Prospettive svizzere in 10 lingue

Winterthur (ZH): 100 giorni prevenzione estremismo, già 17 casi

Musulmani pregano in una moschea elvetica (archivio) Keystone/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) Il centro cittadino per la prevenzione dell’estremismo e della violenza aperto dalla città di Winterthur dopo che diversi giovani erano partiti per unirsi all’autoproclamato Stato islamico si è già occupato, nei suoi primi 100 giorni di esistenza, di 17 casi concreti.

Lo hanno indicato oggi alla stampa i responsabili della struttura.

Il centro dipende dal Dicastero dell’educazione ed è diretto da Urs Allemann. Il suo obiettivo è di cercare di individuare per tempo i giovani che hanno tendenza a radicalizzarsi. Una ragazza che si presenta improvvisamente con il velo a scuola o un ragazzo che si rifiuta di dare la mano al proprio docente possono ad esempio essere considerati come indizi.

Il centro si avvale di specialisti esterni ed è a disposizione in particolare degli istituti scolastici, come pure dei cittadini che cercano informazioni.

Dalla sua apertura i consulenti si sono già occupati di 17 casi riguardanti giovani o giovani adulti, ha precisato Allemann. In undici occasioni le richieste sono giunte da parte di insegnanti o di persone che lavorano con i giovani, in un caso sono state direttamente le autorità a rivolgersi agli specialisti del centro, mentre nei restanti cinque casi le richieste sono giunte dalla popolazione.

Il direttore della struttura ha citato alcuni esempi, tra cui quello di un ragazzino di origine nordafricana il cui comportamento è vistosamente cambiato da quando la madre ha sposato un musulmano estremamente conservatore. Oppure quello di un padre preoccupato dall’atteggiamento del figlio, risultato poi effettivamente sulla via della radicalizzazione. In casi come questo – ha precisato Allemann – viene informata la polizia.

Tra le misure di prevenzione figura anche il rafforzamento della collaborazione tra i consulenti del centro e la polizia: dallo scorso primo gennaio all’interno delle forze dell’ordine cittadine lavora infatti un cosiddetto “mediatore per le questioni interculturali”.

I responsabili hanno sottolineato che quello del jihadismo non è un fenomeno esclusivamente legato a Winterthur e non vi sono neppure chiari indizi che nella città vi sia un forte potenziale di estremismo. L’intento è quello di imparare a riconoscere per tempo e prevenire potenziali rischi: il centro fornisce sicuramente un contributo importante in questo senso.

Ciò non toglie che a spingere le autorità in questa direzione sia stata anche la presenza sul suolo cittadino della moschea An’Nur (in arabo “la luce”), finita più volte sotto i riflettori della cronaca come luogo di radicalizzazione di giovani andati a combattere nei ranghi dell’Isis. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi finora partiti dalla città zurighese per la jihad, la guerra santa islamica.

Per ora l’attività del centro di prevenzione è limitata fino alla fine del 2018: “raccogliamo esperienze, poi il municipio deciderà se proseguire su questa strada”, ha affermato dal canto suo il municipale responsabile del dossier Nicolas Galladé (PS).

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR