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Zurigo: Oskar Kokoschka agli onori al Kunsthaus

L'opera "Pieta. Poster for Kokoschka’s Murderer Hope of Women" dell'artista astriaco Oskar Kokoschka. KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) A più di 30 dalla sua ultima grande mostra in Svizzera, il Kunsthaus di Zurigo dedica un’ampia retrospettiva a Oskar Kokoschka. Del pittore e drammaturgo espressionista vengono presentati circa 100 dipinti ed altrettante opere su carta, fotografie e lettere.

Assieme a Francis Picabia e Pablo Picasso, Oskar Kokoschka (1886-1980) appartiene alla generazione di pittori che nel secondo dopoguerra, in un momento in cui dominava l’astrattismo, rimasero fedeli alla pittura figurativa. È soprattutto grazie a loro se oggi la pittura astratta e la figurazione possono essere praticate fianco a fianco senza conflitti ideologici, scrive il museo zurighese in una nota.

La prima grande retrospettiva dopo quella allestita nel 1986 nel medesimo museo, potrà essere visitata fino al prossimo 10 marzo. Un occasione – scrive ancora il museo – per far conoscere alle nuove generazioni l’artista morto nel 1980 sul lago di Ginevra e di cui molte opere sono conservate a Vevey e a Zurigo.

La retrospettiva, allestita dalla curatrice Cathérine Hug, ripercorre “i motivi i e la motivazione del pittore che era di casa in non meno di cinque paesi”. Punto forte della mostra sono due trittici di grande formato – ciascuno largo circa otto metri e alto più di due metri – che vengono per la prima volta vengono esposti insieme fuori dall’Inghilterra.

«Prometeo» (1950, Courtauld Art Gallery, Londra) e «Le Termopili» (1954, Università di Amburgo) rappresentano l’apice della fase della maturità di Kokoschka. Entrambi i lavori sono stati esposti insieme solo in un’altra occasione, nel 1962 alla Tate Gallery di Londra.

I trittici nacquero in una fase di transizione: dopo una decade di esilio londinese, nel 1953 l’artista si trasferì in Svizzera a Villeneuve (VD), dove rimase fino alla sua morte nel 1980. L’imponente trittico di Prometeo, nato originariamente come decorazione d’interno per un nobile committente londinese, non è stato esposto al di fuori delle isole britanniche dal 1952, quando fu mostrato alla Biennale di Venezia.

La rappresentazione di Prometeo, ispiratore della civiltà umana, come pure il trittico delle Termopili sono un appello all’umanità a vivere in pace e in libertà, come fratelli e sorelle.

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