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“Deutscher Kamerapreis”: premiato bellinzonese Renato Berta

(Keystone-ATS) La 24.ma edizione del Deutscher Kamerapreis ha assegnato il premio d’onore al ticinese Renato Berta. È il primo direttore della fotografia svizzero a ricevere tale riconoscimento, istituito nel 1982 dal Westdeutsche Rundfunk, dalla città di Colonia e dalla Società tedesca per la fotografia. La distinzione, che comprende varie categorie, sarà consegnata il 21 giugno nella città renana.

Il premio alla carriera è stato assegnato a Renato Berta, nato a Bellinzona il 2 marzo del 1945, poiché “con il suo lavoro di capo operatore e di cameraman si è dedicato anima e corpo al cinema europeo” ha dichiarato spiegato Christoph Augenstein, direttore del Deutshce Kamerapreis (prix allemand de la caméra).

Egli “trova soluzioni visive a margine degli schemi del cinema commerciale. La chiarezza dell’immagine e il movimento sono al centro del suo lavoro”, ha aggiunto Augenstein. Berta “ha uno spiccato senso dell’inquadratura ed utilizza la direzione della fotografia come un strumento di osservazione che porta lo spettatore nel suo stesso universo visivo”.

Lo filmografia di Berta conta un centinaio di produzioni. Ha vinto un premio César per la miglior fotografia nel 1988 con “Arrivederci ragazzi” (“Au revoir les enfants”, di Louis Malle) e un David di Donatello nel 2011 come miglior direttore della fotografia per le immagini del risorgimentale in “Noi credevamo”.

Berta, formatosi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, ha partecipato ad una delle opere più importanti della Nouvelle Vague svizzera: “Charles mort ou vif” (1969), di Alain Tanner, vincitore del Pardo d’Oro al festival di Locarno. Negli anni ’70 Berta ha curato la fotografia di altri cinque lungometraggi di Tanner e ha collaborato anche con altri grandi registi svizzeri, come Claude Goretta e Daniel Schimd e Jean-Luc Gorard

Negli anni ’80, Berta lavora regolarmente per produttori e registi francesi della Nouvelle Vague (Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Eric Rohmer e Claude Chabrol). Si trasferisce a Parigi e torna sporadicamente in patria, soprattutto per collaborare con Schmid.

Negli anni ’90, fuori del cinema francese, instaura una stretta collaborazione con l’israeliano Amos Gitai ed il portoghese Manoel de Oliveira. Per quest’ultimo regista, di 105 anni, lo scorso aprile ha lavorato alla produzione del cortometraggio “O Velho do Restelo”.

http://www.deutscher-kamerapreis.de/

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