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Un po’ di Svizzera nel Bologna calcio

Allo stadio Dall'Ara si festeggia il centenario del Bologna Football Club bolognafc.it

La storia centenaria del Bologna calcio affonda le sue radici anche in terra elvetica. Luis Rauch, uno svizzero trapiantato in Italia, ha fondato nel 1909 la prestigiosa squadra felsinea con alcuni amici.

C’è fibrillazione in città: bandiere, palloncini, drappi, magliette rossoblù appese alle finestre per la passerella dei 150 giocatori che hanno fatto la storia della società. È una storia iniziata cento anni fa grazie all’idea di uno svizzero dell’estero.

È una storia infinita che vede protagonista una città contagiata dalla gioia popolare e dai ricordi sportivi di chi ha vissuto l’ultimo leggendario scudetto del 1964.

Il 3 ottobre del 1909 nella Birreria Ronzani, in via Spaderie nasce il Bologna Fc per opera di un gruppo di amici e del presidente Luis Rauch, un valente odontoiatra svizzero trapiantato in Italia. Il museo del Bologna calcio, allestito per l’occasione, celebra la storia del club partendo dal primo presidente elvetico e fa rivivere la storica casacca rossoblu ispirata al collegio svizzero di Schonberg di Rossbach.

Una città in festa

A Bologna è esplosa da giorni la fantasia popolare. Te ne puoi accorgere percorrendo alcune strade della città, in cui le bandiere, i drappi, i palloncini e le fotografie dei calciatori di oggi e di ieri sono appese alle vetrine dei negozi. Le botteghe hanno esposto, tra i prosciutti e i tortellini, le fotografie o le maglie degli idoli di sempre: Giacomo Bulgarelli, Roberto Baggio, Giuseppe Signori, Michele Paramatti, Tubilay Türkyilmaz, Gianluca Pagliuca, Gipo Viani, Igor Kolyvanov, Angiolino Schiavio, Eraldo Pecci. Insomma, sono alcuni dei protagonisti di una favola fatta di classifiche, scudetti e curiosità.

Uno svizzero con la passione per il calcio

Sembrano lontanissimi i tempi in cui i giocatori del Bologna si davano appuntamento nei prati di Caprara fuori Porta Saffi, agli albori del ‘900. Il desiderio di quei ragazzi era quello di coltivare il football, sport nato nei college inglesi. Per la precisione, quei giovanotti erano un gruppo di italiani e stranieri dell’alta borghesia. Frequentavano il Caffè delle Scienze e si ritrovano, dopo lunghe pedalate in bicicletta, per dare due calci a un pallone di cuoio cucito a mano. Era l’epoca in cui le partite si giocavano ancora con i mutandoni sorretti da spille da balia perché gli elastici non erano ancora stati inventati.

Così il 3 ottobre del 1909 nasce il Bologna Football Club, sezione del Circolo Bolognese, nella Birreria Ronzani, in via Spaderie. Sarà Luis Rauch a passare alla storia per essere stato il primo presidente svizzero di una squadra italiana. Luis, fu il numero uno del Bologna, nonché fondatore del club e capostipite di tutti i presidenti della storia rossoblù e l’allenatore della squadra nel 1911.

Il presidente dimenticato

L’odontoiatra svizzero è nato il 20 maggio 1880 a Friburgo e si è appassionato al calcio, militando nella squadra della città, il’FC Fribourg.

All’inizio del secolo, Arturo Beretta, titolare della prima cattedra di odontoiatra dell’università di Bologna, invitò Rauch a lavorare con lui all’Istituto San Vitale. La fama del giovane odontoiatra giunse fino alla capitale emiliana. In quegli anni Luis Rauch divenne braccio destro di Beretta. In seguito si mise in proprio aprendo un suo ambulatorio con il quale fece fortuna. E fu proprio lì che conobbe la futura moglie, Maria Bergonzoni, che gli avrebbe dato la figlia primogenita Isotta., nata il 17 novembre 1909, circa un mese dopo la fondazione del Bologna calcio.


Dopo la nascita della figlia, Rauch si defilò dalla vita societaria pur continuando ad andare allo stadio a tifare Bologna. Così a Bologna si persero le sue tracce di Rauch. Non si sapeva più nulla del primo presidente della storia rossoblù. Egli sparì dalle cronache del tempo, tant’è che nel 1952 il quotidiano bolognese “Il resto del Carlino”, segnalò con scarne righe l’episodio della sua morte in un incidente stradale.

