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Uno scudo che scatena incomprensioni

Quanti capitali saranno rimpatriati in Italia? La piazza finanziaria ticinese è in fermento in queste settimane Keystone

La manovra del governo italiano per far rientrare i capitali custoditi all'estero sta avvelenando le relazioni tra Berna e Roma. Anche tra i lettori di swissinfo.ch, la vicenda ha suscitato parecchi commenti, che spaziano dall'indignazione all'appoggio più incondizionato.

Una cosa è certa: le recenti vicissitudini legate all’entrata in vigore dello scudo fiscale hanno acceso le passioni al di là e al di qua della frontiera. Probabilmente mai dal Dopoguerra ad oggi i rapporti tra Svizzera e Italia sono stati così tesi.

Naturalmente – e non poteva essere altrimenti – la vicenda viene letta in modo completamente diverso, a seconda del luogo di residenza.

Un problema tutto italiano

“Ma vi dà tanto fastidio se uno Stato estero vuole rimpatriare soldi illecitamente esportati?”, si chiede Marco dall’Italia. Un’opinione che sembrano condividere in molti: “Il problema è tutto tra Stato italiano e cittadini italiani, quindi scaldarsi tanto o parlare di ritorsioni (e in base a quali accordi violati?) mi sembra fuori luogo”, scrive ad esempio un lettore che si firma Enjoy.

Luigi, dal canto suo, sottolinea il sentimento di incomprensione che prevale in Italia dopo le reazioni scatenatesi in Svizzera. “Si può non essere d’accordo sui dettagli di questo scudo fiscale, ma minacciare l’Italia di ritorsioni per difendere i delinquenti che hanno esportato illegalmente capitali in Svizzera sembra inconcepibile. Qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani questo bizzarro senso della legalità dimostrato dagli svizzeri”.

Non mancano però voci anche molto critiche nei confronti della manovra del ministro delle finanze Tremonti. “Due scudi fiscali non sono bastati. C’è bisogno di un terzo. A quando il quarto e il quinto? L’italiano è evasore fiscale per definizione. Paga solo chi non può evadere. Per fortuna che il ministro Tremonti nel 2004 aveva giurato e spergiurato che sarebbe stato l’ultimo…”, scrive indignato Giovanni.

“L’amnistia fiscale (la terza!) è uno schiaffo a noi contribuenti onesti che paghiamo le tasse in Italia”, afferma da parte sua Angelina, a cui fa eco Michele, che parla di “una legge indegna”, che premia “i furbi e i delinquenti”.

Vecchi stereotipi

Una vicenda del genere non poteva far altro, inoltre, che riportare alla luce vecchi stereotipi, da una parte come dall’altra.

Un lettore, che si firma Piangente, asserisce che “è ora di dire basta a questo paradiso fiscale che per anni ha fatto la sua ricchezza con capitali in gran parte sporchi e illeciti”, mentre Pietro, menzionando il caso dei fondi ebraici in giacenza, sottolinea che la Svizzera ha costruito “il suo benessere sulle disgrazie altrui”.

Sul fronte svizzero non mancano naturalmente i commenti sul malgoverno che ha contraddistinto l’Italia negli ultimi decenni e che ha in parte portato a un elevatissimo tasso di evasione fiscale. “Ancora una volta l’Italia ha dimostrato di avere un sistema politico da circo, un apparato statale ipertrofico e una gestione della cosa pubblica che non poco tempo fa aveva portato l’Unione Europea a paragonarvi con la Romania”, scrive Alain.

“Il ministro delle finanze della nazione con il debito relativo al prodotto interno lordo più alto in Europa sta facendo l’ultima manovra per non far cadere il suo paese nello sconquasso economico”, aggiunge dal canto suo Kilo.

Un problema di metodi

Sempre da parte elvetica viene inoltre sottolineato che non è tanto lo scudo in sé il problema, quanto piuttosto i metodi utilizzati, come ad esempio il blitz della Guardia di finanza contro filiali italiane di banche elvetiche.

“Lo scudo fiscale è legittimo. Il problema sta nell’aggressività: poliziotti italiani su treni svizzeri, agenti del fisco che invadono il territorio elvetico, una campagna mediatica falsa…”, sottolinea Kevin, mentre Alain punta il dito contro “il clima di terrore” instaurato da Tremonti e “l’aggressiva campagna denigratoria volta a prosciugare una piazza finanziaria rinomata”.

Un altro lettore, che scrive dall’Italia, osserva dal canto suo che “ciò che irrita maggiormente in Svizzera è il tentativo di addossare alla Confederazione la responsabilità di un sistema fiscale fallimentare e la decisione di mantenerla nella lista nera dei paradisi fiscali, malgrado l’OCSE l’abbia definitivamente inserita nella lista bianca”.

Non mancano però anche coloro che cercano di gettare acqua sul fuoco: “Penso che toni aspri, rivendicazioni e sfoghi non aiutino nessuno. I due paesi sono confinanti e devono tener conto che le relazioni continueranno sempre”, osserva un lettore italiano che si firma Caio Giulio Cesare.

Da parte sua Angelina cerca di rassicurare le banche svizzere e ticinesi in particolare. Visto che a suo avviso “il problema si trova nel sistema fiscale italiano, troppo esoso e opaco, e che i servizi bancari della Penisola sono inferiori rispetto a quelli svizzeri”, i banchieri elvetici possono mettersi il cuore in pace, poiché una volta scaduta l’amnistia “i capitali italiani torneranno ad affluire in Svizzera”.

Andrea dall’Italia, infine, cerca di mettere d’accordo tutti, citando un detto popolare: “È ladro tanto chi ruba quanto chi tiene il sacco”. A buon intenditore poche parole…

Daniele Mariani, swissinfo.ch

Mercoledì, in occasione della sua seduta settimanale, il governo svizzero ha preso per la prima volta posizione sulla vertenza fiscale in corso con le autorità italiane ed ha deciso di creare un gruppo di lavoro incaricato di trovare una strategia comune per riaprire i negoziati.

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, che nei giorni scorsi aveva annunciato di aver sospeso le trattative con Roma sulla revisione dell’accordo che regola la doppia imposizione.

Secondo Merz, Berna vuole comunque evitare un’escalation nei rapporti con l’Italia. “Non ha nessun senso aprire una guerra economica”, ha dichiarato il presidente della Confederazione.

La vertenza fiscale non figura ufficialmente al centro dei dibattiti che la ministra elvetica dell’economia Doris Leuthard avrà giovedì sera a Roma con il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola.

Il termine per aderire allo scudo è stato fissato al 15 dicembre 2009. Tra le principali novità di questo terzo pacchetto di misure figurano:

Un’imposta straordinaria al 5% sul capitale detenuto.

Garanzie estese a una serie di reati tributari e penali, come il falso in bilancio.

– Dallo scudo fiscale è invece escluso chi ha un procedimento in corso.

– Salta l’obbligo per gi intermediari di segnalare le operazioni sospette a fini antiriciclaggio.

– Rimpatrio anche per beni patrimoniali come ad esempio i gioielli o le opere d’arte.

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