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Un voto emotivo

Per la seconda volta in dieci anni, gli svizzeri respingono la naturalizzazione agevolata Keystone Archive

La Svizzera si spacca in due sulla naturalizzazione. Ma prevale il no dei cantoni di lingua tedesca e delle campagne.

Dopo un dibattito estremamente emotivo, il popolo ha negato ancora una volta ai giovani stranieri l’accesso agevolato ai diritti politici.

Dopo questa fine settimana di votazioni, la cittadinanza svizzera rimane un bene esclusivo, cui si può accedere solo per eredità o dopo aver superato numerosi ostacoli burocratici.

I votanti svizzeri hanno negato l’accesso facilitato al passaporto rosso ai giovani stranieri che hanno frequentato buona parte delle scuole in Svizzera e il conferimento automatico della cittadinanza elvetica ai loro figli.

Il no è venuto dai cantoni di lingua tedesca (con l’eccezione di Basilea-Città e, per quel che riguarda gli stranieri di terza generazione, di Berna) e dal Ticino, mentre i cantoni della Svizzera francese hanno approvato i due decreti, con l’eccezione del Vallese.

Poche volte la spaccatura tra Svizzera tedesca e Svizzera francese è stata così netta. E questa volta sembra aver avuto un ruolo importante anche il fossato tra città e campagna.

Sondaggi smentiti

Eppure, ancora in agosto, l’approvazione da parte del popolo dei due quesiti relativi alla naturalizzazione agevolata degli stranieri «di seconda generazione» e alla naturalizzazione automatica degli stranieri «di terza generazione» sembrava cosa fatta.

All’epoca, un sondaggio commissionato dalla SRG SSR idée suisse pronosticava il 68% di voti in favore del primo oggetto in votazione e addirittura il 75% in favore del secondo.

La riforma del diritto di cittadinanza era sostenuta dal governo e dalla maggioranza del parlamento. Solo partito di governo ad opporsi è stata l’Unione democratica di centro (UDC), che da oltre un decennio ha fatto della diffidenza verso gli stranieri il suo cavallo di battaglia.

Paure profonde

A conti fatti, si può dire che ancora una volta l’UDC ha saputo cogliere gli umori e le paure profonde dei cittadini elvetici, soprattutto di quelli che abitano le campagne della Svizzera tedesca, ottenendo consensi ben superiori al suo bacino elettorale.

Le inserzioni nei giornali che sventolavano la minaccia di una presunta maggioranza musulmana in Svizzera entro il 2040, i manifesti con le mani dalla pelle marrone che afferrano il passaporto svizzero, il documento d’identità rossocrociato con la fotografia di Osama Bin Laden, hanno suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica progressista, ma sono riusciti a spostare il dibattito sul piano emotivo.

E sul piano emotivo l’UDC ha vinto. Con percentuali più alte nei cantoni dove il numero di stranieri è relativamente più contenuto. Come dire che gli stranieri fanno più paura quando non si conoscono.

Contro i nuovi immigrati

Alcuni elementi fanno del resto pensare che il voto, più che riferirsi ai temi effettivamente sottoposti al vaglio popolare, sia stato interpretato da molti votanti come giudizio sulla nuova immigrazione, in particolare su quella proveniente dai paesi dell’ex-Jugoslavia.

Secondo quanto affermato dal politologo Claude Longchamp, la percentuale di no sarebbe più alta nelle regioni con una più alta presenza di cittadini dell’ex-Jugoslavia. Una maggioranza degli svizzeri sembra convinta che gli immigrati balcanici non debbano essere integrati.

A surriscaldare il clima ha poi contribuito, nelle scorse settimane, l’ampio risalto dato alle bravate di alcuni giovani pirati della strada di origini balcaniche nella stampa svizzero-tedesca.

Poco impegno

A posteriori, i gruppi che hanno sostenuto la campagna in favore dei due decreti sono chiamati a fare autocritica. Fiduciosi nella vittoria, hanno tardato a rispondere alla campagna provocatoria lanciata dall’UDC, profondendo scarso impegno nella campagna.

Solo una settimana prima del voto – quando si sa che in Svizzera buona parte della popolazione vota per corrispondenza – socialisti, popolari democratici e radicali hanno fatto fronte comune contro il ricorso a una retorica dai toni xenofobi da parte della destra populista.

La stessa sinistra, tradizionalmente più aperta verso gli stranieri, ha concentrato le sue energie sul congedo maternità, trascurando i decreti sulla naturalizzazione.

Ora la politica d’integrazione del governo – in un paese in cui il 20% degli abitanti non ha il passaporto rossocrociato – si trova di fronte ad un mucchio di cocci.

In dieci anni, la naturalizzazione agevolata di giovani stranieri è stata bocciata due volte in votazione popolare. L’ultima volta, nel 1994, la percentuale di sì era del 52% e il progetto era stato affossato solo dalla maggioranza dei cantoni.

swissinfo, Andrea Tognina

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