Rose rossoblù in mano

«E’ grazie al centenario che abbiamo ricostruito la storia di Luis Rauch – ci racconta Carlo Chiesa, giornalista e storico del club emiliano – e a marzo di quest’anno siamo stati contattati inaspettatamente dalla governate di Rauch. Quest’ultima voleva presentarci la figlia del primo presidente. Così, siamo rimasti basiti nell’apprendere che Isotta vive tuttora a Bologna e che quest’anno compirà cento anni. Quel giorno, dopo anni di infruttuose ricerche, abbiamo ricostruito il nostro legame con la Svizzera. Siamo corsi a casa della figlia di Rauch che ci ha accolto con un berretto rosso e il golfino blu. Non credevamo ai nostri occhi: aveva in mano delle rose rossoblù».

E’ con questi colpi di tacco che nascono le leggende. Motivo per il quale si è allestito un museo sull’epopea del Bologna nello splendido scenario di Villa delle Rose. È un ponte nella storia ricco di aneddoti. La prima maglia con un motivo a larghi scacchi di color rosso e blu è esposta in vetrina. È un vero cimelio. La casacca era ispirata al collegio svizzero Shoenberg di Rossbach e quei colori divennero presto il distintivo della divisa sociale.

La squadra dello scudetto

Dal passato al futuro il passo è doppio, come un dribbling. Durante la cerimonia dei festeggiamenti la tifoseria ha ancora negli occhi, o per sentito dire , l’ultimo scudetto del 1964 vinto contro l’Inter di Angelo Moratti, quando Renato Dall’Ara morì tra le braccia di quest’ultimo una settimana prima del grande match.

Quella squadra, trascinata da Harald Nilesen, Bulgarelli e Pascutti, ha ancora il sapore delle radioline in tasca nei pantaloni di vigogna, dei berretti di lana che mettevano i portieri o del ritorno dei calciatori dalle trasferte in treno.

Quei ragazzi ci sono ancora. E sono quelli delle foto in bianco e nero. Hanno sì i capelli bianchi, ma lo stesso puerile entusiasmo delle figurine panini senza tempo. Quelle con i fiocchi di neve per intenderci. Quelle in cui Bulgarelli trema dal freddo per le grandi nevicate bolognesi senza sapere cos’è il business. E sono loro che hanno emozionato il pubblico presente, sfilando con la felpa bianca e la scritta “Bologna Cento anni” accompagnati da Roberto Baggio accolto come Maradona.

A due passi c’è l’immancabile Gianni Morandi che ha chiamato dalla tribuna gli highlander con la stessa emozione di quando andò allo stadio per la prima volta a 16 anni.

Ambra Craighero, swissinfo.ch, Bologna

Il record di Giacomo Bulgarelli
Il 10 maggio 2009 la curva che da sempre ospita i sostenitori rossoblù è stata intitolata a Giacomo Bulgarelli, scomparso tre mesi prima. Giacomino Bulgarelli, così come era affettuosamente chiamato a Bologna, totalizzò 486 in rossoblù.

Almanacco di Luis Rauch
Attaccante del Bologna dei pionieri, fu tra i fondatori della società e primo presidente. Giocò due campionati (1910-1911) conquistando il titolo emiliano nel 1910. Al suo attivo ha 12 presenze in campionato e due rete.

Rauch e quei ragazzi facevano sul serio
Il 16 maggio del 1910 il Bologna affronta e vince per la prima volta contro l’Internazionale di Milano. È il primo successo, ricordato nell’albo d’oro della società bolognese. La formazione era formata da: Orlandi, Chiara, Vallesella, Guido Della Valle, Ghiselli, Nanni, Donati , Rauch, Bernabeu, Mezzano e Grandi

Lo stadio
Si giocava prima nei prati di Caprara ( Zona Saffi), poi alla Cesoia (Zona Mazzini) e quindi allo Sterlino (Zona Murri). Nel 1927 venne costruito lo stadio il Littoriale – dai fasci littori- , attuale Dall’Ara. L’impianto fu inaugurato con il match fra Italia e Spagna. Sulla Torre di Maratona campeggiavano il monumento alla vittoria alata e a Mussolini a cavallo.

Il settimo scudetto della storia
Il Bologna conquista l’ultimo scudetto il 7 giugno 1964. Affronta allo Stadio Olimpico di Roma l’Inter, reduce dalla vittoria con il Real Madrid in Coppa Campioni.
Il Bologna vince due a zero con reti di Romano Fogli e del danese Nielsen. Poche ore dopo la gara Renato Dall’Ara il presidente rossoblù è vittima di un infarto e muore tra le braccia di Angelo Moratti.

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