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Al San Gottardo si scaverà un secondo tunnel stradale

Inaugurata il 5 settembre 1980, la galleria stradale del San Gottardo mostra i segni dell'usura. Gaetan bally / KEYSTONE

Il 57% del popolo svizzero si è espresso in favore di una seconda galleria stradale al San Gottardo. Gli oppositori al raddoppio chiedono ora al governo di rispettare gli impegni presi e di evitare un aumento delle capacità di transito attraverso la regione alpina.

Gli automobilisti che in futuro imboccheranno il tunnel del San Gottardo non dovranno più preoccuparsi del traffico inverso. Al termine di una lunga e agguerrita campagna elettorale, domenica il 57% dell’elettorato elvetico ha detto “sì” alla costruzione di una seconda galleria, come auspicato da governo e parlamento.

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La costruzione di questo tunnel, detto “di risanamento”, dovrebbe iniziare attorno al 2020. Una volta completato, si procederà ai lavori di manutenzione (e quindi alla chiusura temporanea) della galleria esistente, inaugurata nel 1980. Grazie al nuovo tubo, l’importante collegamento stradale nord-sud attraverso le Alpi verrà garantito, ha sottolineato il governo.

Solidarietà nazionale

A far pendere l’ago della bilancia è stata la necessità di non isolare il canton Ticino dal resto della Svizzera, ha commentato il politologo Claude Longchamp dell’istituto gfs.bern. A loro vantaggio, i fautori del raddoppio avevano inoltre due altri argomenti: la sicurezza all’interno del tunnel e il fatto che in campo era scesa con determinazione la ministra dei trasporti Doris Leuthard.

In conferenza stampa, la consigliera federale ha affermato che il popolo svizzero ha fornito un chiaro segnale in favore di un collegamento sicuro ed efficace con il Ticino. Al termine della costruzione del secondo tunnel (nel 2027 circa) e del risanamento di quello esistente (2030), la Svizzera disporrà di due gallerie moderne e sicure al San Gottardo, ha detto Doris Leuthard.

Il popolo si è manifestato solidale con il Ticino, che altrimenti sarebbe rimasto isolato per tre anni, ha dichiarato anche il consigliere agli Stati Filippo Lombardi. Il fatto che l’affluenza alla urne sia stata alta (attorno al 63%) rafforza la credibilità della decisione, ha aggiunto. Pure per il presidente del governo ticinese Norman Gobbi, la sicurezza e la solidarietà nazionale sono state decisive.

Per Thierry Burkart, vicepresidente del Touring Club Svizzero, il “sì” scaturito dalle urne rappresenta «una decisione ragionevole, che mostra che gli svizzeri hanno capito la necessità di un risanamento di quest’opera».

swissinfo.ch

Non aumentare le capacità di transito

Dopo l’atteso, ma non scontato, “sì” alla costruzione di una seconda galleria al San Gottardo, i contrari al raddoppio – che proponevano invece di trasferire i veicoli sui treni, sfruttando anche il nuovo tunnel di base di Alptransit – si attendono ora che le autorità rispettino gli impegni presi. «Devono confermare che si tratta di un tunnel di risanamento senza aumento delle capacità di transito», ha detto all’Agenzia telegrafica svizzera Jon Pult, presidente dell’Iniziativa delle AlpiCollegamento esterno.

Il progetto del governoCollegamento esterno prevede che, una volta terminato il secondo tunnel, verrà aperta una sola corsia per senso di marcia. La Costituzione svizzera stipula infatti che la capacità delle strade di transito nella regione alpina non può essere aumentata. Gli ambientalisti temono però che questo divieto non resisterà alla pressione delle lobby delle strade e dell’Unione europea, nel momento in cui di fronte ai portali dei due tunnel si formeranno colonne chilometriche.

Anche i Verdi e il Partito socialista faranno di tutto per ottenere garanzie da parte del Consiglio federale. «Presenterò prossimamente un’interpellanza affinché il governo si impegni a non aprire mai le quattro direzioni di marcia», ha detto la presidente dei Verdi Regula Rytz. Inoltre, ha aggiunto, al governo verrà chiesto di fare il possibile per evitare il transito dei mega-camion da 60 tonnellate.

Stesse preoccupazioni sono state espresse dal consigliere nazionale socialista Roger Nordmann, secondo il quale bisogna ora proseguire nel trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia, tanto più che le due gallerie stradali al San Gottardo saranno operative solo nel 2030.

Anche con il raddoppio, ha sottolineato Doris Leuthard, la protezione delle Alpi è garantita. «L’obiettivo di trasferimento [del traffico dalla strada alla rotaia] rimane una politica del governo», ha assicurato la ministra.

Sì dal Ticino… no da due cantoni romandi

Tutti i cantoni svizzero tedeschi si sono espressi a favore della seconda galleria. Nel canton Uri, direttamente interessato dal progetto, i voti favorevoli sono stati il 53%. “Sì” anche in Ticino, ma in misura molto più tiepida (57,8%) di quanto ci si aspettava in un primo tempo.

In Svizzera romanda, i cantoni di Vaud e Ginevra hanno invece respinto il raddoppio, con rispettivamente il 54,5% e il 54,8% di voti contrari. Questo risultato non sorprende: nelle regioni francofoni della Svizzera si teme infatti che con la realizzazione del secondo tubo al San Gottardo (il cui costo è di circa 2 miliardi di franchi) vengano a mancare risorse finanziarie per altre infrastrutture stradali. Ad esempio lungo il tratto autostradale tra Losanna e Ginevra.

Nella campagna che ha preceduto la votazione si è parlato troppo poco degli aspetti finanziari, ma ora le conseguenze si faranno sentire, ha detto il consigliere agli Stati Konrad Graber, del Comitato borghese no al raddoppio del GottardoCollegamento esterno. Secondo lui, importanti progetti stradali negli agglomerati urbani verranno rinviati per mancanza di soldi.

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