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Bocciata l’iniziativa sul servizio pubblico

I tipici autopostali gialli della Svizzera sono tra gli emblemi del servizio pubblico elvetico. Keystone

L’iniziativa popolare "A favore del servizio pubblico" non ha superato lo scoglio delle urne. Il testo è stato respinto dal 67,6% dell'elettorato e da tutti i cantoni.

Doppia sconfitta alle urne per l’iniziativa popolareCollegamento esterno lanciata da alcune riviste a tutela dei consumatori. Il testo è stato bocciato dal 67,6% dell’elettorato e non ha ottenuto la maggioranza in nessun cantone.  I meno contrari sono stati Giura (58,6% di no), Neuchâtel (58,7%) e Ticino (62,1%), mentre l’opposizione più decisa è venuta da Obvaldo (73,1%), Ginevra (72,6%), Vaud (72,1%) e Grigioni (71,3%).

Per essere accettata, l’iniziativa avrebbe avuto bisogno della doppia maggioranza di popolo e cantoni. La partecipazione al voto è stata di poco inferiore al 47%.

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Il risultato odierno non può essere considerato una grande sorpresa. Malgrado avesse suscitato una certa simpatia all’inizio della campagna, con il 58% di voti favorevoli, l’iniziativa aveva vieppiù perso consensi. Il fronte del no aveva rapidamente guadagnato terreno tra il primo sondaggio SSR di aprile e il secondo di maggio, passando dal 26% al 41%.

Popolo ingannato

«Il popolo è stato ingannato da una campagna degli oppositori volta a creare ansia», ha reagito Zeynep Ersan Berdoz, direttrice della rivista romanda per i consumatori “Bon à savoir”, tra i promotori dell’iniziativa. Secondo Berdoz, i buoni risultati del primo sondaggio hanno agito come un elettroshock sulla classe politica, che «ha tirato fuori l’artiglieria pesante».

Una vittoria sarebbe stata sensazionale visto che «tutti i partiti e tutte le federazioni erano contro di noi», ha commentato Peter Salvisberg, del comitato d’iniziativa. Per Matteo Cheda, direttore della rivista di consumatori “Spendere Meglio”, l’errore è stato di «aver pensato a un testo concepito solo per la Costituzione federale e non per la campagna di votazione, nel corso della quale sono state diffuse molte bugie».

Prima di pensare a nuove iniziative bisognerà analizzare il risultato e capire esattamente le ragioni del no, ha affermato Matteo Cheda. «È però pensabile che i consumatori si impegnino in progetti più concreti e di facile comprensione, ad esempio con un’iniziativa che chiede l’abolizione delle tariffe di roaming nella telefonia mobile». Dal canto suo, Ersan Berdoz si dice favorevole a iniziative come quella annunciata dal consigliere nazionale socialista Corrado Pardini, che intende presentare un atto parlamentare per limitare a mezzo milione di franchi gli stipendi dei dirigenti delle aziende parastatali.

Agli occhi di Peter Salvisberg, l’iniziativa bocciata domenica è comunque stata un successo siccome ha «avuto il merito di suscitare un dibattito sul servizio pubblico in Svizzera».

Migliorare le prestazioni nelle regioni periferiche

Per il sindacato Travail.Suisse, il no popolare di domenica permette di assicurare a lungo termine il servizio pubblico. Bisogna tuttavia tener conto del forte interesse che l’iniziativa ha suscitato tra la popolazione, indica Travail.Suisse in un comunicatoCollegamento esterno. Secondo l’organizzazione, le prestazioni vanno migliorate nelle regioni periferiche e bisogna affrontare il tema degli stipendi dei manager delle aziende a partecipazione statale.

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L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) sostiene invece che il risultato odierno rappresenta una chiara decisione contro un servizio pubblico orientato al passato. È un segnale chiaro contro una politica di intervento nella libertà imprenditoriale delle aziende parastatali, scrive in una notaCollegamento esterno l’USAM, che chiede ora ulteriori passi verso una liberalizzazione, per esempio togliendo il monopolio postale per le lettere fino a 50 grammi.

Tutti a favore di un servizio pubblico forte

«La popolazione auspica un servizio pubblico forte. Il dibattito sull’iniziativa lo ha dimostrato», scrive il Partito popolare democratico (PPD, centro) in un comunicato.

Sulla stessa lunghezza d’onda, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) indica che «le discussioni delle ultime settimane hanno mostrato che la popolazione accorda un’importanza del tutto particolare ai servizi affidabili attualmente forniti nell’insieme del paese, compreso nelle regioni periferiche».

Il Partito socialista annota invece che la campagna di votazione relativa all’iniziativa «ha mostrato chiaramente che tutti, favorevoli e contrari, s’impegnano per un servizio pubblico forte».

Il popolo non si è lasciato influenzare dal titolo fuorviante dell’iniziativa (“A favore del servizio pubblico”), ha commentato Doris Leuthard, responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni. «È un segno di maturità politica».

Il servizio pubblico in Svizzera funziona bene ed è profondamente ancorato nella nostra popolazione ed è parte della nostra identità, ha detto Leuthard. La ministra ha però lanciato un monito al mondo imprenditoriale e politico: la qualità del servizio pubblico va continuamente migliorata e l’eventuale insoddisfazione della clientela va presa sul serio.

Nessun profitto coi servizi pubblici

Al centro dell’iniziativa c’erano tre rivendicazioni: la Confederazione non deve avere scopi di lucro in materia di prestazioni di base; gli utili delle grandi imprese a partecipazione statale (tra cui Ferrovie Federali Svizzere, Swisscom e La Posta) non devono finire nelle casse federali; i manager di queste aziende non devono guadagnare più di un ministro (475’000 franchi all’anno).

La proposta lanciata da quattro riviste d’informazione e di difesa dei consumatori era nata dalle lamentele dei cittadini. Negli ultimi anni, oltre la metà degli uffici postali sono stati chiusi e il prezzo di abbonamenti e biglietti ferroviari è cresciuto, avevano deplorato i promotori dell’iniziativa, puntando il dito anche contro i «prezzi esagerati» praticati dall’azienda di telecomunicazioni Swisscom. Al contempo, avevano sottolineato, la qualità del servizio è peggiorata.

In parlamento, la proposta era stata bocciata da entrambe le camere. Oltre alla destra e alle associazioni economiche, l’opposizione era venuta anche dalla sinistra e dai sindacati, solitamente più sensibili alla tutela dei consumatori e del servizio pubblico. Per i contrari, l’iniziativa andava contro gli scopi dichiarati e non permetteva di risolvere le questioni sollevate. Anche il governo svizzero aveva raccomandato di respingere l’iniziativa.

Il dibattito sul servizio pubblico continua. Alcuni vorrebbero ad esempio porre un limite ai salari dei dirigenti delle aziende parastatali. Una proposta che va nella giusta direzione? Inviateci i vostri commenti!

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