTIN RUETSCHI sda-ats

(Keystone-ATS) Nel 2013 il ceto medio costituiva il 58,1% della popolazione svizzera. All’interno di questo gruppo sociale le situazioni di vita concrete dei membri variavano però notevolmente, emerge da uno studio pubblicato oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Nella fascia inferiore del gruppo, una persona su quattro doveva far fronte a difficoltà finanziarie, in quella superiore solo una su dieci.

Secondo la definizione dell’UST, nella classe media rientrano tutte le persone la cui economia domestica si colloca tra il 70 e il 150% del reddito mediano (che divide esattamente a metà le persone con un lavoro retribuito: il 50% guadagna di più, il 50% di meno) di 5639 franchi. Il 27,8% della popolazione si situava nella fascia inferiore di questo gruppo e il 30,3% in quella superiore.

Qualità di vita assai diverse…

In base ai risultati del nuovo rapporto dell’UST sulla situazione di vita delle classi di reddito del ceto medio, in generale, la fascia superiore di questo gruppo sociale presenta una qualità di vita piuttosto elevata. Invece la fascia inferiore si trova svantaggiata in alcuni ambiti, principalmente per quel che riguarda la situazione finanziaria e la formazione, a volte anche la qualità dell’abitazione.

Quasi il 25% delle persone della fascia inferiore ha difficoltà a saldare una fattura imprevista (nella fascia superiore la percentuale è dell’11%) e quasi il 9% – il doppio rispetto alla fascia superiore – vive in abitazioni sovraffollate.

… si ripercuotono su fiducia e senso sicurezza

Anche i contatti sociali sono molto meno frequenti nella fascia inferiore del ceto medio. D’altro canto, la fiducia nella politica e nel sistema giuridico è meno marcata rispetto alla fascia superiore (rispettivamente del 66,7% e del 74% contro il 73,4% e 78,4%).

Sostanziali differenze rispetto alla fascia superiore del gruppo sussistono soprattutto per quanto riguarda la percezione della propria sicurezza: nella fascia inferiore, più del 19% delle persone si sente poco sicura se si trova in giro a piedi nel proprio quartiere dopo il calar del giorno (fascia superiore: quasi 14%). Questa fascia è anche molto meno soddisfatta del proprio stato di salute e della propria situazione finanziaria rispetto alla fascia superiore.

Svantaggi cumulati

Spesso i problemi finanziari, la disoccupazione, i problemi di salute o una situazione abitativa precaria si presentano contemporaneamente, portando a situazioni difficili, rileva ancora l’UST. Nella letteratura specializzata si parla di accumulo di problemi o di svantaggi cumulati.

La fascia inferiore del ceto medio è più esposta a tali svantaggi rispetto alla fascia superiore. Ad essere più colpiti sono però le persone a reddito più modesto, i disoccupati e coloro che non hanno una formazione post obbligatoria. Queste persone “sono particolarmente sfavorite nella maggior parte dei settori della vita presi in considerazione sia obiettivamente, in relazione alle condizioni di vita esterne, sia soggettivamente”, scrive l’UST.

Partendo dal concetto di qualità di vita, il rapporto illustra la situazione materiale effettiva delle persone e delle economie domestiche nei principali aspetti della vita (lavoro, abitazione, stato di salute, formazione, partecipazione alla vita sociale, sicurezza). Questi elementi sono completati da valutazioni soggettive sulla propria situazione (grado di soddisfazione, preoccupazioni e timori).

Secondo il rapporto la quota delle persone appartenenti al ceto medio è rimasta stabile tra il 1998 e il 2013, con un lieve arretramento tendenziale dal 2009, quando ha toccato il picco massimo. Anche gli oneri a carico del ceto medio, come imposte, tributi e trasferimenti sono rimasti relativamente costanti nel periodo in esame.

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