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«FFS Cargo si concentri sul mercato interno»

FFS Cargo guarda avanti, alla ricerca di un partner strategico Ex-press

I risultati semestrali di FFS Cargo sono migliorati, ma le cifre restano rosse: il settore merci delle Ferrovie federali sta quindi cercando un partner per riposizionarsi sul mercato. swissinfo ne ha discusso con il professor Roman Rudel.

Illustrando i risultati di FFS Cargo nei primi sei mesi del 2008, il direttore generale dell’azienda Andreas Meyer ha salutato gli effetti positivi risultanti dei correttivi effettuati. Meyer ha citato in particolare la riduzione degli acquisti di prestazioni da parte di fornitori terzi, l’abbandono di tratte poco redditizie, l’aumento dei prezzi e il blocco delle assunzioni.

A suo parere, «Cargo deve ora riposizionarsi sul mercato mediante un’alleanza strategica. Una politica di “Alleingang” aggressiva non è più sostenibile». Le ditte interessate a una collaborazione con FFS Cargo hanno quindi tempo fino al 22 settembre per inoltrare la propria offerta. Una vendita completa non entra in linea di conto, poiché richiederebbe una modifica costituzionale.

Le offerte saranno poi valutate – su incarico delle FFS – dall’azienda di consulenza McKinsey: i primi risultati dovrebbero giungere entro la fine del mese di novembre. Durante la prima metà del 2009 saranno poi intavolate trattative più approfondite, in accordo con la Confederazione.

Per riflettere sugli scenari futuri e le ripercussioni sulle Officine di Bellinzona, swissinfo ha interpellato Roman Rudel, docente alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e consultato dal Comitato di sciopero come esperto di parte.

Gravi errori del passato

«Paradossalmente, i miglioramenti registrati nel primo semestre del 2008 sono stati effettuati riducendo il volume di traffico: ciò significa che in precedenza si sono sprecate molte risorse finanziarie con scelte sbagliate, come quella dell’espansione all’estero con investimenti onerosi», commenta Roman Rudel.

«Questa ammissione di colpa – continua l’esperto – dimostra inoltre che il vero problema di FFS Cargo non è affatto costituito dalle Officine di Bellinzona. Affermare il contrario è semplicemente ridicolo! Basti pensare che è stato sufficiente ridurre del 2% il volume di traffico – ossia le prestazioni effettuate da terzi – per risparmiare 28 milioni in sei mesi».

Il futuro di Bellinzona

Il destino delle Officine di Bellinzona sarà definito nel quadro della tavola rotonda tra i rappresentanti del persone e la direzione delle FFS, iniziata il maggio e il cui prossimo appuntamento è previsto per il 16 settembre a Lucerna.

Secondo Roman Rudel, «quello bellinzonese è un centro di competenza che svolge un’attività importante, poiché la manutenzione di certe locomotive può essere effettuata soltanto lì. Il rischio è quello di perdere questo prezioso know-how sopprimendo posti di lavoro».

«Ora servono segnali chiari, ossia la garanzia di poter mantenere la struttura attuale e di potersi sviluppare sulla base di quanto esiste già, magari mediante collaborazioni tecnologiche con istituti universitari», rileva Rudel.

Secondo Rudel, inoltre, «va tenuto presente che in Europa gli standard e le richieste in materia di manutenzione differiscono da un paese all’altro. Le Officine di Bellinzona potrebbero quindi sfruttare questa situazione ampliando la propria offerta, così da poter rispondere alle esigenze di una clientela internazionale. Finora ciò non era fatto sistematicamente, visto che il cliente principale erano le Ferrovie svizzere: le prospettive sono però mutate».

Alleanze pericolose

In merito alle possibili collaborazioni strategiche di FFS Cargo, Rudel osserva: «Allearsi con un partner troppo grande come Deutsche Bahn o con una sua partecipata sarebbe rischioso, poiché Cargo finirebbe per essere semplicemente assorbita».

Secondo Rudel, anche la ventilata collaborazione con un trasportatore stradale presenta parecchie incognite: c’è infatti il rischio che la ditta in questione decida di trasportare su strada ciò che è più redditizio per lei, lasciando a Cargo le briciole.

Per rafforzare la propria posizione, «Cargo dovrebbe sfruttare meglio il suo materiale rotabile e puntare sul mercato interno, offrendo servizi più vicini alle esigenze dei clienti, ad esempio assicurando collegamenti di corta distanza adattati alle esigenze specifiche di un cliente come la Posta. Si tratta di mercati più ridotti a livello di volume di traffico rispetto ai trasporti sull’asse nord-sud, ma anche più redditizi».

Rudel riconosce il peso di elementi esterni che influenzano le scelte strategiche: «Vi è una forte pressione politica affinché una quantità superiore di merci sia trasportata per ferrovia. Ciò determina una maggiore concentrazione sull’asse nord-sud, che è sottoposto a forte concorrenza e su cui i margini di guadagno sono quindi minori».

In definitiva, «è necessario rendersi conto che i tempi sono cambiati: per attirare nuovi clienti, oggigiorno è necessario avere un approccio molto più attivo rispetto al passato», conclude Roman Rudel.

swissinfo, Andrea Clementi

Le Ferrovie federali svizzere (FFS) hanno registrato un utile di 104,7 milioni di franchi nel primo semestre del 2008, con un aumento del 13% rispetto ai primi sei mesi 2007.

Il risultato positivo è stato ottenuto grazie alla crescita costante del traffico viaggiatori (+6,9% passeggeri-chilometro). Questa voce ha prodotto da sola un utile di 101,8 milioni (+12 %). Una perdita di 8,2 milioni va invece ascritta a FFS Cargo, che nel primo semestre 2007 era comunque risultata assai maggiore (35,5 milioni).

A inizio marzo 2008 le FFS hanno annunciato diverse misure di risanamento compresa la decisione di sopprimere 400 posti di lavoro nel settore Cargo, di cui 126 in Ticino. Gli operai delle Officine di Bellinzona si sono opposti ai tagli annunciati e hanno scioperato per un mese. Il movimento ha provocato un’ondata di solidarietà in tutta la Svizzera italiana.

La direzione delle FFS ha in seguito ritirato il piano di ristrutturazione. A metà maggio è iniziata la tavola rotonda voluta dal ministro dei trasporti Moritz Leuenberger per chiarire il futuro delle Officine.

Dopo avere ottenuto un dottorato in geografia all’Università di Friburgo, Roman Rudel ha svolto incarichi di ricerca per conto del Fondo nazionale e del governo svizzero.

I suoi ambiti di studio principali sono i rapporti tra cambiamenti climatici e risposte politiche, lo sviluppo sostenibile e il traffico attraverso le Alpi. Dal 2008 dirige l’Istituto di sostenibilità applicata all’ambiente costruito presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

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