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“Berna raddoppi il tunnel!”

Il traffico pesante al San Gottardo continua ad alimentare le polemiche intorno alla politica dei trasporti Keystone Archive

È la richiesta degli imprenditori ticinesi, dopo una settimana di disagi al San Gottardo, con code chilometriche e tempi di attesa per i camion fino a quattro ore.

Se già nei primi quindici giorni di gennaio, un mese che non è uno dei periodi più intensi per l’autotrasporto, si sono registrate difficoltà, è comprensibile che si guardi con preoccupazione al momento in cui il traffico sarà più sostenuto.

Sebbene Berna sostenga che il sistema di dosaggio dei Tir al San Gottardo funzioni, gli operatori economici non sono convinti e chiedono interventi per risolvere la situazione una volte per tutte. Le aziende ticinesi difatti lanciano l’allarme: il deficit infrastrutturale mette in pericolo la competitività del Ticino.

La politica di Berna, sensibile, secondo gli imprenditori, solo agli interessi della Svizzera tedesca e francese, strangola l’economia ticinese. Per le ottomila imprese del Cantone spostare velocemente le merci è fondamentale. Ma il grave incidente nel tunnel del San Gottardo ha portato alla luce la fragilità del sistema infrastrutturale elvetico, riproponendo la necessità del raddoppio della galleria: due tubi, uno per ogni senso di marcia. Per il governo federale, però, il completamento del traforo, destinato anche ad aumentare il livello di sicurezza, non è una priorità.

Alptransit non potrà gestire tutto il traffico pesante

«È assurda la decisione di Berna di non voler parlare del raddoppio del Gottardo». Non usa mezzi termini Claudio Camponovo, direttore della Camera di commercio del Canton Ticino, che critica la politica elvetica dei trasporti tutta incentrata sulla ferrovia.

«È solo fumo negli occhi – aggiunge Camponovo – La nuova linea ferroviaria non risolverà tutti i problemi: potrà gestire solo il 10 per cento dei camion in transito. Nei prossimi anni si raggiungeranno i 2 milioni di movimenti all’anno al Gottardo. Il raddoppio del traforo è urgente e va a completare le rete infrastrutturale europea. Il tunnel è un imbuto, che genera lunghi tempi di attesa. E adesso si assiste alle liti su dove stoccare i camion pesanti. Ma le aree di sosta non sono la soluzione. Il problema è come rendere scorrevole il traffico».

Sulla stessa linea anche Sandro Lombardi, direttore dell’Associazione industrie ticinesi: «Gli imprenditori devono svolgere il loro compito, modificando anche la logistica delle imprese. Ma le infrastrutture sono di competenza dello Stato. L’incidente del S. Gottardo è solo l’ultima occasione per constatare che il raddoppio è un obbligo per chiunque abbia un minimo di senso di responsabilità in politica e non voglia illudere chi lo sta a sentire. Alptransit darà il suo contributo, ma se i prezzi saranno fuori mercato si continuerà a viaggiare su strada».

Gli imprenditori ticinesi dunque rivendicano misure che agevolino una regione situata sulla direttrice nord-sud, crocevia dei traffici di mezza Europa. Una diversa politica dei trasporti viene sollecitata anche dagli autotrasportatori italiani, che il 23 gennaio daranno vita a una protesta ai confini con Svizzera, Francia e Austria. Le associazioni di categoria sono decise a dare battaglia: non è escluso che si arrivi anche al blocco dei valichi.

Elisabetta Pisa, Lugano

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