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Uno svizzero su due troppo indebitato

In futuro bisognerà controllare la solvibilità di chi vuole indebitarsi Keystone

In vigore da alcuni giorni, la nuova legge sul piccolo credito mira a proteggere ed informare meglio il consumatore.

Tuttavia, contrariamente alle istituzioni che concedono crediti, gli specialisti e gli operatori sociali avanzano qualche dubbio.

“Ogni anno”, dice Luciano Passardi, presidente dell’Associazione svizzera delle banche di credito e degli istituti finanziari, “registriamo all’incirca 8’000 contratti di “leasing” e di crediti al consumo”.

“Se si tiene conto del numero di economie domestiche”, continua Passardi, “si può dire che almeno uno svizzero su sei è attualmente legato a uno di questi contratti”.

Va rilevato che questa valutazione non comprende le persone che hanno dei debiti attraverso la loro carta di credito, il conto stipendio, un’ipoteca o una carta di credito di un negozio.

La battaglia delle cifre

In realtà, nessuna statistica ufficiale permette di stabilire con precisione quante persone in Svizzera vivano a credito. Il conteggio è ancora più difficile per quanto riguarda le persone eccessivamente indebitate.

Secondo l’associazione mantello dei servizi di rimborso dei debiti, uno svizzero su dieci sarebbe indebitato. Nelle aree urbane la percentuale sarebbe ancora più alta.

Le istituzioni finanziarie si basano invece su statistiche mensili. “Nel 2001”, spiega Luciano Passardi, “lo 0,16% delle rate mensili che riguardavano crediti e “leasing” sono state oggetto di una procedura di rimborso”.

“Le cifre si limitano al calcolo mensile del volume dei crediti che creano dei problemi”, dichiara Mario Roncoroni, presidente dell’associazione mantello dei servizi di rimborso dei debiti. “Non permettono dunque di quantificare il numero di persone toccate dal problema”.

Un problema grave

Roncoroni aggiunge: “Constatiamo che le persone molto indebitate tendono a dare la priorità al rimborso dei debiti, a scapito di altre spese essenziali.

Una realtà confermata da Christian Decrausaz, responsabile di Unafin, un organismo con sede a Losanna, che si occupa dell’assistenza e della consulenza in materia finanziaria delle persone eccessivamente indebitate.

“Queste persone si sacrificano nel campo della salute e dell’alimentazione e rinviano anche il pagamento delle tasse per poter rimborsare le rate mensili dei loro debiti”.

“Quando l’ufficio delle imposte dà l’avvio a un’azione giudiziaria, questi cittadini si trovano con le spalle al muro”, precisa Decrausaz.

Inizia allora un circolo vizioso drammatico: il salario viene pignorato e le azioni legali dei creditori che vogliono ricuperare i loro soldi, si moltiplicano.

L’Unafin è stata creata dalla municipalità di Losanna nel 2001, per cercare di risolvere un problema, quello dell’eccessivo indebitamento, ritenuto grave. Inoltre, i due centri già esistenti, quello di Caritas e del Centro sociale protestante erano stati sommersi da richieste di aiuto.

Il canton Vaud non è un’eccezione. Alcuni cantoni, come quelli di Berna e Zurigo, hanno già fondato proprie unità di sostegno specializzato. Il Vallese, Basilea e il canton Argovia stanno valutando con Caritas la possibilità di creare strutture analoghe.

Estirpare il male alla radice

Per combattere il dilagante fenomeno, è necessario attaccarlo alla radice. Questo è, almeno in teoria, l’obiettivo della nuova legge sul piccolo credito, entrata in vigore all’inizio dell’anno.

“Permette di unificare le procedure a livello svizzero”, spiega Luciano Passardi, “la situazione è più chiara e i consumatori sono informati e protetti meglio”.

Tuttavia, la Federazione romanda dei consumatori non nasconde il suo scetticismo. “La legge non ha come scopo quello di evitare l’indebitamento eccessivo”, sottolinea Marianne Meyer, “si limita a regolare le condizioni per contrarre un prestito”.

“L’unico aspetto veramente positivo”, continua la segretaria generale della federazione, “è l’introduzione di un termine di riflessione di sette giorni durante il quale la persona può decidere di disdire il contratto”.

E’ altrettanto positivo il fatto che il creditore abbia l’obbligo di verificare la solvibilità di chi chiede un prestito. I servizi sociali deplorano tuttavia il fatto che le banche non siano obbligate a controllare i documenti delle persone in questione.

“Se l’obbligo di verificare la solvibilità è davvero preso sul serio”, dichiara Mario Roncoroni, “la legge dovrebbe permettere di far diminuire il numero di persone che si ritrovano con un budget poco stabile al momento della firma di un contratto di credito”.

“Tuttavia”, specifica il presidente dell’associazione mantello dei servizi di rimborso dei debiti, “le nuove norme non bastano per evitare l’insorgere di problemi finanziari durante il periodo in cui il contratto è in vigore”.

swissinfo, Vanda Janka (traduzione: Elena Altenburger)

La legge sul piccolo credito copre i prestiti che vanno dai 500 agli 80’000 franchi, i “leasing” e le carte di credito.

E’ richiesto un esame della solvibilità di chi chiede un prestito che deve essere comunicato ad una centrale d’informazione.

Un piccolo credito è autorizzato solo se il debitore è in grado di rimborsare il denaro nell’arco di 36 mesi, anche se il periodo di rimborso stipulato è più lungo.

Per i crediti e le carte di credito è previsto un termine di sette giorni durante i quali il contratto può essere revocato.

Il tasso d’interesse massimo è del 15%.

Uno svizzero su sei è legato a un contratto di credito
Uno svizzero su dieci è indebitato
Nelle aree urbane la percentuale è ancora più alta

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