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ZH: aggressione ex moschea An’Nur, procura fa appello

Nove persone saranno giudicate in seconda istanza per un'aggressione avvenuta tre anni fa all'interno della ex moschea An'Nur a Winterthur KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Nove persone saranno giudicate in seconda istanza per un’aggressione avvenuta tre anni fa all’interno della ex moschea An’Nur a Winterthur. La procuratrice competente ha fatto appello contro le sentenze di primo grado dello scorso ottobre.

Un portavoce del Ministero pubblico del canton Zurigo ha confermato oggi una informazione del notiziario regionale di Radio SRF. Lo scorso mese di ottobre davanti al Tribunale distrettuale di Winterthur si erano presentati otto giovani fra i 17 e i 24 anni d’età, un 54enne libico che fungeva da imam principale e il 49enne presidente dell’associazione che gestiva la moschea, per anni considerata un luogo di radicalizzazione islamica.

Il processo si era concluso con otto condanne e due assoluzioni. La procuratrice Susanne Steinhauser ha fatto appello nei nove casi di sua competenza, ha detto una portavoce della procura distrettuale di Winterthur. Il caso che riguarda il ragazzo che al momento dei fatti aveva 17 anni è invece stato affidato al giudice dei minorenni.

I fatti risalgono al 22 novembre del 2016, quando due frequentatori della controversa moschea vennero picchiati e minacciati perché considerati “traditori”. Gli aggressori erano convinti che i due avessero trasmesso a un giornalista il testo di un controverso sermone tenuto un mese prima da un 25enne imam etiope.

Per l’esortazione ad “evitare, calunniare” e persino ad uccidere i musulmani che non pregano in comunità, il giovane imam è stato a sua volta condannato a 18 mesi di detenzione con la condizionale e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera.

In relazione all’aggressione, sette giovani frequentatori della moschea – chiusa definitivamente nel giugno 2017 – sono invece stati condannati in prima istanza a pene detentive con la condizionale fra i 6 e i 18 mesi e in alcuni casi a pene pecuniarie, pure sospese, per una serie di accuse che comprendono il sequestro di persona, le lesioni personali, la coazione e le minacce.

Per due imputati – un giovane afgano e un macedone – la corte ha inoltre ordinato l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di sette anni.

L’imam 54enne, che prese parte all’aggressione quando questa era già iniziata, è stato riconosciuto colpevole soltanto di sequestro di persona e condannato ad una pena pecuniaria con la condizionale di 180 aliquote. L’ex presidente della moschea An’Nur è invece stato assolto “per non aver preso parte all’aggressione” e uno degli otto giovani “per mancanza di prove”.

Le condanne sono risultate complessivamente inferiori alle richieste della pubblica accusa, che al dibattimento aveva chiesto pene fino a tre anni di prigione in parte sospese.

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