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«È necessario coniugare economia e diritti umani»

Le condizioni di lavoro in azienda: un aspetto spesso oggetto di critiche Visum

La ministra svizzera dell'economia Doris Leuthard ha lanciato lunedì un appello affinché le aziende elvetiche, oltre a ricercare il profitto, tutelino i diritti umani e siano un esempio in tal senso.

La consigliera federale, che si è espressa nel quadro di una conferenza nei pressi di Zurigo, ha pure sottolineato che la protezione di tali diritti non spetta esclusivamente allo Stato.

«Le imprese hanno responsabilità precise nei confronti dei propri dipendenti, ma anche quella di sostenere il governo al fine di migliorare il rispetto dei diritti umani», ha sottolineato Doris Leuthard. Secondo la ministra dell’economia, «non si tratta di decidere se agire o meno, ma di definire in quale maniera farlo».

La consigliera federale ha aggiunto che le aziende svizzere, le quali desiderano sempre posizionarsi tra le migliori a livello mondiale, «devono dare prova di attenzione nei confronti dei diritti umani e delle tematiche ambientali».

L’incontro di Rüschlikon (cantone di Zurigo), organizzato dall’associazione «Human Rights Watch», aveva l’obiettivo di riflettere circa le modalità per far coabitare esigenze economiche e diritti fondamentali.

Non soltanto lo Stato

Per diversi anni, la tutela dei diritti umani è stata considerata un settore di competenza dei governi. Tuttavia, la globalizzazione ha fatto sì che tematiche come il lavoro minorile, la corruzione e la discriminazione siano diventate ambiti d’intervento anche per le ditte internazionali.

A titolo di esempio, sono balzate all’ordine del giorno questioni come la produzione sottocosto in Asia da parte di multinazionali tessili occidentali e la politica in materia di licenze farmaceutiche attuata nei paesi più indigenti dalle grandi imprese del settore.

Nel quadro della conferenza, è stato inoltre sottolineato che i consumatori – e ciò vale anche per quelli svizzeri – considerano adesso gli attori economici come coresponsabili per quanto riguarda il miglioramento dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo.

Svizzera coinvolta

«Alcune multinazionali elvetiche, come Novartis, sono state coinvolte fin dal principio nel dibattito etico. Vi sono anche numerose aziende di medie dimensioni, per esempio Switcher, molto attive in questo settore» spiega il responsabile della sezione zuighese di «Human Rights Watch» Thomas Bechtler, che aggiunge: «In tutta la Svizzera, il dibattito sta appena cominciando».

A suo parere, le sfide da affrontare variano a dipendenza del settore d’attività. Il Credit Suisse, per esempio, ha affermato di effettuare analisi volte a individuare i «clienti indesiderati».

Le aziende hanno la possibilità di definire una politica interna in materia di diritti umani, sottoscrivendo volontariamente dichiarazioni internazionali come l’«United Nations Global Compact». A tal proposito, Klaus Leisinger – responsabile della Fondazione di Novartis per lo sviluppo sostenibile – ha sottolineato l’importanza per le ditte di ricoprire un ruolo di primo piano.

«Si tratta di un dibattito che non deve essere unicamente condotto dalle organizzazioni non governative, poiché queste ultime hanno un ruolo differente nella società e un diverso approccio al problema», ha affermato Leisinger.

Cambiamento lento

Dall’incontro di lunedì è emerso che un numero sempre maggiore di aziende, sovente preoccupate dalle ricadute negative a livello d’immagine in caso di mancata azione, sta consacrando attenzione ai diritti umani. Infatti, più 3’500 ditte – tra cui 51 imprese e istituzioni svizzere – hanno siglato il «Global Compact».

Ciononostante, le organizzazioni non governative hanno espresso frustrazione per il fatto che questo tipo di impegni viene assunto unicamente a titolo volontario. In Svizzera, per esempio, è caldeggiata la creazione di un organo nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani a livello aziendale, sul modello di analoghe istituzioni esistenti in altri Stati europei.

Secondo Bechtler, il cambiamento non sarà rapido: «Vi sono aziende che stanno già agendo, mentre molte altre preferiscono osservare la situazione… il processo sarà quindi lento e graduale».

swissinfo, Isobel Leybold-Johnson, Rüschlikon
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

«Human Rights Watch» (HRW) è un’organizzazione non governativa statunitense che si occupa delle violazioni dei diritti umani commesse in tutto il globo. La sede principale dell’associazione si trova a New York.

HRW è stata originariamente creata nel 1978 con il nome di «Helsinki Watch», con lo scopo di sorvegliare il rispetto degli Accordi di Helsinki da parte dell’Unione sovietica. L’organizzazione si è poi ulteriormente sviluppata, con numerose sezioni in altri paesi (quella di Zurigo è stata fondata nel 2006) che sono poi state federate nel 1988.

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